NOVITA'[1346]
Cronache di un detective bibliografico
Era la primavera del 1990, a Venezia. Ero "in Marciana", come si diceva tra noi studenti dello IUAV. Ormai ero arrivato veramente in fondo - quella era rifinitura. La tesi su territorialità e colonizzazione nel Marocco del Protettorato francese era praticamente finita: duecento e passa pagine su come i francesi avevano ri-costruito il loro mondo sopra quello marocchino, su Lyautey e Prost, sulle nouvelles villes accanto alle medine, sulla de-costruzione di una civiltà attraverso la "scienza urbanistica". Il mio relatore era Marcello Balbo. Il tema era nato da una fascinazione: capire come lo spazio coloniale fosse una territorialità artificiale impiantata sopra un'altra - quella marocchina, arabo-islamica - che veniva contemporaneamente de-costruita, marginalizzata, trasformata in "tradizionale" proprio nel momento in cui smetteva di essere l'unico modo possibile di abitare quel territorio. Avevo aperto con Fanon: "La città del colono è una città di cemento... La città del colonizzato è una città accovacciata, una città in ginocchio." Alla Marciana cercavo certi testi arabi tradotti in francese che non potevo più tornare a cercare in Francia. Non si potevano fare fotocopie. E quindi trascrivevo a mano, sul mio quadernone, parola per parola. La mano si stancava, i volumi pesavano, il silenzio era quello denso delle biblioteche vere. Era normale, allora. Quella normalità oggi sembra archeologia. Un paio di anni prima, ad Aix-en-Provence...
Eleanor Rsync, o dell'equilibrio difficile
Come forse si riesce - ma non è facile né garantito
Rosalynn Cat, o della burocrazia difensiva
Come proteggersi dai rischi fino a diventare irrilevanti
Franklin Nmap, o dell'entusiasmo cieco
Come accelerare fino a schiantarsi
Quid est pretium? Ontologia del valore nelle organizzazioni digitali
L'invisibilità strutturale del valore e il paradosso metodologico dell'agilità.
Siamo Tutti Sorelle di Nietzsche: La Viltà della Sanitizzazione Storica
Il pericolo di editare il passato per costruire una gabbia dorata nel presente Abbiamo scambiato la Verità per il Comfort? Elisabeth Förster-Nietzsche non è stata l'unica a manipolare la storia con le forbici. Oggi, guardando come riscriviamo libri e abbattiamo statue per non offendere la sensibilità moderna, devo porre una domanda scomoda: siamo diventati tutti sue sorelle? In questo articolo analizzo il "Narcisismo Temporale": la pericolosa illusione che il passato debba essere igienizzato per adattarsi alla morale del presente. La storia è un vaccino, non una fiaba. Se cancelliamo l'orrore, perdiamo l'immunità.
La Presenza di una Assenza
Una riflessione sulla speranza nei contesti di crisi, ispirata a Gabriel Marcel. La speranza non come attesa di un futuro migliore, ma come postura che resta davanti all’assenza senza colmarla, affrontando il presente senza illusioni.
Buon Natale agli amici
Ciò che non si può dire altrimenti si può dire in versi. Tramite la poesia. Per questo non solo la 'Stultifera Navis' ospita poesie, ma affida alle poesie i messaggi forse più importanti.
La società delle piattaforme e la trasformazione del mondo contemporaneo
Una recensione dell'opera di José van Dijck, Thomas Poell e Martijn de Waal: The Platform Society: Public Values in a Connective World. Un testo che propone un'analisi sistematica e critica di come le piattaforme digitali stiano trasformando non solo l'economia ma l'intera struttura della società contemporanea.
On Mediation, Responsibility, and Genealogy as Method: A Response to Francesco Varanini
Francesco Varanini’s response to my essay Rethinking Meaning in the Age of AI, published on Stultifera Navis, approaches its subject with a seriousness of ethical intent that deserves recognition. His concern is clearly directed toward responsibility, judgment, and the conditions under which ethical agency remains possible in a technological environment increasingly shaped by automated systems. The difficulty lies elsewhere. His critique repeatedly misplaces the object under discussion, relying on a metaphor of enclosure that substitutes for analysis and attributes to my work positions it explicitly resists.
Ἀνάγκη — Ananke
Il lavoro pedagogico è oggi indispensabile perché siamo disancorati dal reale. La crisi educativa contemporanea nasce da un equivoco profondo: abbiamo confuso la formazione con l’eliminazione del limite. Abbiamo educato generazioni a credere che ogni vincolo sia un’ingiustizia, che ogni frustrazione sia un trauma, che ogni necessità sia un abuso. Il risultato non è stata una maggiore libertà, ma una crescente fragilità psichica. Una pedagogia della Necessità non è una pedagogia autoritaria. È una pedagogia realistica.
La politica del conflitto di Charles Tilly e Sidney Tarrow: una recensione
Una recensione la cui scrittura è servita a rielaborare e a comprendere meglio il quadro teorico e metodologico adottato dagli autori, per poi analizzare i concetti chiave e i contenuti principali dell'opera. Il testo contiene anche una valutazione critica dei punti di forza e dei limiti del libro, la cui rilevanza per gli studi contemporanei sulla politica rimangono comunque indiscussi
Dalla sicurezza elettrica all'etica algoritmica: storia degli standard tecnologici
Come l'elettricità un secolo fa, l'IA promette di rivoluzionare ogni aspetto della nostra esistenza, ma porta con sé rischi inediti: dalla discriminazione algoritmica alla perdita di controllo sui processi decisionali, dall'opacità dei sistemi alla vulnerabilità dei dati sensibili. E come allora, anche oggi la risposta passa attraverso la standardizzazione: lo standard ISO/IEC 42001:2023 rappresenta il primo tentativo globale di creare un sistema di gestione per l'intelligenza artificiale.
Rethinking Meaning in the Age of AI? Direi piuttosto: Uscire dalla scatola
L'articolo di Owen Matson 'Rethinking Meaning in the Age of AI', apparso qui sulla 'Stultifera Navis', pone questioni molto interessanti. Nell'Age of AI macchine rimodellano gli ambienti in cui prendono forma il senso, il giudizio e la responsabilità umani. Ma l'obbligo etico rimane legato a forme di vita capaci di rispondere. Per rispondere è necessario lasciar perdere la fumosa filosofia che giustappone oggi umani e macchine, tendendo a considerarli inscindibili, chiusi insieme in una scatola. Serve uscire dalla scatola. Tornare alla saggezza umana. Vedremo allora che la responsabilità della situazione presente non ricade solo sui tecnici che progettano e sviluppano, né solo su legislatori e politici, chiamati a dettare norme. La responsabilità ricade su ogni cittadino, che è chiamato a capire, a tenersi lontano dal pensiero in scatola, e a pensare da sé. La responsabilità ricade su ognuno di noi.
Vedere l'invisibile: progettare workflow come radiotelescopi organizzativi
Questo saggio propone un framework teorico originale per la progettazione di workflow che integra la semiotica organizzativa di Karl Weick, i pattern formali di Wil van der Aalst, il design centrato sull'umano di Donald Norman e il pensiero sistemico di Donella Meadows. L'obiettivo è rifondare concettualmente la disciplina della workflow design, liberandola dalla prigione del "management scientifico" taylorista e restituendole la sua vera natura: uno strumento di sensemaking collettivo.
Meglio cyborgs che imbecilli
Contrariamente a quanto sostiene tanta retorica antropocentrica che ci vorrebbe sempre “al comando”, essere cyborgs ci aiuta a capire il mondo più di quanto potremmo fare senza i nostri bastoni protesici.
Automating Inequality: How High-Tech Tools Profile, Police, and Punish the Poor
Una recensione del libro di Virginia Eubanks: Automating Inequality (2018) Quando gli algoritmi puniscono i poveri: Virginia Eubanks documenta come i sistemi automatizzati di welfare trasformino la tecnologia in strumento di controllo sociale e impoverimento sistematico.
Dentro il bozzolo dell’infocrazia: come l’AI sta trasformando le echo chamber in chat private
Sappiamo che i social non sono neutrali, quello che vediamo è il risultato di scelte algoritmiche pensate per massimizzare attenzione e coinvolgimento. Ma stiamo facendo lo stesso ragionamento sulle conversazioni con l’AI? Temo che le echo chamber non stiano sparendo, ma (solo) diventando "private". In questo articolo mi sono chiesto cosa succede quando una AI non ci espone a opinioni simili alle nostre, ma ci restituisce una versione ordinata, coerente e spesso rassicurante del nostro stesso pensiero. Il pericolo non è la disinformazione esplicita, ma la conferma sistematica. Ritrovo qui l’idea di hashtag#infocrazia, di Byung Chul Han, dove l’informazione non viene negata, viene modellata ma anche una versione postmoderna della metafora di Matrix dove non si parla più di una simulazione unica, ma di milioni di bozzoli cognitivi. Credo in gioco ci sia la libertà di pensiero, perchè questa passa dalla capacità di tollerare il dubbio.
Thymós e rabbia: quando l’energia forma e quando distrugge
Quando mi dicono che la Sophia e lo studio della filosofia è solo mera teoria e non fa parte della vita di tutti i giorni un sorriso divertito si palesa sul mio volto. Nella mia vita infatti diviene quello strumento necessario, con l’accezione greca del termine, per rapportarmi con il mondo in modo pratico e concreto, per mettere in pratica quella cura del sé di stampo Focultiano che mi è diventata così cara. Per questo proprio in questi giorni, per accadimenti personali, ho trovato utile soffermarmi sul rapporto rabbia e thymós