Paolo Fabbri. Lo sguardo etnografico e il confine etico della retorica

La lezione 'Il confine etico della retorica', tenuta vari anni fa dal semiologo e filosofo Paolo Fabbri nel quadro del percorso di alta formazione promosso da Assoetica parte da una constatazione: la retorica in sé è una risorsa etica, perché è una alternativa alla guerra, perché il confronto attraverso le parole prende il posto dell'uso delle armi. Ma poi, entrati a guardare il modo di usare gli strumenti della retorica, ci si accorge di come sempre si sfiora un confine etico: dove termina il rispettoso tentativo di convincere l'altro, e dove comincia il subdolo tentativo di ingannarlo? In conclusione, Paolo Fabbri associa l'etica alla responsabilità. La lezione di Paolo Fabbri è raccontata in questo articolo a partire dalla sua lontana genesi. Quando l'autore di questo articolo in anni ormai lontani si interrogava sui confini etici del suo lavoro di etnografo, lesse un articolo did Paolo Fabbri...

I filosofi devono affiancare ed aiutare i giovani a liberarsi dell’universo luccicante delle merci.

Sul piano del potere, si continuano a utilizzare termini propri della modernità come ‘cittadini, ‘opinione pubblica’, ‘intellettuali’, ma sono contenitori che esprimono ormai concetti diversi da quelli originari. Lo sviluppo dell’industrializzazione e della mondializzazione economica, la prevalenza del potere extra-nazionale e l’alleanza tra scienza, tecnica ed economia fanno sì che gli individui si sentano impotenti rispetto a decisioni che vengono prese altrove e cerchino il senso della propria vita nello spazio personale (il cibo, il ballo etc..) Il controllo sociale viene realizzato non attraverso la coartazione, ma attraverso la seduzione attuata dal mercato dei media.

Parlando di filosofia

Filosofia. Quando parliamo di filosofia di cosa stiamo esattamente parlando? Certo tutti sappiamo l’origine etimologica. L’Amore per il sapere. Ma questo, a ben pensarci, non ci porta molto lontano. Ogni uomo di scienza è spinto da un’attrattiva per il sapere. Se la filosofia rispondesse solo a quella definizione allora dovremmmo ammettere che la sua ragione d’essere è stata via via devoluta alle scienze. A partire dal 600 gli assalti di fisica, matematica, medicina, chimica, psicologia e altro hanno soppiantato la riflessione filosofica, relegandola, al più, ad un ruolo di comprimaria o di progenitrice del pensiero, quindi ancorata ad una collocazione storica, fuori dall’attualità.

Una critica tecnologica è necessaria

La critica letteraria esiste da sempre, unitamente a quella musicale, teatrale e artistica. Sono pratiche ritenute positive perchè aiutano a comprendere un'opera grazie al suo esame, all'analisi e alla valutazione della aua qualità e a gettare un ponte con il lettore e lo spettatore. La critica tecnologica è meno diffusa e spesso considerata come semplice espressione di negatività, visioni anti-tecnologiche e tecno-fobie varie. Le numerose novità tecnologiche tengono alta l'attenzione su prodotti e loro funzionalità ma è diventato necessario andare oltre il prodotto, la Marca e il dispositivo per analizzare gli effetti della tecnologia e la sua cultura.

La Fenomenologia nell’Era dell'intelligenza Artificiale

La rivoluzione digitale ci porta a riconsiderare concetti fondamentali come "dato", "informazione", "esperienza", "conoscenza", "scienza", "coscienza", "creatività". Tuttavia, il rumore generato negli ultimi mesi da improvvisati filosofi è pericoloso e crea ulteriore confusione laddove invece è necessario fare chiarezza. Da laureata in filosofia con un po' di dimestichezza nella riflessione filosofica e da manager dell'innovazione trovo fondamentale tornare sul significato di questi termini per navigare consapevolmente l'era delle intelligenze artificiali e mi sento chiamata a contribuire in questo compito di chiarificazione. Questo documento esplora, dunque, a partire da una delle esperienze che l’ha motivato (l’incontro con F. Faggin), il rapporto tra fenomenologia husserliana e intelligenza artificiale, analizzando la distinzione fondamentale tra intelligenza e coscienza. Partendo da riflessioni filosofiche classiche e contemporanee, si esamina la crisi epistemologica generata dall'IA, il concetto di "mondo della vita" e la responsabilità umana nell'innovazione tecnologica. Il percorso si sviluppa attraverso l'analisi delle teorie della coscienza, del funzionamento dell'IA generativa e delle implicazioni di queste tecnologie, proponendo un approccio fenomenologico per affrontare le sfide dell'era digitale. Per la realizzazione di questo contributo ho lavorato con Charlie e Brown (due IA che, non occupandomi di mestiere di contenuti per l'internet ed i social, mi hanno coadiuvata nel compito).

Pensiero critico, laterale

Io sono un Baby Boomer, ho incontrato il pensiero laterale di De Bono negli anni 90’ e ho usato i suoi sei cappelli per pensare per rendere interessanti e interattivi i molti corsi e seminari aziendali che tenevo. Le nuove generazioni dei Millennial del pensiero laterale forse non sanno nulla, forse non hanno neppure calzato o sperimentato i sei cappelli sopra menzionati. Baby Boomer e generazioni successive possono però far ricorso al pensiero critico, per usarlo, anche in modo laterale, nel cercare di interpretare, comprendere e cambiare la realtà nella quale si trovano ad agire.

Tempi moderni: vivere alla fine dei tempi

Un articolo scritto nel 2012 e pubblicato sul mio portale SoloTablet (www.solotablet,it). Conteneva brevi riflessioni a partire da un articolo intervista pubblicato su la Repubblica. Ad essere intervistata una filosofa, Myriam Revault d'Allones che aveva pubblicato in Francia un libro (La crise sans fin) nel quale si interrogava sulla crisi che stiamo vivendo come un sintomo di qualcosa d'altro. Un qualcosa che tocca il nostro modo di vivere completamente immersi nel presente e che ha eliminato il passato (cultura e tradizione) e sta rendendo impossibile ( nella percezione collettiva) il futuro. Lo ripubblico qui perchè penso possa essere ancora attuale e di interesse comune.

Architetture della leadership: dalla gestione del team all'intelligenza artificiale nella pianificazione strategica

La trasformazione paradigmatica della governance organizzativa contemporanea richiede una riconsiderazione radicale dei fondamenti epistemologici della leadership. Mentre le concezioni tradizionali si limitavano alla gestione interpersonale e al coordinamento operativo, l'emergere di sistemi computazionali avanzati e la crescente complessità dei contesti strategici esigono framework teorici più sofisticati. Il presente studio si propone di esplorare la sintesi dialettica tra competenze socio-cognitive umane e capacità di elaborazione artificiale, delineando un'architettura integrata per l'eccellenza direzionale. L'analisi procede attraverso l'esame delle dinamiche di leverage relazionale e operativo nella gestione dei team, per poi investigare l'integrazione dell'intelligenza artificiale nei processi di scenario planning strategico. Questa doppia prospettiva rivela come l'efficacia della leadership contemporanea non dipenda dalla padronanza isolata di competenze specifiche, ma dalla capacità di orchestrare ecosistemi cognitivi complessi che integrano intuizione umana e potenza computazionale. L'articolo contribuisce alla letteratura manageriale fornendo un framework epistemologico che riconosce la natura sistemica e informazionale dei processi decisionali organizzativi, superando le tradizionali demarcazioni disciplinari tra management, filosofia della tecnologia e teoria dei sistemi.

La voce

Una riflessione sulla voce, primo strumento di contatto con l’Altro. La voce è suono prima ancora che parola, come parola può accarezzare o ferire, dare potere e valorizzare un pensiero. Senza la voce incarnata non si può comunicare la propria unicità, che sempre emerge da evidenze imponderabili che rivelano tratti della personalità di ognuno. La voce trasmette significati che vanno oltre le parole e il linguaggio, segnala la stretta relazione tra un dentro e un fuori. La voce, il suo uso in contesto e spazi sociali, è anche alla base della politica come ambiti plurali nei quali relazionarsi, socializzare e far politica. Nessuna piazza virtuale è in grado di sostituire l’esperienza della voce. Il prevalere della vista evidenzia come non mai il vuoto che si è creato in assenza di voce.

Conversazione con Carlo Rovelli

Una mia conversazione con Carlo Rovelli, fisico, saggista e divulgatore scientifico, un poeta. Laureato in Fisica all’Università di Bologna (dottorato all’Università di Padova) ha lavorato nelle Università di Roma e di Pittsburgh (USA), e per il Centro di Fisica teorica dell’Università del Mediterraneo di Marsiglia. Studioso di fama mondiale, fondatore della gravità quantistica a loop, e responsabile dell’Équipe de gravité quantique dell’Università di Aix-Marseille. Si è dedicato anche alla storia e alla filosofia della scienza con il libro Che cos'è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro (Mondadori Università, 2011). Tra gli altri suoi libri, Che cos'è il tempo? Che cos'è lo spazio? (Di Renzo Editore, 2010), La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose.

Oltre il gregge: una narrazione umanista digitale sulla libertà e la volontà di potenza in Nietzsche

Nel vasto scenario della nostra epoca iperconnessa, in cui la rete domina l’esperienza quotidiana e la pressione sociale si insinua spesso come un’ombra silenziosa, emerge con forza il richiamo di un antico eppure eternamente attuale pensiero: quello di Friedrich Nietzsche sulla mentalità del gregge e la volontà di potenza.

Through the looking glass. Birth of modern political rationality.

Un viaggio interminabile dentro la razionalità politica nella storia. Un viaggio che Nicole Morgan non compie da sola ma in buona compagnia. Viaggiano con lei Kant e Hegel, Husserl e Heidegger, Horkeimer e Habermas, Cartesio, Hume e Bentham, Tommaso Moro e Macchiavelli, Cicerone, Platone e Aristotele, Pico della Mirandola, Lacan e Bachelard, e molti molti altri. Un testo lungo, scritto alcuni anni fa, ma sempre utile per riflettere sull'evoluzione del genere umano, in un periodo che sta mettendo in crisi non soltanto il nostro essere razionali, ma anche in dubbio la nostra stessa esistenza sulla Terra. La sesta estinzione per alcuni studiosi è già in corso e a poco servirà la razionalità, ancora meno quella politica che oggi tanto difetta, per salvarci dal disastro. Per comprendere il viaggio di Nicole Morgan bisogna però prestare attenzione allo "specchio", una parola e un concetto ricorrenti, ma questo lo dovete scoprire leggendo. Su tutto bisogna che tutti comprendiamo, nell'era della tecno-scienza che la scienza, che oggi si è fatta sempre più scientismo, senza coscienza è solo la rovina dell'anima.

La tecnologia affascina. Più affascinante è la questione del nostro destino (Marco Salucci)

L’abuso di qualunque tecnologia diventa dannoso. Chiaramente un incidente d’auto a 100 km/h avrà conseguenze più gravi che a 30 km/h. L’introduzione di ogni nuova tecnologia ha sempre suscitato profezie di sventure, da parte di alcuni: anni fa si discuteva della questione della dipendenza dalla televisione, oggi di quella da cellulare. Intendo dire: discussioni simili esistevano già prima della diffusione dei dispositivi informatici. Immaginiamo un musicofilo che stia sempre chiuso nel suo studio ad ascoltare melodrammi: lo stimolo culturale a cui si espone sarà certamente migliore di quello accessibile compulsando ossessivamente un telefono cellulare ma i suoi rapporti umani e il rapporto con la realtà saranno comunque patologici. Alla fine abbiamo due problemi non uno: quello delle relazioni umane surrogate e quello dei contenuti. E il problema del mezzo viene dopo questi.

Méditation sur la mémoire

Un saggio sulla memoria, in forma di meditazione, di Pierre Levy, filosofo e Membro della Société Royale du Canada (2025). Un testo denso, che richiede attenzione e concentrazione, ma che può soddisfare lettori diversi, interessati ad approfondire più che a scorrere velocemente un testo, a riflettere su concetti che servono a comprendere la nostra realtà di umani che, a differenza delle macchine artificiali, mostrano una complessità inarrivabile anche nel modo con cui fanno esperienza della memoria. Una memoria che, dice il filosofo Pierre Levy, è un elemento centrale dell’esperienza temporale, dell’identità e della creatività.

Ci sentiamo avvinti in catene, oppressi e sviliti,

Nietzsche, cent’anni prima che i profeti dell’Era Digitale alzassero la voce, affermava orgogliosamente che non c’è altro assoluto che l’essere umano stesso, legato al proprio corpo fisico e alla vita terrena. Nietzsche punta alla felicità che può emergere dalla capacità creativa. Guarda all’autoeducazione, al lavoro su di sé e alla forza di volontà come vie per portare alla luce la propria potenza. Parla all’essere umano in carne e ossa.

Dall’infinito cosmico all’infinito digitale: Giordano Bruno e l’IA

In questo articolo, immagino un dialogo surreale e illuminante tra Giordano Bruno, il filosofo rinascimentale visionario, e un’avanzata intelligenza artificiale dei nostri giorni. Attraverso questo incontro immaginario, esploro come le idee rivoluzionarie di Bruno sull’infinito, sulla natura della conoscenza e sull’interconnessione dell’universo si intrecciano sorprendentemente con i concetti e le sfide dell’IA moderna. Il dialogo mette in luce paralleli inaspettati tra il pensiero di Bruno e i principi dell’IA, dalla vastità dei mondi possibili alla complessità delle reti neurali, dall’arte della memoria agli algoritmi di apprendimento profondo. Questa conversazione ipotetica non solo illumina le radici filosofiche di alcune idee chiave dell’IA, ma solleva anche importanti questioni etiche e filosofiche sul futuro dell’intelligenza artificiale e sul nostro posto nell’universo digitale in espansione.

Carezzare le parole - Parole in forma di carezze

Di parole in forma di carezze tutti hanno oggi un grande bisogno, forse ne hanno anche un insopprimibile desiderio. Un bisogno diventato urgenza a causa di un contesto comunicazionale e relazionale, mediato tecnologicamente e dentro l’infosfera, nel quale a prevalere è la brutalità del linguaggio, spesso declinato in parole violente, velenose, nella forma di schiaffi, calci e pugni in faccia, ma anche la sua auto-referenzialità, il cinismo, la comunicazione tautologica e centrata sul sé che lo caratterizzano. Il bisogno insoddisfatto che genera solitudini, ansie, disturbi psichici e depressioni, alimenta solipsismi e crea “eremiti di massa che comunicano le vedute del mondo quale appare dal loro eremo, separati l’uno dall’altro, chiusi nel loro guscio come i monaci di un tempo sui picchi delle alture.” - 𝗨𝗻 𝘃𝗶𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗶𝗻 𝗽𝗶ù 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮𝘁𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗹 𝗺𝗶𝗼 𝗹𝗶𝗯𝗿𝗼 𝗢𝗟𝗧𝗥𝗘𝗣𝗔𝗦𝗦𝗔𝗥𝗘 - 𝗜𝗻𝘁𝗿𝗲𝗰𝗰𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗿𝗼𝗹𝗲 𝘁𝗿𝗮 𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝘁𝗲𝗰𝗻𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮.