Go down

Il piacere silenzioso dell'essenziale: ascoltare, leggere, disimparare il superfluo. Introduzione a "Guerre commerciali e conflitti di classe: una critica radicale al modello anglo-americano".


Ogni pensiero profondo comincia in silenzio. Ogni parola scritta nasce da un gesto interiore di ascolto. Leggere e ascoltare non sono attività marginali o decorative: sono il luogo in cui il linguaggio si forma, si affina, si interroga. In un tempo che esige espressione immediata e produzione continua, la vera radicalità è la sottrazione. Non dire, non accumulare, non mostrare: ma lasciare sedimentare.

Ogni parola scritta nasce da un gesto interiore di ascolto. Leggere e ascoltare non sono attività marginali o decorative

I filosofi stoici, ben prima che il marketing reinventasse il minimalismo come estetica del privilegio, avevano posto la questione in termini etici. Musonio Rufo suggeriva di acquistare solo ciò che è necessario a vivere: una tunica per il freddo, scarpe robuste, un riparo. Nulla di più. Una vita sobria, non per moralismo ma per chiarezza. Lo stesso principio può essere applicato al pensiero: disimparare il superfluo, depurare l’essenziale, abitare una parola che sia strumento e non orpello.

Non si tratta solo di una disciplina personale. La critica dell’eccesso riguarda oggi il sistema stesso che regge le nostre società. Il modello anglo-americano ha costruito un’economia fondata sull’accumulazione senza limite, sull’imperativo della crescita, sull’ossessione della prestazione. Il risultato non è prosperità ma precarietà diffusa, disuguaglianze vertiginose, desertificazione culturale.

Questo saggio propone una lettura controcorrente: le cosiddette guerre commerciali non sono conflitti tra Stati, ma tra classi; la retorica della competizione globale maschera un meccanismo sistematico di estrazione di valore. È una riflessione che unisce economia e antropologia, analisi politica e grammatica della decenza.

Per comprendere e trasformare il presente, occorre tornare ai gesti fondamentali: leggere, ascoltare, pensare. La parola, prima di essere detta, va abitata. Solo così sarà possibile disarmare l’economia e restituirle un senso umano.

La critica dell’eccesso riguarda oggi il sistema stesso che regge le nostre società.

La dialettica nascosta nell'economia globale


Le tensioni economiche che attraversano il mondo contemporaneo vengono comunemente interpretate come conflitti tra Stati nazionali. Tale lettura, tuttavia, non coglie la complessità del fenomeno. Come ha ben dimostrato l'analisi di Klein e Pettis, ciò che appare come scontro tra nazioni cela in realtà un conflitto di classe che supera i confini nazionali. Le guerre commerciali sono, nella loro essenza, guerre di classe.

Questa prospettiva rovescia il paradigma interpretativo dominante. Non assistiamo a un conflitto tra popoli, ma a uno scontro tra élite economiche e classi lavoratrici che attraversa trasversalmente le società contemporanee. La crescente disuguaglianza interna alle singole economie nazionali si traduce in squilibri commerciali su scala planetaria, crisi debitorie e instabilità finanziaria sistemica.

Le contraddizioni fatali del modello anglo-americano


Il fondamento teorico del libero scambio, così come elaborato da Smith e Ricardo, presupponeva un equilibrio tra produzione e consumo, e la possibilità di vantaggi reciproci anche tra economie asimmetriche. Ma il modello anglo-americano, impostosi come paradigma dominante dalla fine del secolo scorso, ha sistematicamente tradito questi principi originari, trasformandoli in un'ideologia funzionale all'estrazione di valore.

Questo sistema si regge su contraddizioni che ne minano alla base la sostenibilità:

L'idolatria del profitto a breve termine che sacrifica qualunque considerazione strategica di lungo periodo.
La finanziarizzazione patologica dell'economia reale, che trasforma ogni attività produttiva in merce speculativa.
La mercificazione totale del lavoro, ridotto a puro fattore produttivo.
Il parassitismo fiscale globalizzato, che sottrae i grandi capitali a ogni responsabilità sociale.


Patologie sistemiche del modello statunitense


L'ascesa della Cina come potenza manifatturiera mondiale viene strumentalmente presentata come minaccia. Ma l'economia americana si è trasformata in un sistema estrattivo che divora le proprie fondamenta:

  • Deindustrializzazione programmata.
  • Creazione di un'oligarchia plutocratica.
  • Cattura regolatoria sistematica dello Stato.
  • Imperialismo del dollaro.


L'Europa colonizzata dall'ideologia anglo-americana


Anche l'Europa ha abbracciato questa ideologia, con esiti disastrosi:

  • Dogma dell'austerità.
  • Mercificazione dei servizi essenziali.
  • Architettura istituzionale anti-democratica.
  • Adozione acritica del modello competitivo nelle università e nella cultura.
  • Dal neoliberismo alla guerra: il fallimento del "secolo americano"

La guerra in Ucraina ha rivelato le crepe del modello dominante. La pace promessa dal libero mercato si è tramutata in conflitto permanente, militarizzazione dell'economia, imperialismo finanziario e sanzioni economiche come armi.

Per il superamento radicale del modello anglo-americano
Occorre un nuovo paradigma:

  • Definanziarizzazione dell'economia.
  • Democratizzazione della proprietà.
  • Pianificazione ecologica.
  • Multilateralismo egualitario.
  • Decolonizzazione culturale.


Conclusione – Riapprendere il silenzio, disarmare l’economia

Alla radice delle crisi contemporanee non vi è soltanto un fallimento tecnico, economico o geopolitico. Vi è, più profondamente, una crisi di senso. Il modello anglo-americano, che si è imposto come orizzonte insuperabile del pensiero politico ed economico, ha eretto il mercato a giudice supremo dell’esistenza, dissolvendo ogni altra forma di valore che non sia traducibile in profitto, competizione, capitale.

Abbiamo disimparato il limite, ignorato il silenzio, deriso l’essenziale. Eppure è proprio lì — nel gesto sobrio di leggere senza fretta, nell’ascolto attento che sospende il giudizio, nella capacità di sottrarre invece che accumulare — che si nasconde la possibilità di un mondo altro. Un mondo in cui l’economia torni ad essere strumento della vita e non la sua gabbia. In cui la politica non sia serva della finanza, ma custode del bene comune.

Superare il modello anglo-americano non significa sostituire un dominio con un altro, ma aprire uno spazio plurale in cui visioni del mondo diverse possano coesistere: non solo occidentali, non solo mercantili. Significa restituire centralità ai bisogni umani fondamentali, alla solidarietà, alla cura, alla memoria. Significa anche imparare dalle culture che hanno custodito per secoli un’idea di economia come reciprocità, misura, equilibrio.

Ma per farlo, occorre riscoprire il valore rivoluzionario dell’ascolto, della lettura, della lentezza. Occorre, in una parola, disarmare l’economia.

Chi scrive, chi legge, chi ascolta senza paura di cambiare idea, compie già questo atto. Un gesto minuscolo ma radicale, che rovescia l’impero del rumore. È da qui che può rinascere una civiltà degna di questo nome.

Abbiamo disimparato il limite, ignorato il silenzio, deriso l’essenziale.

Riferimenti bibliografici essenziali

  • Klein, M. C., & Pettis, M. (2020). *Trade Wars Are Class Wars*. Yale University Press.
  • Piketty, T. (2013). *Il Capitale nel XXI Secolo*. Bompiani.
  • Rodrik, D. (2018). *Dirla tutta sul mercato globale*. Einaudi.
  • Stiglitz, J. E. (2019). *Popolo, Potere e Profitti*. Einaudi.
  • Harvey, D. (2005). *Breve storia del neoliberismo*. Il Saggiatore.
  • Arrighi, G. (2007). *Adam Smith a Pechino*. Feltrinelli.
  • Gallino, L. (2013). *Il colpo di stato di banche e governi*. Einaudi.
  • Streeck, W. (2016). *Come finirà il capitalismo?* Feltrinelli.

Pubblicato il 04 maggio 2025

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / omnia mea mecum porto