Buon Natale agli amici
Ciò che non si può dire altrimenti si può dire in versi. Tramite la poesia. Per questo non solo la 'Stultifera Navis' ospita poesie, ma affida alle poesie i messaggi forse più importanti.
¡Feliz Navidad desde un país vestido de fiesta!
Pronto llegarán los desfiles de Carnaval con innovadoras herramientas de muerte disfrazadas de paz. Presto arriveranno le sfilate di Carnevale con innovativi strumenti di morte travestiti da pace. Soon the Carnival parades will arrive with innovative tools of death disguised as peace. Bientôt, les défilés du Carnaval arriveront, porteurs d'instruments de mort innovants déguisés en symboles de paix.
Il viaggio, la nascita, il come
I miei auguri di Natale e per il 2026, al largo navigando sulla STULTIFERANAVIS in compagnia di altri folli!
Naufraghi, folli o saggi?
Nell’era moderna viviamo tutti una condizione aleatoria, percepita come mutevole e densa di pericoli. Ci invita a provare a evitare il pericolo, oppure a fare ritorno al più presto a un luogo sicuro, meglio se sulla terraferma. È pur sempre possibile sfidare i limiti come fece Ulisse, oppure ritenersi imbarcati, una scelta che non vuole evitare il rischio ma lo accetta, nella forma di sfida, di scommessa con sé e con il mondo. Come sosteneva Pascal noi si sta sempre in mare aperto, non si può stare fuori dal gioco, non ci si può limitare a contemplare la sofferenza altrui ma ci si lascia coinvolgere, si passa all’azione.
On Mediation, Responsibility, and Genealogy as Method: A Response to Francesco Varanini
Francesco Varanini’s response to my essay Rethinking Meaning in the Age of AI, published on Stultifera Navis, approaches its subject with a seriousness of ethical intent that deserves recognition. His concern is clearly directed toward responsibility, judgment, and the conditions under which ethical agency remains possible in a technological environment increasingly shaped by automated systems. The difficulty lies elsewhere. His critique repeatedly misplaces the object under discussion, relying on a metaphor of enclosure that substitutes for analysis and attributes to my work positions it explicitly resists.
Buon 2035 (sì, proprio duemilatrentacinque)
Probabilmente il 2025 non ci cambierà la vita ma ci avvicinerà, tanto o poco, ai nostri sogni; o forse ci allontanerà da essi, perché la vita è imprevedibile. Ma se ogni volta che ci capita qualcosa (o qualcosa capita all’intera umanità) proviamo ad elevarci per cercare una visione di più ampio respiro, possiamo sempre correggere il tiro e scegliere di intraprendere una diversa direzione.
Cosa ci aspetta nel futuro?
Il futuro si sa è imprevedibile, incerto, dipende sempre dagli altri! Ma è ricco di avvenimenti che danno forma ad avvenire diversi ai quali ognuno può tentare di dare un senso in piena libertà.
Ἀνάγκη — Ananke
Il lavoro pedagogico è oggi indispensabile perché siamo disancorati dal reale. La crisi educativa contemporanea nasce da un equivoco profondo: abbiamo confuso la formazione con l’eliminazione del limite. Abbiamo educato generazioni a credere che ogni vincolo sia un’ingiustizia, che ogni frustrazione sia un trauma, che ogni necessità sia un abuso. Il risultato non è stata una maggiore libertà, ma una crescente fragilità psichica. Una pedagogia della Necessità non è una pedagogia autoritaria. È una pedagogia realistica.
Dalla sicurezza elettrica all'etica algoritmica: storia degli standard tecnologici
Come l'elettricità un secolo fa, l'IA promette di rivoluzionare ogni aspetto della nostra esistenza, ma porta con sé rischi inediti: dalla discriminazione algoritmica alla perdita di controllo sui processi decisionali, dall'opacità dei sistemi alla vulnerabilità dei dati sensibili. E come allora, anche oggi la risposta passa attraverso la standardizzazione: lo standard ISO/IEC 42001:2023 rappresenta il primo tentativo globale di creare un sistema di gestione per l'intelligenza artificiale.
Rethinking Meaning in the Age of AI? Direi piuttosto: Uscire dalla scatola
L'articolo di Owen Matson 'Rethinking Meaning in the Age of AI', apparso qui sulla 'Stultifera Navis', pone questioni molto interessanti. Nell'Age of AI macchine rimodellano gli ambienti in cui prendono forma il senso, il giudizio e la responsabilità umani. Ma l'obbligo etico rimane legato a forme di vita capaci di rispondere. Per rispondere è necessario lasciar perdere la fumosa filosofia che giustappone oggi umani e macchine, tendendo a considerarli inscindibili, chiusi insieme in una scatola. Serve uscire dalla scatola. Tornare alla saggezza umana. Vedremo allora che la responsabilità della situazione presente non ricade solo sui tecnici che progettano e sviluppano, né solo su legislatori e politici, chiamati a dettare norme. La responsabilità ricade su ogni cittadino, che è chiamato a capire, a tenersi lontano dal pensiero in scatola, e a pensare da sé. La responsabilità ricade su ognuno di noi.
Vedere l'invisibile: progettare workflow come radiotelescopi organizzativi
Questo saggio propone un framework teorico originale per la progettazione di workflow che integra la semiotica organizzativa di Karl Weick, i pattern formali di Wil van der Aalst, il design centrato sull'umano di Donald Norman e il pensiero sistemico di Donella Meadows. L'obiettivo è rifondare concettualmente la disciplina della workflow design, liberandola dalla prigione del "management scientifico" taylorista e restituendole la sua vera natura: uno strumento di sensemaking collettivo.
Meglio cyborgs che imbecilli
Contrariamente a quanto sostiene tanta retorica antropocentrica che ci vorrebbe sempre “al comando”, essere cyborgs ci aiuta a capire il mondo più di quanto potremmo fare senza i nostri bastoni protesici.
Automating Inequality: How High-Tech Tools Profile, Police, and Punish the Poor
Una recensione del libro di Virginia Eubanks: Automating Inequality (2018) Quando gli algoritmi puniscono i poveri: Virginia Eubanks documenta come i sistemi automatizzati di welfare trasformino la tecnologia in strumento di controllo sociale e impoverimento sistematico.
Dentro il bozzolo dell’infocrazia: come l’AI sta trasformando le echo chamber in chat private
Sappiamo che i social non sono neutrali, quello che vediamo è il risultato di scelte algoritmiche pensate per massimizzare attenzione e coinvolgimento. Ma stiamo facendo lo stesso ragionamento sulle conversazioni con l’AI? Temo che le echo chamber non stiano sparendo, ma (solo) diventando "private". In questo articolo mi sono chiesto cosa succede quando una AI non ci espone a opinioni simili alle nostre, ma ci restituisce una versione ordinata, coerente e spesso rassicurante del nostro stesso pensiero. Il pericolo non è la disinformazione esplicita, ma la conferma sistematica. Ritrovo qui l’idea di hashtag#infocrazia, di Byung Chul Han, dove l’informazione non viene negata, viene modellata ma anche una versione postmoderna della metafora di Matrix dove non si parla più di una simulazione unica, ma di milioni di bozzoli cognitivi. Credo in gioco ci sia la libertà di pensiero, perchè questa passa dalla capacità di tollerare il dubbio.
Thymós e rabbia: quando l’energia forma e quando distrugge
Quando mi dicono che la Sophia e lo studio della filosofia è solo mera teoria e non fa parte della vita di tutti i giorni un sorriso divertito si palesa sul mio volto. Nella mia vita infatti diviene quello strumento necessario, con l’accezione greca del termine, per rapportarmi con il mondo in modo pratico e concreto, per mettere in pratica quella cura del sé di stampo Focultiano che mi è diventata così cara. Per questo proprio in questi giorni, per accadimenti personali, ho trovato utile soffermarmi sul rapporto rabbia e thymós
Il lavoro che vogliamo
Il mondo di lavoro come lo conoscevamo non esiste più, perché il capitalismo finanziario ha preso il sopravvento. Lo scopo delle aziende non è più produrre beni o servizi, ma il profitto a tutti i costi e destinato a pochi. Il ruolo di manager cambia drasticamente. Si vuol far credere che l'azienda possa essere guidata solo da dati e dall'intelligenza artificiale, riducendo così l'azione autonoma dei manager. Mentre crescono anche i vincoli esterni, perché il potere si è spostato fuori dalle aziende. Ancora più difficile è la presenza delle donne nel management: lo stesso essere donne crea sempre più difficoltà ad essere ascoltate. Perché le donne spesso portano una visione coraggiosamente contrastante. Non pensiamo di cambiare tutto e subito, ma sappiamo che un cambiamento oggi può aprire spazi imprevedibili. Questa visione non viene solo dalla speranza, ma dalla consapevolezza della nostra forza. Gli argomenti esposti in questo documento saranno oggetto di discussione sabato 24 gennaio 2026, ore 10.30-13.30, presso la Libreria delle Donne, via Pietro Calvi, 29, Milano. Sarà anche possibile partecipare in streaming.
La Guerra del Sentiment. Manipolazione psicologica e geopolitica nell'era digitale
L'altra sera accendo la TV e seguo un approfondimento di Sky News sulla notizia che diversi governi stanno prendendo in considerazione l'arruolamento di giovani nell'esercito, in forma volontaria per il momento, ma si comincia a parlare di leva obbligatoria. Ieri leggo un articolo de Il Post in cui si parla della Germania che si sta riarmando velocemente. E penso a come una notizia come questa sarebbe stata recepita solo qualche anno fa. E mi sono chiesto: ma che sta succedendo? La guerra del sentiment rivela una vulnerabilità fondamentale delle democrazie liberali nell'era digitale. Sistemi politici basati sulla deliberazione razionale si trovano esposti a forme di manipolazione che operano al di sotto della soglia della consapevolezza razionale, direttamente sul piano emotivo. La posta in gioco non è semplicemente resistere a questa o quella campagna di disinformazione, ma preservare quella che potremmo chiamare 'sovranità cognitiva': la capacità collettiva di processare informazioni e formare giudizi in modo relativamente autonomo da interferenze esterne.
Rethinking Meaning in the Age of AI
Operational Significance and the Ethical Conditions of Sociotechnical Life
Raging old males
TODAY OLD MALES, DRUNK WITH POWER AND AFRAID OF DEATH, ARE RAGING Do not despair: the legends tell us that their stupidity cause their fall
RIP America...
A CLOSED SOCIETY IS MORE THAN CONSERVATIVE. IT REFUSES ALL CHANGES TO THE POINT OF FOSSILIZATION, THAT IS DEATH AND GOOD PRESERVATION OF A CORPSE
Lo humano no automatizable: Cuando la creatividad deja de necesitar humanos
Tal vez lo humano no sea lo que produce mejor lenguaje, ni lo que genera más imágenes, ni lo que optimiza más rápido. Tal vez lo humano empiece justo donde la automatización se detiene.
Shalmaneser: “computer capace di rivaleggiare con il cervello umano”
Shalmaneser, personaggio non umano, Supercomputer onnisciente e quasi onnipotente, campeggia nel romanzo di John Brunner 'Stand on Zanzibar', 1968 ('Tutti a Zanzibar', Editrice Nord, 1977). La sua presenza ingombrante e incombente è la costante nella complessa struttura del romanzo. Non un testo sequenziale, ma punti di vista differenti sulla vicenda narrata che si accumulano e si intersecano: contesto, flusso di eventi, sguardi sulla miriade di personaggi, aggiornamenti sugli stati del mondo.
Ciò che dovrebbe rimanere segreto e nascosto e che invece viene alla luce
Freud ci parla di ciò che alberga in noi, ma vorremmo non ci fosse. Unheimlich, perturbante, inquiétante étrangeté, Uncanny, Unhomely, lo siniestro, lo ominoso, o infamiliar. Locus suspectus, intempesta nocte. Freud ci mostra un cammino, sia pur difficile, per combattere la paura che tutto questo affiori. Ci dice che solo accettando l'esistenza di questo inquietante possiamo conoscere noi stessi e quindi il mondo. Ma le nostre paure ci spingono a cercare una alternativa: costruire macchine -scatole nere- destinate a contenere l'inquietante.
WWW: Il web è una cosa strana
La verità (la praxia conduce alla verità) è che navigare (necesse est navigare) è diventato un dramma (anticipazione pragmatica dell'ultimo verso), se non attaccate all'USB del PC il cavo dell'elettroencefalografo (ironia pragmatica, non antifrastica), cioè se non fate funzionare il cervello, chi non ha intuito che il www sia divenuto un «symbolic outlet» (Bauman, con inversione sociologica distopica dei concetti utopici di «emotional outlet» e «creative outlets» di Barbara Fredrickson o Lisa Feldman Barrett), cioè una no-where zone in cui l'homo consumericius lipovetskyiano, riesca, con continui «sfoghi simbolici», a soddisfare l'eterna insoddisfazione del desiderio, sia condannato a osservare - come un anatomopatologo- la rete (web/rete da tennis [net]), inter-net, come Boris Beckett (onomastic portmanteau pragmatico), cioè Boris Becker/Samuel Beckett, en attendant Godot (in ethernet).