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La percezione che non ci siano alternative ha ricadute drammatiche (sociali, psichiche, mentali, ecc.), aggravate dalla pandemia di solipsismo, narcisismo e individualismo che impedisce ogni forma di sguardo collettivo e solidale sul mondo e sul futuro. Si agisce individualmente illudendosi di cambiare le cose, si perde di vista che non bastano variazioni minime, per cambiare la struttura, il paradigma, la cultura del sistema bisogna farlo insieme ad altri. Su tutto poi, se no si esce dal conformismo, dall’assuefazione, da dipendenza dopaminica delle gratificazioni online, si rinuncia alla libertà, che può derivare solo dalla nostra capacità di agire, di capire le cause e i desideri che ci muovono, di abbandonare le passioni tristi, per provare a resistere all’ipnocrazia.


C’è un libro, piccolo, breve, intenso, che sembra essere diventato di culto, salta fuori dagli scaffali di ogni libreria. Il libro è REALISMO CAPITALISTA di Mark Fisher, morto suicida perché la depressione, per lui collegata anche alla sofferenza esistenziale per un mondo che non piace e non può essere cambiato, è una “bestia” difficile da sconfiggere (chi ricorda il compianto Alex Langer? Quanti altri soffrono di depressione senza suicidarsi?). 

il capitalismo è quel che resta quando ogni ideale è collassato. il risultato è un consumatore-spettatore che arranca tra ruderi e rovine - Realismo capitalista, pag. 31

Non so quanti abbiano acquistato il libro perché di facile lettura, perché chiarissimo nel fornire una diagnosi perfetta della situazione in cui siamo, perché condividono le idee di Fisher o semplicemente perché è così che tutti (quelli che ancora leggono per inteso) fanno. Avendo letto il libro alla sua uscita nel 2009 (pubblicato in Italia da Nero nel 2018), per me è diventato una specie di manuale interpretativo di ciò che, dentro la fase attuale del capitalismo, sta avvenendo. Manuale lo è anche in questi tempi nei quali sembra, e molti la raccontano così, che qualcuno alla Casa Bianca sia impazzito e stia agendo, in modo populista e “no-global”, contro tutto ciò che si ritiene associabile al sistema capitalistico attuale. 

In realtà ciò che sta avvenendo è la conferma del realismo capitalista descritto da Fisher, un capitalismo che non è in una fase di rivoluzione della post-crescita ma è semplicemente nella sua fase più acuta ma decadente. Confermando tutto ciò che è stato negli ultimi trenta anni, è solo diventato più aggressivo e violento, ingiusto, estrattivista, vorace. Nella fase di crisi sistemica attuale la realtà è che il capitalismo sta reagendo con il protezionismo, il nazionalismo, la distruzione dell’ambiente e la negazione della crisi climatica, il caos programmato e venduto come strategia, agendo sui mercati per consolidare profitti e posizioni di potere acquisite da pochi ricchi e ricchissimi della terra. 

Il capitalismo non sta facendo altro che cercare di rafforzarsi, in modo brutale, aggredendo la democrazia e tutto ciò che negli anni si è fatto per costruire alternative, non solo economiche, più sostenibili, solidali e democratiche. 

per il realismo capitalista, la contestazione è diventata una specie di burlesco rumore di fondo

Tutto ciò che il capitalismo sta cercando di fare è tutto ciò che è stato descritto nel libro di Fisher. Il realismo a cui ci si è arresi impedisce di ritrovare la forza per ipotizzare alternative: nuovi valori, meno consumismo, minore produzione di prodotti spazzatura, minori consumi di energia, maggiori progetti educativi, più giustizia, maggiori investimenti e fondi per la sanità, la scuola, l’ecologia, più case, cibo, cure sanitarie per chi non ne ha. 

La percezione che non ci siano alternative ha ricadute drammatiche (sociali, psichiche, mentali, ecc.), aggravate dalla pandemia di solipsismo, narcisismo e individualismo che impedisce ogni forma di sguardo collettivo e solidale sul mondo e sul futuro.

Si agisce individualmente illudendosi di cambiare le cose, si perde di vista che non bastano variazioni minime, per cambiare la struttura, il paradigma, la cultura del sistema bisogna farlo insieme ad altri. Su tutto poi, se non si esce dal conformismo, dall’assuefazione, da dipendenza dopaminica delle gratificazioni online, si rinuncia alla libertà, che può derivare solo dalla nostra capacità di agire, di capire le cause e i desideri che ci muovono, di abbandonare le passioni tristi, per provare a resistere all’ipnocrazia. 

“Da una situazione in cui nulla può accadere, tutto di colpo diventa possibile” – Mark Fisher, Realismo Capitalista, Nero Edizioni, Pag. 152

Pubblicato il 13 aprile 2025

Carlo Mazzucchelli

Carlo Mazzucchelli / ⛵⛵ Leggo, scrivo, viaggio, dialogo e mi ritengo fortunato nel poterlo fare – Co-fondatore di STULTIFERANAVIS

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