La storia di Billy Milligan. Riflessioni sull’identità multipla

Non ci è dato sapere come sia andata veramente nel caso di Billy Milligan, ma leggendo la sua storia forse è lecito azzardare che nell’uomo non c’è un’unicità dell’essere e che in lui esistono tante parti e tanti ruoli più o meno autentici, più o meno costruiti. Billy Milligan è forse l’espressione massima della rappresentazione delle molteplici parti dell’essere che pensano e agiscono “materializzandosi” in modo frammentato, estemporaneo, liquido. Ciò avendo comunque consapevolezza dell’attendibilità medica e scientifica della patologia vera e propria. Una stanza piena di gente di Daniel Keyes è un libro originale ed avvincente che fa pensare e solleva tanti interrogativi sul famoso caso di Billy Milligan, sull’identità multipla e sull’interpretazione che ne viene fatta nei diversi campi di studio.

Sono stata in un luogo chiamato caos.

Leggere e scrivere sono sempre state le mie ancore di salvataggio nei periodi bui, nelle fasi difficili della vita, quando non sapevo da che parte rivolgermi e quando poi ce l'ho sempre fatta. Ho desiderio e speranza che le parole che scrivo possano arrivare ad altri/e come una piccola carezza, uno sguardo amorevole, un abbraccio confortante, un consiglio disinteressato. La divulgazione psicologica, il connubio tra psicologia e poesia, sono queste le mie gocce per il mare, quelle con cui voglio provare a contribuire per andare - insieme a tutti/e voi, con le vostre preziose gocce da riversare - verso un'Umanità più consapevole, più empatica, più evoluta, più autentica nella ricerca della propria Essenza. Questo testo “Sono stata in un luogo chiamato caos” è tratto dal mio ultimo libro “Opero a cuore aperto (il mio)” di Eretica Edizioni e si può acquistare nelle Librerie o in rete, ad esempio qui

Balocchi e profumi

Chi ha passato i 50 anni forse ricorderà ancora di non aver potuto scansare una canzone che giungeva periodicamente ad ammorbare l’umore. “Profumi e balocchi”, scritta tra le due guerre e riciclata nel tempo da vari artisti, parla di infanzia abbandonata, di bambini lasciati soli, privati di attenzione e balocchi e destinati di conseguenza a fatale deperimento, consunzione e morte. Aldilà delle venature morali e sessiste del testo, comunica un fastidio ancora attuale: in un tempo in cui i non luoghi dei centri commerciali sono le piazze di non incontro della vita quotidiana, la luce delle vetrine eclissa i bisogni di fondo dei bambini. Che sono di tutti. Oggi la morte è inaridimento relazionale, rischio concreto per adulti e bambini, prima e dopo il Covid.

Il declino si vede anche online

Viviamo l'Era digitale come se fosse una fase evolutiva e di progresso. Non ci rendiamo conto del montante disagio psicodigitale (DPD) che nasce dalla percezione di un declino in atto e che genera un malessere diffuso, individuale e collettivo, generato dalle tante crisi in atto ma anche da interazioni disfunzionali con la tecnologia che determinano ansie, insonnie, sbalzi d'umore, affettività negative, aggressività, e in generale un peggioramento dello stare bene sociale. Effetti e cause sono da ricercarsi nella vita di tutti i giorni, con le sue precarietà crescenti, con il disequilibrio crescente tra vita privata e lavoro, ecc. Su tutto però domina una sensazione sofferente e preoccupata di vivre una fase di declino dagli scenari futuri difficilmente modificabili.