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Questa è la bozza di itinerario che abbiamo costruito nella nostra mente e che, tutto sommato, potremmo provare anche a concretizzare quanto prima, stanchi delle solite mete; sicuramente immaginiamo possa essere un viaggio ...fuori dal comune. Qualcuno è interessato a condividerlo con noi? Se invece avete voglia di immaginare altri viaggi (im)possibili, potrete trovare nuovi spunti in alcuni libri che, tra il serio e il faceto, vi consentiranno di dare libero sfogo alla vostra fantasia, oltre a informarvi su luoghi realmente esistenti e altri inventati e da reinventare con la vostra immaginazione; a questo proposito vi consigliamo di leggere prima di tutto “Le città invisibili” del grande Italo Calvino, edito da Einaudi; e poi “Sovietistan” di Erika Fatland, edito da Marsilio, e “Molvania” di Santo Cilauro, Tom Gleisner e Rob Sitch, edito da Rizzoli; perché il primo luogo in cui germogliano i viaggi è proprio nella nostra mente, soprattutto quando la realtà è dura da sopportare...


Cadere in depressione è una reale possibilità soprattutto quando la vecchiaia o i malanni assestano i loro colpi sul nostro fisico, spesso lontano da quello ideale che pervade ormai le pubblicità in cui sono protagonisti gli anziani, mentre la mente rimane sempre vigile, lucida, anzi tagliente come la lama di un rasoio che non conosce invece invecchiamento e che quindi va continuamente in cerca di una qualche via d’uscita. E allora può essere utile soprattutto nei mesi invernali, sicuramente più complicati per la salute, progettare un viaggio lontano, in un Paese di favola, pronti – si spera - a partire non appena sarà possibile. Ecco, questo è uno stimolo concreto e catartico per percorrere la via opposta alla depressione e a quell’insieme di sensazioni (dall’angoscia esistenziale alla rabbia) che pervadono tante persone senza comunque giovare loro nemmeno un po’.

Percorrendo questa seconda via, noi in questo periodo di freddo e piogge che di sicuro acuisce i problemi già esistenti di salute, ci siamo messi a progettare un viaggio davvero fuori dal comune, anzi del tutto “fantastico”, per evadere dalla grigia realtà, ovviamente nella speranza (e in attesa) di un periodo migliore nel quale potremo partire (stavolta sul serio) per un viaggio “reale”. E abbiamo così pensato di condividere il nostro progetto sperando di trovare perfino dei compagni di viaggio che vogliano prima o poi condividerlo con noi, seppur con un unico strumento di viaggio, il camper, il veicolo che, per chi non lo sapesse, ci accompagna da quasi quarant’anni in tutti i nostri viaggi su tre continenti.

La meta di questo viaggio da sogno è il Fantastan (il nome dice già tutto!), un piccolo stato che abbiamo immaginato esista nell’Asia caucasica, alla cui capitale abbiamo dato il nome di Valdrada. Nel nostro immaginario il Fantastan ha fatto parte per quasi settanta anni, dal 1922 al 1991, dell’Unione Sovietica, subendo come tutti gli stati vicini la sovietizzazione della società e dell’economia, l’abolizione della proprietà privata e la creazione di un’industria pesante fino a quel momento assente, che ha tradotto larghe masse di contadini dalle campagne alle principali città, ma anche il tentativo di “russificazione” della cultura, con la chiusura della quasi totalità dei luoghi di culto. Elementi tutti che, con lo smembramento dell’ex URSS, si sono prontamente sciolti come neve al sole, con il recupero della storia e della cultura nazionale, il recupero e il restauro dei monumenti del passato e la riapertura dei luoghi di culto, davvero straordinari.

Per raggiungere il Fantastan basterà imbarcare idealmente il camper da Bari alla volta di Patrasso (in Grecia) e percorrere quindi l’autostrada che, via Salonicco e Alessandropoli, raggiunge Istanbul, dove ovviamente converrà fermarsi qualche giorno per rivedere le sue straordinarie meraviglie; da qui la nostra idea è di percorrere velocemente la E.80 per raggiungere Samsun, sulla costa meridionale del Mar Nero, proseguendo quindi sulla strada costiera (la E.70) per Trebisonda e il confine di Sarpi, effettuando qualche sosta lungo il cammino; dal posto di confine di Sarpi entreremo finalmente in Fantastan, iniziando il viaggio fantastico vero e proprio. Ecco dunque quello che immaginiamo… 

Lo sbocco sul Mar Nero di questo piccolo stato fa da contraltare a un territorio in prevalenza collinare e montuoso nel suo interno. A differenza di altri stati vicini, il Fantastan non ha problemi rilevanti che ne impediscano la visita; anzi, le recenti disposizioni del governo nazionale per promuovere il nuovo stato anche dal punto di vista turistico hanno ulteriormente facilitato le cose anche ai turisti europei, al punto che  il visto d’ingresso va richiesto direttamente alla frontiera, dove è possibile sottoscrivere un’assicurazione per il camper e per gli occupanti (anche sanitaria) al costo di poche decine di euro (a proposito, l’euro è una delle valute più “benvolute”, ancor più delle lire turche e dei rubli russi, soggetti a svalutazione continua e a sbalzi notevoli nel cambio internazionale). E qui, in segno di benvenuto, i doganieri offrono a tutti i turisti una mazzetta di ...buoni per usufruire gratuitamente di pasti nei ristoranti e per acquisti omaggio negli eleganti negozi delle varie città.

Abbiamo anche immaginato che un’altra particolare facilitazione per i camperisti sia legata alla presenza, oltre ai campeggi-natura  presenti un po’ dappertutto, di grandi parcheggi alberati e custoditi attorno ai grandi alberghi (tutti peraltro ristrutturati negli ultimi anni), facilmente sfruttabili per la sistemazione dei veicoli ricreazionali, oltre che delle auto; in alcuni casi in questo Paese da sogno la sistemazione è favorita addirittura anche dall’avvenuta realizzazione, in una parte ben definita di questi parcheggi , di aree attrezzate dotate di punto scarico delle acque reflue e dei servizi utili ai camperisti. Di sicuro ne sono dotati gli alberghi della catena Moskwa, presenti in tutte le maggiori città del Paese e nelle più importanti località turistiche. La denominazione Moskwa riporta ovviamente al passato sovietico del Fantastan, che tutti hanno comunque già dimenticato, ma in realtà la catena alberghiera è stata acquisita pochi anni fa da un gruppo internazionale che fa capo al famoso marchio Henninger, che offre a tutti gli ospiti al loro arrivo grandi boccali di birra in segno di benvenuto. A facilitare il viaggio è anche lo stato delle principali strade del Paese, negli ultimi anni tutte ampliate, se non totalmente ricostruite rispetto a quelle lasciate dai russi, e asfaltate “all’europea”, dotate in alcuni casi di modernissime aree di sosta alla francese con rifornimento di carburante, posti di ristoro e aree di parcheggio con aree verdi dove non ci risulta sia vietato anche pernottare in assoluta sicurezza.

Il percorso che abbiamo immaginato di effettuare, una volta varcata la frontiera di Sarpi, ci dovrebbe portare dapprima a continuare lungo la costa del Mar Nero per visitare alcuni centri turistici particolarmente interessanti, come Bersabea e Leonia, per poi volgere verso l’interno e la capitale. Bersabea, in particolare, la prima tappa ad appena cinquanta chilometri dal confine, ha una rarità particolare: «il modo in cui la vista scorre su figure che si succedono come in una partitura musicale nella quale non si può cambiare o spostare una sola nota», come è scritto in una recente guida inglese, la McKarr, purtroppo non tradotta in italiano ma reperibile sui noti canali di e-commerce di internet.

La località, un tempo luogo di residenza estiva riservata ai burocrati del regime comunista, si è scrollata di dosso quell’aria sonnolenta che ha avuto per anni; nonostante la presenza di grandi ritratti del Presidente della Repubblica che campeggiano sui palazzi del potere anche qui, come in tutte le città della nazione, e oltre alla statua dello stesso Presidente in posa quasi benedicente al centro della stupenda villa comunale che farebbero pensare a uno stato dal regime autoritario, così non è: lo testimoniano le tante ville con annesso parco privato degli antichi gerarchi comunisti che sono state trasformate in hotel, B&B, ma anche in gallerie d’arte e musei che richiamano artisti e intellettuali di tutto il mondo, mentre la stampa e l’informazione del Paese garantiscono piena libertà di espressione e di pensiero a chiunque (ma c’è ben poco di cui ci si possa lamentare).

Molti sono i locali che propongono da queste parti musica folk dal vivo la sera per allietare i corposi menu a base di carni grigliate di pollo, vitello e pecora, oltre alla presenza dei famosi spiedini di agnello e formaggio fresco di capra arrotolati in foglie di vite che vengono serviti nelle taverne sul mare; questi piatti a base di carne sono da preferire senz’altro a quelli che vedono protagonista il pesce locale, che per noi italiani non risulta particolarmente prelibato, soprattutto il pescetopo, il più facile da pescare a riva, e il pesceleone, che imponenti pescherecci pescano al largo con vistose reti a strascico al calar della sera mentre i marinai intonano nell’attesa canzoni dai testi assai “boccacceschi”.

Ma la tradizione di Bersabea è legata in particolare al teatro delle marionette, con spettacoli serali ogni sera alle 21 presso il Centro Culturale Kizamalja, che ha preso il posto del vecchio teatro del balletto russo, che nessuno frequentava più dopo la caduta dell’Impero Sovietico. Interessante è soprattutto l’ultimo spettacolo del sabato sera, quello delle 23, sempre con marionette, ma con personaggi “diversi” e dai contenuti adatti …ai soli adulti (ma non solo uomini, sia chiaro!).

A Bersabea si incontra anche il primo tempio che si rifà vagamente al culto zoroastriano; già, avevamo dimenticato di dirvi che il Fantastan, a differenza degli altri stati confinanti, pur non avendo una “religione di stato” (qui sono ormai liberamente professati tutti i culti, compreso l’ateismo, considerato anch’esso una religione), è uno dei luoghi in cui la maggioranza della popolazione è da secoli legata a qualcosa di simile allo Zoroastrismo (termine che significa letteralmente “buona religione”); questa è una religione monoteista molto antica, articolata attraverso una prospettiva dualistica di tipo metafisico: da una parte si trova Mazda, dio supremo e massima espressione del bene; dall’altro Mainyu, lo spirito malvagio creatore del male. Al dualismo ontologico corrisponde un dualismo etico; ed è questa la ragione per cui l’uomo, che può scegliere chi dei due seguire, è portato a seguire il bene. La conseguenza è che da queste parti non vi sono corruzione, violenze, men che mai furti, rapine o omicidi e altri reati, perché tutti seguono il bene e ne sono felici ed entusiasti.

Il culto degli abitanti che seguono questo culto ha luogo nel “Tempio del Fuoco”, un edificio di pianta quadrata con al centro una piattaforma di pietra che funge da piedistallo a un’urna metallica nella quale arde la fiamma eterna, alimentata giorno e notte da seducenti sacerdotesse dai denti tutti d’oro che risplendono alla luce delle fiamme. Questi templi, simili a quelli dell’originale culto zoroastriano, sono circondati da giardini lussureggianti e sono sempre rivestiti all’esterno e all’interno da marmi chiari su cui vengono interposti decori a forma di animali o di piante realizzati con mattonelle di ceramica dai mille colori, mentre i portali di ingresso sono caratterizzati da sculture che evidenziano cortei di animali. Alla sommità una cupola dorata ne caratterizza il tetto, e questo li differenzia dai templi zoroastriani. Inoltre sono visitabili, purché a piedi nudi; solo che le donne devono entrarvi col capo coperto da un velo e niente più, cioè senza vestiti addosso.

Al di fuori dei templi, invece, le donne del Fantastan, davvero bellissime, tutte alte, in genere bionde e con gli occhi chiari oltre che ben truccate, si muovono per le strade senza copricapi o veli, semmai con vesti lunghe ma attillatissime e dai colori “specifici”: per lo più verdi se in età da marito, rosse o amaranto se già sposate, blu scuro se vedove; poche ragazze sembrano prediligere jeans o comunque pantaloni. Gli uomini vestono in prevalenza all’occidentale, tranne che per due particolari: tutti sfoggiano decoratissimi orecchini pendenti alle orecchie, e al posto della cravatta usano annodare al collo dei calzini; nessuno fa più uso dei tradizionali caftani chiari tipici di altre nazioni dell’Asia centrale, né di barbe e baffi, anzi la rasatura perfetta e il profumo dolce e penetrante dei dopobarba suggellano la visione di corpi muscolosi e aitanti che sembrano uscire tutti direttamente da un film girato a Hollywood.

Tornando al nostro itinerario immaginario, tranne qualche sosta in altre località minori lungo la strada, la meta successiva dovrebbe essere Leonia, altra cittadina di particolare appeal sul Mar Nero che prende il nome dalla coppia di leoni che caratterizzava le antiche (e non più esistenti) porte d’oro che chiudevano a nord e a sud l’abitato, trafugate dai russi in ritirata dopo la dichiarazione d’indipendenza ma mai giunte a Mosca, essendo andate perdute lungo il tragitto.

Leonia era nota anticamente come “la città azzurra” e il perché è presto detto: ancora oggi molte delle sue case sono caratterizzate da una forma tondeggiante, quasi simile a una chiocciola, con elementi di colore azzurro che ne decorano le linde e candide facciate, al pari di porte e infissi, mentre buganvillee dai colori assortiti vengono fatte crescere un po’ dappertutto, come accade in alcuni centri delle isole greche. Molte sono inoltre da queste parti le fontane, anch’esse azzurre, da cui sgorga non acqua bensì vino bianco di cui il Paese è tra i massimi produttori, soprattutto moscatello frizzante, che gli abitanti sono abituati a prelevare incessantemente per bere e che dona a tutto l’abitato il suo inconfondibile aroma (causa anche dell’ebbrezza che si vede in giro).

Una tipica forma di artigianato che impera a Leonia è quella della riproduzione della città in sfere di vetro contenenti anch’esse il prezioso vino con le bollicine, tutte ugualmente “reali” nella riproduzione di angoli dell’abitato, anche se tutte presunte e immaginarie. È come se le varie sfere racchiudessero ciò che gli artisti del luogo, ovviamente alticci, ritengono necessario che i turisti ricordino della loro città, piuttosto che ciò che essi stessi possono immaginare di avere visto. Queste sfere vengono vendute un po’ dappertutto, e soprattutto nel gran bazar che si apre nel cuore della cittadina, all’interno del quale tutti i commercianti e gli artigiani vi accolgono con un bicchiere di vino che sarebbe scortese rifiutare.

Da Leonia pensiamo quindi di deviare verso l’interno sulla N.1, l’arteria principale del Fantastan che conduce alla capitale Valdrada; si tratta di una modernissima autostrada a dieci corsie per ogni carreggiata dove il traffico, come nel resto del Paese, è però quasi inesistente. Un articolo letto di recente su una rivista tedesca, “Mimfer”, parla di sfavillanti Mercedes, Audi, Jaguar e Rolls Royce che sfrecciano lungo le strade del Paese, ma anche di polverosi pullman senza motore trainati da cavalli o da grossi bisonti come se  fossero carri; sono proprio questi veicoli senza motore, particolarmente fotografati dai turisti, che caratterizzano le strade interne che collegano i villaggi delle montagne.

Prima di raggiungere Valdrada una sosta immaginiamo di farla presso il Parco Nazionale di Lutenvlad, una grande oasi naturalistica caratterizzata da boschi e vaste praterie dove vivono in libertà mandrie di bisonti della razza Bjop, dal colorito quasi bianco della pelle e dalle lunghissime corna che formano, in coppia, un incredibile e sontuoso semicerchio che un tempo i sovietici erano riusciti a modificare trasformandolo in una sorta di falce e martello (simbolo adesso del tutto scomparso). Presso alcune fattorie all’interno del Parco hanno luogo ogni giorno degli spettacoli che vedono come protagonisti questi animali, un po’ come avviene fra le czarde della puszta ungherese; solo che qui sono gli animali a cavalcare gli umani e non il contrario!

Al centro del Parco si trova poi un grande specchio d’acqua, il lago Mazurkas, ottenuto dalla costruzione di una diga al tempo della dominazione sovietica, con lo scopo di fornire elettricità e approvvigionamento idrico al centro del Paese e alla vicina capitale. Il lago artificiale col tempo ha attirato anche alcune delle più ricche famiglie di Valdrada che ne hanno costellato le coste con eleganti ville, mentre in anni più recenti qui sono sorti residence e alberghi ultramoderni, con balere e discoteche dove si balla giorno e notte il famoso ballo locale, la mazurkas, e con parchi di divertimento che nulla hanno da invidiare ai vari Disneyland sparsi nel mondo occidentale, ma gratuiti. Al loro interno si trovano fra l’altro la più grande ruota panoramica del mondo (alta quasi cinquecento metri) e l’ottovolante più funambolico che si possa immaginare, la cui corsa (oltre dieci chilometri) dura quasi un’ora, con pendenze e risalite continue inimmaginabili (per questo viene offerta gratuitamente anche una copertura assicurativa che garantisce un congruo indennizzo a tutti coloro che dovessero perdere durante la corsa dell’ottovolante qualche pezzo del proprio corpo, con la sola esclusione delle dentiere, anche se nessuno ne capisce il motivo).

Un’altra sosta a pochissimi chilometri da Valdrada immaginiamo di farla a Zabeide, villaggio montano famoso per il più grande museo etnografico all’aperto del Fantastan; al suo interno sono stati ricostruiti vari villaggi del contado, smontandoli dai siti originari e trasportando qui a pezzi intere case, fattorie, scuole, botteghe e piccole fabbriche, prima fra tutte quella dei biscotti Salus, famosi in tutto il Fantastan perché a base di un ingrediente segreto che induce chiunque li mangia a ridere a crepapelle; i biscotti sono venduti in decoratissime scatole di metallo che presentano immagini dei fantastani (questo è il nome degli abitanti del Paese) in costumi tradizionali, come quelli che innumerevoli figuranti vestono all’interno del Museo di Zabeide, intenti ad accompagnare i visitatori e a illustrare loro in diverse lingue (fra queste inglese e francese, purtroppo non l’italiano) le attività svolte nelle varie botteghe o a effettuare i lavori tipici del  passato, dal pastore al taglialegna, dal sarto al maestro di scuola, dal casaro alla ricamatrice. Nell’annesso shop alla fine del percorso di visita è poi possibile scegliere vari manufatti artigianali che vengono offerti in omaggio a tutti come ricordo.

Ed eccoci nella capitale Valdrada, riconoscibile a distanza per lo splendore di alcuni tratti di mura ancora presenti (e finemente restaurati) in marmo bianco; così come in marmo bianco sono tutti i principali palazzi pubblici, costruiti con ampi colonnati di stile classico che  aggiungono solennità e austerità. A Valdrada, con le strade tutte luccicanti perché rivestite di marmo come i suoi palazzi, si respira tutta la ricchezza di questo Paese che, dopo la caduta dell’Impero Sovietico, ha riconvertito la sua economia puntando tutte le migliori risorse verso l’alta finanza, ben più di quanto non vi sia riuscito in Europa il Lussemburgo.

Circondata da nazioni sicuramente più povere, spesso in mano a dittatori e oligarchi che si sono arricchiti a spese della popolazione locale, il Fantastan ha invece puntato su un’elargizione della nuova ricchezza a tutti gli strati della popolazione, con il coinvolgimento di tutte le migliori risorse e la salutare presenza di politici di grande levatura morale, anche se fra questi c’è chi, come l’attuale Presidente, col volto a metà fra quello di Trump e quello del Dalai Lama, giunto ormai al terzo mandato per libera scelta dei fantastani, ha lasciato che le città, come già detto, fossero tappezzate da suoi ritratti di grandi dimensioni e da statue e monumenti a lui dedicati, accettando un culto della personalità che da noi sarebbe comunque inaccettabile. Però sembra che sia una persona simpatica!

A Valdrada è possibile visitare in particolare il “grande tempio”, che ricorda per l’imponenza e per i fantastici decori della sua facciata quelli della medievale moschea di Bibi-khanym a Samarcanda e per la maestosità della cupola dorata la moschea di Omar a Gerusalemme; al suo interno arde il fuoco del dio Mazda che si dice non si spenga da più di mille anni, alimentato da sacerdotesse ovviamente senza veli sul corpo tranne quello che ne circonda la testa. Vari cartelli scritti in molte lingue (purtroppo non in italiano) recitano tuttavia in modo perentorio: “si guarda ma non si tocca”.

Accanto si trova l’antico Palazzo neoclassico del Parlamento, oggi residenza presidenziale, la cui facciata si compone al centro di un mosaico di marmi policromi che tutti insieme realizzano il volto del Presidente; anch’esso in parte è aperto al pubblico, con visite guidate se non sono presenti cerimonie o visite ufficiali di altri capi di stato; qui vengono distribuiti a tutti i visitatori, oltre a una statuetta del Presidente in marmo bianco, anche una mazzetta di banconote locali per allargare a tutti, compresi i turisti, i benefici della floridità economica del Paese.

Nelle aree limitrofe del centro cittadino sono ubicati vari musei. Il principale di essi è quello di storia naturale, con reperti, fossili, ricostruzioni di scheletri di animali preistorici e tantissime aree dedicate alla fauna e alla flora dell’Asia centrale da fare invidia anche al grande Jeffersonian Museum di Washington D.C.. Il pezzo forte è lo scheletro di un umanoide alto più di due metri, con il cranio enorme e le braccia lunghe che terminano in mani affusolate e con tre dita che viene spacciato per Adam, progenitore del genere umano che sarebbe giunto da queste parti agli albori del tempo da un altro mondo per dare vita alla razza umana.

Da non perdere è poi il Museo di Archeologia e di Arte Antica, ospitato nell’antico Palazzo del Governatore, con il carro in oro massiccio di Alessandro Magno; a cui fa da contrappeso il nuovissimo Museo d’Arte Contemporanea, che raduna un numero inimmaginabile di opere d’arte di artisti del calibro di Picasso e Miró, Kandisky e De Chirico, Warhol e Chagall (tanto per citare qualche nome), ospitato in un futuristico edificio finito di costruire pochissimi anni fa nella vasta area che fino al 1993 aveva ospitato una vecchia fabbrica sovietica, rasa al suolo nella notte fra il 23 e il 24 luglio di quell’anno (il 24 luglio è oggi la festa dell’indipendenza nazionale) nel tripudio generale della popolazione, in mezzo ai fuochi d’artificio che sembravano così voler suggellare con una grande festa il nuovo corso politico che da quel momento avrebbe imboccato il Fantastan.

Da Valdrada si dovrebbe iniziare la discesa verso sud in direzione di Zemrude, detta la “città acquatica”, nonostante sia ben lontana dal Mar Nero,  per via del reticolo di canali che l’attraversa e dell’insieme di strade e ponti che vi si sovrappongono intersecandosi; la città è infatti costruita nel piccolo delta formato sul lago Ismal dalla foce del fiume Lutan, che nasce nelle montagne del Caucaso e che scorre per chilometri negli stati vicini entrando in Fantastan solo per un centinaio di chilometri. Qui a Zermude sarà d’obbligo una gita fra i canali da effettuare su uno di quei battelli di legno decoratissimi che, condotti con lunghi remi da giovani marinaie dagli abiti succinti, solcano le acque in cui si rispecchia la città e che sono caratterizzati dalle alte prue che terminano anch’esse in poppute e attraenti polene che sembrano benedire le persone dalla loro sommità.

Dopo un altro paio di tappe in località minori dell’interno (pensiamo a Raissa e a Tamara, entrambe famose per i loro grandi mercati dove potremmo trovare gli ultimi souvenir, fra cui qualche tappeto orientale), e dopo la visita del sito archeologico alessandrino di Marozia (dove file di turisti attendono per ore di poter vedere con i loro occhi la vera tomba qui rinvenuta di Alessandro Magno, sepolto insieme al suo famoso cavallo bianco), dovremmo fare ritorno sulla costa a Bersabea, così da chiudere il quadrilatero in cui si sarà sviluppato il nostro percorso da sogno. Infine sarà tempo di rientrare in Turchia visitando qualche altra città magari dell’Anatolia, prima di rientrare in Grecia e proseguire fino all’imbarco di Patrasso o di Igoumenitza verso l’Italia.

Questa è la bozza di itinerario che abbiamo costruito nella nostra mente e che, tutto sommato, potremmo provare anche a concretizzare quanto prima, stanchi delle solite mete; sicuramente immaginiamo possa essere un viaggio ...fuori dal comune. Qualcuno è interessato a condividerlo con noi? Se invece avete voglia di immaginare altri viaggi (im)possibili, potrete trovare nuovi spunti in alcuni libri che, tra il serio e il faceto, vi consentiranno di dare libero sfogo alla vostra fantasia, oltre a informarvi su luoghi realmente esistenti e altri inventati e da reinventare con la vostra immaginazione; a questo proposito vi consigliamo di leggere prima di tutto “Le città invisibili” del grande Italo Calvino, edito da Einaudi; e poi “Sovietistan” di Erika Fatland, edito da Marsilio, e “Molvania” di Santo Cilauro, Tom Gleisner e Rob Sitch, edito da Rizzoli; perché il primo luogo in cui germogliano i viaggi è proprio nella nostra mente, soprattutto quando la realtà è dura da sopportare...

Pubblicato il 03 dicembre 2025

Maurizio Karra

Maurizio Karra / Antropologo culturale - Giornalista

https://mauriziokarra.it