Enclosure of Knowledge Production: The Attempt at a Regime Purchase by Financial Capital

Viviamo in tempi molto difficili. La conoscenza e la sua produzione sono sottoposte a un duro attacco da parte del capitalismo liberale, che incentiva l'uso dell'astrazione statistica. L'astrazione statistica, nella forma della razionalità computazionale (IA), produce conoscenza probabilistica operativa. Ciò significa che la domanda che questo tipo di produzione di conoscenza ci pone – o il modo in cui rappresenta la scienza – non riguarda più cosa si debba dire o sapere oggettivamente. Ora la domanda è piuttosto cosa fare della conoscenza prodotta (da qui la conoscenza operativa). (Il saggio che segue è in lingua inglese)

Politica dell’AI (POV #12)

Shoshana Zuboff e Peter Thiel: due visioni inconciliabili sul futuro del digitale. Chi controlla l’intelligenza artificiale e la sua diffusione in ogni ambito della vita sociale? Nel dibattito pubblico convivono due narrazioni opposte. Da un lato c’è chi vede la tecnologia come una forza inevitabile, capace di migliorare il mondo liberandoci da costi, errori e intermediazioni. Dall’altro, chi interpreta la nuova infrastruttura digitale come un sistema di sorveglianza capillare e di estrazione del valore, guidato da pochi attori privati con un’influenza senza precedenti. In questo nuovo articolo di POV metto a confronto due figure centrali nel dibattito sull’AI. Shoshana Zuboff, sociologa di Harvard, ha analizzato per oltre un decennio la logica del “capitalismo della sorveglianza”, un modello economico che trasforma ogni gesto, emozione o relazione in dati da monetizzare. All’estremo opposto c’è Peter Thiel, imprenditore e investitore della Silicon Valley, simbolo dell’ideologia libertaria della tecnologia, l’idea che l’innovazione sia di per sé un destino, e che le regole democratiche non possano e non debbano rallentare la corsa al futuro. Mettere queste due prospettive una accanto all’altra significa interrogarsi su la sovranità individuale, il ruolo delle istituzioni democratiche e la capacità delle società di mantenere controllo e responsabilità sulle tecnologie che le governano. Chi decide cosa vediamo? Chi raccoglie i nostri dati? Chi può prevedere e orientare i nostri comportamenti? Come possiamo difendere libertà e diritti in un mondo dove le decisioni vengono sempre più spesso delegate ad algoritmi e piattaforme private? Zuboff e Thiel, pur partendo da visioni opposte, ci aiutino a comprendere quale forma di potere stiamo consegnando al digitale.

Intervista ImPossibile a Ivan Illich (IIP #11)

La dipendenza da AI Qual è l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla libertà individuale, sull’apprendimento, sul rapporto con il limite, sul corpo e sul futuro delle istituzioni? Per provare a rispondere, può essere utile tornare al pensiero di Ivan Illich (1926–2002), uno dei critici più lucidi della modernità. Storico, teologo e pedagogista, ha dedicato la sua vita a mostrare come molte istituzioni nate per aiutarci - la scuola, la medicina, l’economia industriale - abbiano finito per ridurre l’autonomia delle persone. Le sue opere principali, da Descolarizzare la società a La convivialità, da Nemesi medica a Energia ed equità, fino a Il genere e il sesso, hanno anticipato questioni oggi molto dibattute. Illich osservava che gli strumenti moderni, quando crescono senza limiti, diventano controproducenti. Invece di ampliare le capacità delle persone, le rendono dipendenti da servizi, professioni e apparati che si presentano come indispensabili. Secondo questa prospettiva, l’Intelligenza Artificiale non è soltanto una nuova tecnologia. Rappresenta il punto più avanzato di quella trasformazione che Illich descriveva come la tendenza degli strumenti a imporsi sulle persone, a definire ciò che è possibile fare e ciò che non lo è, a sostituire saperi e pratiche che un tempo erano parte della vita quotidiana. Per molti aspetti, l’“epilogo dell’età industriale” di cui parlava Illich è una condizione con cui ci confrontiamo ogni giorno.

Etica, potere e responsabilità nell'infosfera (POV #11)

Il dibattito sull'impatto dell'Intelligenza Artificiale e del digitale sulla società, la politica e l'etica non è mai stato così urgente. Da un lato, Luciano Floridi, fondatore della Filosofia dell'Informazione e studioso dell'“infosfera”, offre un approccio pragmatico e costruttivista, incentrato sulla progettazione etica della nuova civiltà digitale. Dall'altro, Evgeny Morozov, sociologo e critico dei nuovi media, demolisce con scetticismo le promesse del "cyber-utopismo" e del "soluzionismo tecnologico". Per lui il rischio maggiore non è la tecnologia in sé, ma il potere che si concentra nelle mani di poche grandi aziende che possono influenzare economie, istituzioni e opinioni. Mettere a confronto questi due punti di vista - uno più costruttivo, l’altro più critico - aiuta a capire i tre punti decisivi della nostra epoca: l’etica di ciò che costruiamo, il potere di chi controlla gli strumenti, e la responsabilità di come li usiamo. Due visioni diverse, che insieme mostrano quanto sia necessario parlare seriamente di AI e del futuro che stiamo programmando.

Tempo, memoria e alienazione nell’era digitale (POV #10)

Hartmut Rosa e Franco “Bifo” Berardi: Il tempo che viviamo è ancora nostro o è già delle macchine? Viviamo in un’epoca che corre più veloce della nostra capacità di comprenderla. Le macchine non si limitano più a potenziare le nostre capacità: hanno trasformato il ritmo stesso dell’esistenza. Il risultato è uno scarto crescente tra la velocità del mondo e la lentezza interiore dell’essere umano, intrappolato in un presente che non concede pause né occasioni di approfondimento. Su questo si confrontano due autori del pensiero europeo contemporaneo, Hartmut Rosa e Franco “Bifo” Berardi. Rosa, sociologo tedesco, legge la modernità come un regime di accelerazione totale che investe la tecnologia, la comunicazione, il lavoro e perfino le relazioni affettive. Il suo antidoto è la risonanza, una forma di riconnessione con il mondo, un modo per tornare a sentire e vivere il tempo, non solo a misurarlo. Berardi, filosofo e attivista italiano, parte dallo stesso punto di partenza ma ne scaturisce un pensiero. La società digitale ha spinto l’attenzione e l’emotività umane oltre il limite biologico. La salvezza non sta nel rallentare il mondo, ma nel rallentare noi stessi, nel coltivare una lentezza affettiva che restituisca alla sensibilità il suo valore sovversivo. Entrambi parlano dello stesso male, la perdita di esperienza. In un tempo dominato dal flusso continuo di stimoli, informazioni e automatismi, non abbiamo più lo spazio necessario per trasformare ciò che viviamo in memoria, pensiero, significato.

La tecnica è da sempre una forma di mediazione col mondo, con tutte le sue contraddizioni e biforcazioni

Lo smartphone è il dispositivo più biopolitico dell’era contemporanea ed è la principale componente di un universo di oggetti connessi in vertiginoso aumento. Siamo sempre infatti sempre più immersi nel mondo dell’internet degli oggetti una Bioipermedia, un insieme di bios/biopolitica e ipermedia, uan delle attuali dimensioni della mediazione tecnologica.

Ripensare il potere delle organizzazioni

Per oltre un secolo, la teoria del management ha catalogato le forme organizzative: la burocrazia di Weber, gli archetipi di Mintzberg, le cooperative, le B Corp, le imprese sociali, le DAO. Eppure questa proliferazione nasconde una notevole evasione: praticamente nessun quadro mainstream utilizza sistematicamente strumenti filosofici per analizzare come il potere sia legittimato all'interno delle organizzazioni.

Dopo la cancel culture woke di sinistra, una cancel culture di destra?

Da tempo scrivo sull'essere passati da una cultura della cancellazione woke associato alla sinistra, ad una di carattere diverso, perchè classificabile come di destra. In entrambi i fenomeni c'è il tentativo di riscrivere il passato per poter meglio cambiare e controllare il futuro. Sulla cultura della cancellazione di destra, fasciata, segnalo alla lettura il libro di Jason Stanley: 𝐂𝐚𝐧𝐜𝐞𝐥𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 - 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐢 𝐟𝐚𝐬𝐜𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐯𝐨𝐧𝐨 𝐢𝐥 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨𝐥𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨

La fame di essere visti

Oggi la fame non è solo di pane o di lavoro, ma di sguardi. Ovunque — negli uffici, sui treni, nei supermercati — le persone cercano di non sparire.

Trump e il vortice

Trump, Putin e simili non sarebbero potenti se non cavalcassero il Vortice mortale che sta turbinando intorno al pianeta. "McLuhan vedeva i mass media come un vortice titanico che trascina le società con nuove forme di comportamento - nuovi modi di essere - che minacciano di sopraffarlo completamente o addirittura distruggerlo". È pura energia, senza struttura e fondamento. Re folli ubriachi di velocità pensano di poterlo cavalcare, ma finiscono per essere ridicolizzati, come il patetico Wily the Coyote che fantastica che la velocità possa sconfiggere la legge di gravità.

Tecnocapitalismo e tecnotitani

"I tecnotitani hanno sequestrato l'innovazione tecnologica e la usano per disumanizzarci e accumulare ricchezze inimmaginabili. Hanno blocato l'accesso alla tecnologia, per questo non possiamo trarne vantaggio per il bene comune e per una causa molto più nobile: guarire il pianeta e risolvere i problemi reali delle persone" - Loretta napoleoni

Psicopolitica bellica. La militarizzazione della psicosfera

Venti di guerra sul Vecchio Continente. Una schiera variopinta di nemici pare assediarci da ogni direzione. Ogni nemico, prima ancora di essere reale, ci viene anzitutto narrato. Nell’epoca della menzogna universale non importa che il nemico esista, purché il popolo ci creda. L’Europa è bersaglio di un assedio mediatico finalizzato a militarizzarne la psicosfera. Gli scopi socialmente legittimi vengono ristrutturati: bisogna passare all’economia di guerra (comprando però costose auto elettriche). Crisi? Sì, ma smart-eco-inclusiva. Per un tramonto in technicolor. L’autodistruttività europea va mascherata con parole che suonino bene, possibilmente straniere e insensate. I tempi del benessere sono finiti. Automutilazione dell’Europa, con missili puntati. L’ultimo capitolo del nichilismo tragicomico made in UE è il Chihuahua che abbaia alla porta del Dobermann, credendo di essere un Rottweiler.

Tempi di "flottille", vascelli, navi, navicelle e di coraggiosi folli!

L’avventura della Global Sumud Flottilla è collegabile per me anche al progetto della Stultiferanavis, una iniziativa pensata per folli che nel mondo ignorante, insensibile e disumano attuale appaiono come saggi. - Questo è tempo di vascelli, di viaggi avventurosi e consapevoli, di naviganti coraggiosi e folli, resilienti ma soprattutto resistenti, persone comuni che sentono il richiamo etico e valoriale a fare delle scelte, sfidanti e rischiose, che vanno al di là delle appartenenze politiche, delle fedi e delle ideologie, per reagire alle ingiustizie, alla disumanità teorizzata e praticata e alle persecuzioni, esercitando la responsabilità per andare in soccorso di chi sta male o sta subendo una ingiustizia. In un mondo che va a rotoli siamo tutti alla ricerca di senso e di significati più profondi della nostra esistenza. Mettersi in mare aperto è un punto di partenza, anche per evitare il naufragio che si sta preparando sulla terraferma.