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Chi lavora nella gestione di progetti software ha spesso come riferimento le metodologie agili nate in ambienti angloamericani. Questi approcci hanno portato valore, ma tendono a trasformarsi in schemi rigidi e poco adattabili alle reali dinamiche dei team. In Software Development Rhythms, il prof. Kim Man Lui e Wing Lam Chan propongono una prospettiva diversa, radicata nella cultura professionale cinese e basata sul concetto di ritmo organizzativo. L’idea centrale è che il ritmo emerga dalla sinergia tra pratiche diverse, armonizzate per diventare più efficaci insieme che separatamente. Il libro è strutturato in due parti: la prima introduce il concetto di ritmo e ne esplora le basi teoriche, la seconda mostra come combinarlo con approcci come Scrum, Lean, CMMI o TDD per risolvere problemi concreti. Il risultato è un testo accessibile, ricco di esempi e casi reali, che invita a riconsiderare lo sviluppo software come un processo da orchestrare, non solo da eseguire.


Chi lavora nello sviluppo software conosce bene il peso delle “metodologie agili” nate in contesti angloamericani: Scrum, Kanban, Lean. Approcci validi, certo, ma che rischiano di trasformarsi in formule ripetitive e superficiali, svuotate dalla retorica aziendale e da un’applicazione meccanica. Per uscire da questa gabbia concettuale, ho scelto di cercare libri scritti da autori non angloamericani, capaci di proporre visioni originali, radicate in altre culture professionali e filosofiche.
In questa tappa il viaggio ci porta a Hong Kong, dove il prof. Kim Man Lui, docente ed esperto di ingegneria del software, ha pubblicato Software Development Rhythms. Un testo scritto in inglese, quindi accessibile senza mediazioni, ma concepito a partire da una sensibilità e da un contesto culturale cinese. Il libro non è un manuale di project management tradizionale, bensì un’indagine sulle dinamiche ritmiche che caratterizzano lo sviluppo software: sequenze, pause, accelerazioni e rallentamenti che influenzano la qualità e la sostenibilità dei progetti.
Il prof. Kim Man Lui introduce l’idea che lo sviluppo software non sia solo una questione di strumenti o processi, ma di ritmo organizzativo. Come nella musica, il ritmo coordina, scandisce e mette in relazione elementi diversi: requisiti, codice, test, rilascio. Nei progetti, riconoscere e governare i ritmi significa evitare oscillazioni caotiche e migliorare la prevedibilità delle consegne. Questa prospettiva si collega direttamente al project management: capire i “battiti” naturali di un team, la frequenza ideale delle iterazioni, la durata ottimale delle fasi di lavoro può fare la differenza tra un progetto fluido e uno in continua emergenza.
Il libro analizza casi reali di progetti software in cui i ritmi sono stati ignorati, con conseguenze negative: burnout del team, calo della qualità, aumento degli errori. Allo stesso tempo, mostra esempi in cui la sincronizzazione tra obiettivi, capacità e tempi ha prodotto risultati stabili e sostenibili. Questo approccio si presta anche alla gestione dei workflow della conoscenza aziendale: la documentazione, il trasferimento di know-how e la revisione periodica dei processi possono essere pianificati seguendo un ritmo che rispetti i tempi di assimilazione e di rielaborazione delle informazioni.
A differenza di molti testi angloamericani, Software Development Rhythms evita il linguaggio prescrittivo (“fai così”) e propone un’osservazione sistematica dei progetti per far emergere pattern utili. È un invito a progettare i processi attorno alle persone e alle loro dinamiche di lavoro reali, piuttosto che piegare i team a un modello astratto.
Questa prospettiva ritmica, proveniente da un autore cinese, aggiunge un tassello alla mia esplorazione di voci alternative nel project management. Non è un’alternativa “contro” i modelli agili, ma un arricchimento: un modo per riconoscere che il successo di un progetto non dipende solo dalla metodologia, ma anche dal rispetto del tempo come risorsa viva, da gestire con intelligenza e sensibilità.

StultiferaBiblio

Pubblicato il 18 agosto 2025

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / omnia mea mecum porto