A costoro non interessa la veritร : interessa lโeffetto. Il gesto, purchรฉ teatrale. Il simbolo, purchรฉ privo di significato. Ecco dunque il โsaluto romanoโ, quel gesto ridicolo e anacronistico che ancora trova adepti tra i nostalgici da condominio e i bodybuilder della sovranitร . Nessun romano โ nessuno dei veri, dei Seneca, dei Tacito, dei Ciceroni โ avrebbe riconosciuto in quellโalzata di braccio un atto di forza. Piuttosto, una smorfia muscolare, un tic nervoso. Una pantomima da karaoke ideologico.
Il fascista contemporaneo non รจ piรน nemmeno un pericolo politico. ร un problema simbolico. ร un analfabeta semiotico che confonde la camicia stirata con lโidentitร , la postura con la coerenza, la virilitร ostentata con la dignitร . Sfilano, si scattano selfie, pubblicano post con parole che non capiscono. Non parlano: mimano. Non pensano: ripetono. Non leggono: cliccano.
Non รจ una questione di destra o sinistra. ร una questione di stile. Di profonditร . Di pensiero. E qui i neofascisti al potere โ e i loro simili con la voce roca e lo sguardo sempre in cerca di un nemico โ si rivelano per quello che sono: figure retoriche sfuggite di mano, metafore fallite che pretendono di farsi legge. La loro non รจ politica: รจ incompetenza con ambizioni di eternitร .
Si teme il fallimento, lo si evita, lo si rimuove. Ma proprio questa rimozione รจ ciรฒ che rende il potere volgare. Chi non accetta il fallimento come parte del percorso รจ destinato a ripetere sempre lo stesso errore: quello di chi si crede invincibile perchรฉ non ha ancora capito nulla. Ogni civiltร che abbia prodotto pensiero ha conosciuto lโarte di cadere. Ogni esercizio della libertร implica anche la possibilitร di sbagliare. Ma questa gente non sbaglia mai, perchรฉ non capisce mai. E quando capisce, รจ troppo tardi: ci siamo giร ritrovati in un Paese piรน povero, piรน ignorante, piรน solo.
Chi oggi invoca lโordine, la forza, la tradizione, dovrebbe almeno avere il pudore di studiare ciรฒ che dice. Perchรฉ il โritornoโ alla romanitร , alla patria, alla disciplina, quando viene agitato da chi non ha letto nรฉ Tito Livio nรฉ Calamandrei, suona come il tentativo di un adolescente di recitare Sofocle in palestra. Senza scena, senza coro, senza pubblico. Solo con i followers. Con i like. Con il braccio alzato come segnale di resa al ridicolo.
Nel frattempo, il linguaggio cede. I riti si svuotano. La memoria diventa contenuto. E chi prova a ricordare davvero โ chi pensa che il 25 aprile non sia solo una data, ma un test etico โ viene etichettato come โideologicoโ, โdivisivoโ, โcontroproducenteโ. Ma รจ la neutralitร a essere un crimine. ร il silenzio a essere complice. ร la dimenticanza a essere la madre di ogni conformismo. E il conformismo, in Italia, ha oggi il volto plastificato di chi recita antifascismo al mattino e firma provvedimenti autoritari al pomeriggio.
Il fascismo non รจ unโideologia: รจ una retorica per chi non sa parlare. ร la camicia nera di chi ha paura di crescere. ร la scorciatoia di chi non sa attraversare il proprio fallimento. Ma fallire โ e saperlo fare con intelligenza โ รจ lโunica salvezza. Solo chi ha abitato il proprio errore puรฒ accogliere la libertร come compito. Solo chi ha imparato a crollare senza rompersi puรฒ costruire un linguaggio che non sia puro rumore.
il 25 aprile come spazio di senso, da difendere
Oggi non celebriamo la vittoria di una parte, ma la possibilitร โ ancora fragile โ di esistere in uno spazio di senso. Chi alza il braccio per โonorare Romaโ onora solo la propria ignoranza. E chi governa facendo finta di non vedere, รจ peggio: รจ un servo che finge sovranitร . ร una testa senza visione, un corpo senzโanima, un potere senza logos.
Ricordare, allora, non รจ un lusso da intellettuali: รจ lโultimo gesto possibile per non affondare nel baratro della rappresentazione. E se qualcuno, leggendo queste parole, si sentirร offeso, รจ solo perchรฉ ha capito di essere stato riconosciuto.