TESTI
Perchè si viaggia? Meditazioni solitarie durante un bellissimo viaggio in Madagascar
𝐑𝐞𝐝𝐮𝐜𝐞 𝐝𝐚 𝐮𝐧 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐯𝐢𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐢𝐧 𝐌𝐚𝐝𝐚𝐠𝐚𝐬𝐜𝐚𝐫, reso tale dall’itinerario proposto dall’agenzia (Kailas) alla quale mi sono affidato, dalla guida (Mirko) che ci ha accompagnato e guidato magistralmente per quasi sedici giorni, e dall’affiatamento del gruppo (Anna, Marina, Federica, Massimo, Daniela, Andrea, Stefano, Lidia) che si è creato fin dal primo incontro, ho deciso di provare a rispondere a una domanda: perché si viaggia? Una domanda che, nelle conversazioni di gruppo o individuali, è emersa più volte, suggerendo risposte che quasi mai sono state capaci di soddisfare l’interlocutore o l’interlocutrice che, di volta in volta, la domanda aveva posto.
Il viaggio più bello inizia sempre con un arrivederci.
Ci sono momenti in cui la vita ti spinge ad andare oltre, a scoprire nuove strade, nuove terre, il mondo. Per me, quel momento è ora.
Come le arterie di un ragno divino America Latina: sogno europeo, nuovo mondo
L'America Latina narrata dai cronisti che accompagnarono la Conquista spagnola. L'America Latina vista dai viaggiatori europei. E poi l'America Latina, colta nelle sue differenti sfaccettature culturali, sociali, politiche, ambientali, raccontata dai romanzieri latinoamericani : “tutto è nuovo, tutto è deja vu in questo labirinto di mangrovie, spirale nello spazio, con le numerose incisioni di fiumi suddivise nelle linee sottili di affluenti, correnti interne, torrenti costieri, come le arterie di un ragno divino, grande ragnatela, telaraña scaturita dalla musica degli elementi, spirale che 'carece de remate', anello senza fine”. La materia narrativa, la rete di storie riguardanti il Nuovo Mondo -rete variegata, diversamente intrecciata, senza fine né principio- non può che essere proposta per labili tracce, brani arbitrariamente tratti da sterminate biblioteche, connessi da sottili affinità. “Rimandi, frammenti, echi, dentro e fuori dal romanzo. Senza bussola, senza mappa". E sarà buona cosa se il lettore si smarrirà “lungo i tronchi e tra i rami di questo labirinto”. Ripubblico qui il decimo (penultimo) capitolo del 'Viaggio letterario in America Latina' (Marsilio, 1998; 'Viaje literario por América Latina', Acantilado, Barcelona, 2000), sintesi dell'intero saggio. Tutt'altro avrei potuto scrivere sull'argomento, molto avrei potuto aggiungere o togliere. La sequenza dei paragrafi potrebbe ben essere un'altra. Se scrivessi ora, certo scriverei un testo differente. Ma cosa vuol dire in fondo scrivere? Scrivere è un viaggio nel caos. Non tutto può essere esplicitato. Ho sempre pensato che l'autore non sia altro che un lettore che lascia tracce dei suoi percorsi. So comunque che non sarei riuscito a scrivere questo testo senza l'ausilio di un computer e di un programma di scrittura: il meraviglioso XYWrite, che stava in 250 kappa. Il testo era pensato per essere letto su carta, inevitabilmente abbandonandosi al flusso della narrazione. Ma lasciavo anche al lettore, attraverso fitte note, la possibilità di risalire alle fonti citate o alluse. In questa versione destinata alla lettura su supporto digitale ho eliminato le note. Perché penso che il lettore che legge sullo schermo, così come può muoversi all'interno del testo cercando il ricorrere del nome di un personaggio, di un autore, di un luogo, può anche giocare a cercare da sé l'origine dell'evocazione offerta dal testo. Avevo immaginato un lettore con il libro in mano. E ora il testo è affidato a un lettore con in mano il suo smartphone, o di fronte allo schermo. Il mio invito di autore e lettore resta lo stesso: di abbandonarsi all'ondeggiare del puro racconto, come ascoltando la voce di un cantastorie.
I naviganti della STULTIFERANAVIS
Una iniziativa come la Stultiferanavis è un tentativo di dare risposte al malessere e all’infelicità diffusa, alla sparizione di senso, alla sensazione di non potere cambiare nulla.
Immerso nella natura ho sospeso il tempo!
Una breve riflessione sul tempo, scaturita da una attività di trekking in alta Val Maira della durata di cinque giorni tra montagne ancor innevate, da cascate rigogliose per la persitente neve di quest'anno dalla primavera strana, non ancora compiutamente sbocciata, da distese infinite di fiori e da simpatici incontri con centinaia di marmotte felici di poter essere nuovamente uscita dalle loro tane. E chissà se anch'esse si sono ritrovate a riflettere sul tempo!
Tutti a bordo della Stultiferanavis, per un altro modo di leggere e di scrivere
Un invito a salire a bordo della STULTIFERANAVIS. L'invito è rivolto a tutti. Si partecipa leggendo, scrivendo, partecipando. Il progetto è nelle sue fasi iniziali, non sono state definite fasi o passi particolari da fare, si farà facendosi e il farsi sarà determinato anche da chi e da quanti saranno saliti a bordo. Parafrasando il richiamo di Nietzsche scritto nella Gaia Scienza ( "Alle navi filosofi"): "TUTTI ALLE NAVI: SALITE A BORDO".
La Nave: rifugio, viaggio, rinascita
Dall’arca di Noè alla nave degli stolti di Platone, passando per miti antichi e simboli religiosi, la nave è da sempre rifugio e metafora di viaggio, diserzione e rinascita. Anche oggi, salpare può essere un atto di libertà. E magari, con una canzone in sottofondo.
Navigando e vagabondando
Una riflessione sull’iniziativa della Stultiferanavis associata alla scelta di navigare vagabondando, con l’invito a tutti gli spiriti liberi di salire a bordo (“Via sulle navi […] c’è ancora un altro mondo da scoprire! […]” direbbe Nietzsche). L’invito è a salpare per lasciarsi indietro il paesaggio desolante a cui ci siamo assuefatti, per provare a ridare dignità a un intelletto sempre più ridotto al semplice computare, per mettersi alla prova in un viaggio non facile, in compagnia di altre presone in carne e ossa, sfidando onde e tempeste. Ci si imbarca, si sale a bordo, ci si mette in mare senza sentirsi obbligati a tornare, neppure se e quando si dovessero incontrare delle tempeste. Che senso avrebbe infatti pensare di tornare dopo che ormai si è partiti. Conta molto di più alzare lo sguardo e vagabondare sulle onde, con consapevolezza, determinazione e coraggio.
Sul “salire a bordo”
Il salire a bordo necessariamente richiede un qualche tipo di sforzo, di fatica, sacrificio, sufficienti a soverchiare - in un certo senso ad annullare - quella stessa forza che permette al dispositivo tecnico (la murata della la nave, le mura della fortificazione) di inscrivere un perimetro all’interno dell’elemento (mare o terreno che sia). Occorre cioè oltrepassare un margine, una estremità, un limite: non è sufficiente il “varcare” una soglia, occorre saltare il fossato, occorre scavalcare il muro di cinta: questo è salire a bordo.
La Stultiferanavis in viaggio al di là di ogni confine
Il mare e l’oceano sono da sempre metafore potenti per raccontare l’essere umano, la sua anima e il suo abitare il pianeta Terra. Il mare è sempre un confine, un al di là da Oltrepassare (metafora usata nel mio libro 𝐎𝐋𝐓𝐑𝐄𝐏𝐀𝐒𝐒𝐀𝐑𝐄 – 𝐏𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐌𝐞𝐭𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨), per andare Altrove e Oltre, anche se l’uno e l’altro si possono portare appresso sfide nuove, rischi e pericoli, come sempre accade quando di va in esplorazione di ciò che è sconosciuto, dell’ignoto e del misterioso, del lontano e del potenzialmente burrascoso e ostile.
La stultiferanavis en los mares españoles
Stultifera Navis es una iniciativa en constante movimiento, como lo es la de cada barco que se deja mecer y mover por las olas. Cualquiera que encuentre los motivos adecuados para participar en nuestro viaje está invitado a reservar una plaza en el barco, antes, durante y después de su botadura oficial. Los impulsores de esta iniciativa quisieran que, al hacerse a la mar y durante todo el viaje, el barco estuviera habitado en muchas de sus partes por personas que se juntan para estar juntas, que hablan y se escuchan para que se entienden, que saben que tienen que llegar lejos y que si no nos vamos ahora, el riesgo es no irnos nunca.