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Possiamo chiederci se lo sciopero, strumento efficacissimo -nel 1800 e per buona parte del 1900- per la difesa dei diritti dei lavoratori, sia diventato obsoleto nei tempi del capitalismo delle piattaforme e dell'intelligenza artificiale.

Oggi 28 novembre 2025 in Italia si sciopera. Sciopero indetto da sindacati autonomi. Altro sciopero è indetto da CGIL il 12 dicembre. Le motivazioni, spiace anche dirlo, sono identiche.

Ha senso scioperare? Certo aveva senso nel 1800: allora lo sciopero era veramente un’arma di contrasto. Colpiva al cuore gli interessi dei Padroni, privati della mano d’opera umana indispensabile per produrre.

Oggi la situazione è ben differente. L’automazione può sostituire il lavoro umano, lo sciopero rischia di essere un incentivo all’automazione. Le imprese produttive non hanno più di fronte, come nel 1800, una domanda crescente. Oggi al contrario le imprese combattono con la sovrapproduzione. Lo sciopero quindi finisce per essere un vantaggio. Si risparmia qualcosa nel labour cost e si allevia l’accumulo nel magazzino prodotti finiti. Oggi, ancora, è enormemente cresciuta rispetto al 1800 l’economia dei servizi: lo sciopero si risolve in un danno per i fruitori dei servizi: i cittadini, che sono i lavoratori stessi.

Quale solidarietà sociale trovano oggi gli scioperi? Perché si sciopera di venerdì? Si cerca la massimizzazione del disagio per i cittadini. Si cerca la massimizzazione dell’adesione di chi vuole iniziare prima il fine settimana.

Le organizzazioni dei lavoratori dovrebbero innanzitutto viva la cultura del lavoro. Ma sembrano invece fare appello al rifiuto del lavoro.

Quale impatto ha poi sul Governo uno sciopero? Nessuno.

Per chi crede nel valore irrinunciabile del lavoro umano, ci sono molti motivi per essere spiaciuti.

Purtroppo, si continua ad usare ritualmente uno strumento di lotta inventato due secoli fa, e allora efficace, invece di darsi da fare a cercare strumenti di difesa dei diritti dei lavoratori efficaci oggi. Nei tempi delle piattaforme digitali e dell’intelligenza artificiale.

Storia della parola

“Ma quello scioperato di tuo figlio, quando metterà la testa a posto?”. Scioperato: ‘incline a una vita oziosa e sregolata’. Alla base sta il latino exoperare: ex-, prefisso sottrattivo, e opus, che come il sanscrito apas, risale alla radice indoeuropea op-: ‘attività produttiva’, ‘lavoro’. Dunque 'tolto al lavoro', 'assente dal lavoro'. Si arriva così alla fine del 1800 all’‘astenersi dal lavoro aderendo ad uno sciopero’; alla cessazione volontaria del lavoro decisa dai salariati, allo scopo di ottenere vantaggi materiali o morali.

Il tardo latino follicare –‘sacco’, e quindi di ‘mantice’, e quindi di ‘polmone’– sta per ‘respirare liberamente’, e perciò ‘essere comodo’ l’abito, la calzatura. (Ma anche per ‘ansimare’. Dante diceva affollare). Le due accezioni si ritrovano nello spagnolo holgar. Immaginiamo il viandante che lungo una salita, si ferma a riprender fiato. E che si compiace per la comodità dei propri indumenti. L’agio è sinonimo di ozio, di dolce far niente. Di qui holgazán, esatta traduzione di ‘scioperato’; e huelga, ‘vacanza’, ‘giorno di riposo’, e poi ‘giorno di inattività forzata’, e quindi ‘sciopero’.

Il tardo latino caumare, invece, trae origine dal greco kâuma ‘vampata di calore’ (da káiein, ‘bruciare’). Da caumare, l’italiano calma e il francese calme: mare non turbato da vento, tipico dei giorni di grande calore, e quindi ‘serenità d’animo’. E anche chômer: con riferimento alla calma dei giorni festivi. Il passaggio al ‘sospendere il lavoro per costrizione’ è breve. Ecco quindi lo chômage: ‘giorno di riposo’, e poi anche ‘sciopero’.

In francese lo sciopero è anche grève. Fino al 1830 la Place de l'Hôtel-de-Ville si chiamava Place de Grève, perché allora era aperta sul greto della Senna (anche l’italiano greto, anticamente graveto, rimanda a grava, espressione di origine mediterranea per ‘spiaggia’, ‘piano ghiaioso’). Sulla piazza durante l'Ancien Régime avevano luogo le esecuzioni. Diventa poi il luogo dove i datori di lavoro cercano mano d'opera. Il lavoratore ‘fa grève’, ‘è in grève’ in attesa di lavoro. Di qui, ancora, lo ‘sciopero’.

Privo di spiegazione, invece, l’inglese strike. Il verbo ha avuto, ed ha, un ampio ventaglio di significati: muovere, spianare, accarezzare, colpire, calare. Forse l’origine sta nell’‘ammainare le vele’, gesto di protesta dei marinai. Fatto sta che attorno al 1770 (con la Rivoluzione Industriale), si afferma il senso di ‘rifiuto di operare, per forzare il datore di lavoro’.

Nota

La storia della parola è tratta da Francesco Varanini, Nuove parole del manager, Guerini e Associati, Guerini e Associati, 2011.

Pubblicato il 28 novembre 2025

Francesco Varanini

Francesco Varanini / ⛵⛵ Scrittore, consulente, formatore, ricercatore - co-fondatore di STULTIFERA NAVIS

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