Spesso sottovalutato, l’incoraggiamento è molto più di un complimento occasionale o una frase di circostanza. È una "forza relazionale trasformativa", una forma di nutrimento emotivo che sostiene la fiducia, rafforza la motivazione e costruisce resilienza. Dove c’è incoraggiamento, c’è possibilità. Dove manca, anche il talento più promettente può appassire... Morire.
Non si cresce solo per merito delle critiche
Viviamo in una cultura che spesso associa la crescita al confronto duro, alla sfida, alla pressione. Nella formazione, nell’educazione e persino nei contesti aziendali, si dà molta enfasi alla valutazione, al giudizio, al "feedback costruttivo", che però non sempre è davvero tale. Eppure, c'è un’energia diversa – più sottile, ma potentissima – che può accompagnare il cambiamento in modo più sano: l’incoraggiamento.
Non significa essere indulgenti o evitare il confronto. Significa riconoscere il potenziale, sostenere l’impegno, fare da specchio positivo. Quando ci sentiamo incoraggiati, diventiamo più disposti a provare, a sbagliare, a riprovare. Il miglioramento nasce non solo dalla consapevolezza dei propri limiti, ma dalla fiducia di poterli superare.
Rudolf Dreikurs e l’incoraggiamento come bisogno educativo
Uno dei primi a mettere l’accento sul valore dell’incoraggiamento in ambito educativo è stato lo psichiatra austriaco Rudolf Dreikurs, collaboratore di Alfred Adler. Dreikurs scriveva:
“I bambini hanno bisogno di incoraggiamento come le piante hanno bisogno d’acqua. Non possono crescere senza di esso.”
Per Dreikurs, l’incoraggiamento non è solo utile, ma essenziale: è un bisogno psicologico primario. Senza incoraggiamento, il bambino perde fiducia in sé stesso. Ma vale anche per gli adulti: ogni volta che ci troviamo in un nuovo ruolo, di fronte a un cambiamento, a una difficoltà, abbiamo bisogno di sentire che qualcuno crede in noi.
L’incoraggiamento, in questa prospettiva, non elogia solo il risultato, ma valorizza l’impegno, l’intenzione, il percorso.
Carol Dweck e il potere della mentalità di crescita
Un'altra voce fondamentale su questo tema è quella della psicologa americana Carol Dweck, nota per la sua teoria della “growth mindset” (mentalità di crescita). In sintesi, Dweck distingue tra una mentalità fissa (che vede le capacità come innate e immutabili) e una mentalità di crescita (che considera le abilità come sviluppabili con l’impegno e l’esperienza).
“Quando i bambini sono elogiati per il loro impegno e la loro strategia, piuttosto che per il loro talento innato, sono più propensi a perseverare nelle difficoltà.”
Questo vale anche per gli adulti. L’incoraggiamento, quando è autentico e ben orientato, sostiene una visione evolutiva di sé, rafforza l’autoefficacia e il desiderio di apprendere. Ci fa credere che possiamo ancora cambiare, migliorare, crescere. E questa è una leva potentissima in ogni ambito della vita: dal lavoro alla genitorialità, dalle relazioni alla salute mentale.
Incoraggiare non significa “fare i complimenti”
Attenzione però: incoraggiare non è sinonimo di adulare o “dire parole carine”. Non è un atto superficiale, né automatico. Richiede presenza, ascolto, attenzione. Un buon incoraggiamento è concreto, specifico, sincero.
Dire “sei stato davvero attento in quella riunione” è più efficace che dire “bravo”. Dire “mi è piaciuto il modo in cui hai gestito il conflitto” è più significativo che dire “sei in gamba”. Perché l’incoraggiamento efficace non parla solo dell’altro, ma fa vedere all’altro qualcosa di sé che magari non aveva notato.
Il ruolo degli adulti: diventare facilitatori di possibilità
Tutti noi, che lo vogliamo o meno, abbiamo un’influenza sugli altri. Genitori, educatori, capi, colleghi, amici: ogni adulto ha la possibilità (e la responsabilità) di usare la parola come strumento generativo.
Ogni volta che diciamo a qualcuno “non ce la fai”, oppure “hai sempre fatto così”, stiamo chiudendo una porta. Ogni volta che diciamo “ti ho visto provarci”, “apprezzo il tuo sforzo”, “sono con te anche se sbagli”, stiamo aprendo uno spazio.
La scelta è nostra. L’incoraggiamento è una forma di leadership quotidiana, fatta di piccoli gesti che possono lasciare segni profondi.
E così, a poco a poco, aiuta a costruire un’identità più forte, più fiduciosa, più aperta alla crescita.
Incoraggiare se stessi: il primo passo
C’è un’altra dimensione, spesso dimenticata: incoraggiare noi stessi. Perché il dialogo interiore è la voce che ascoltiamo di più, anche se non sempre ce ne accorgiamo.
Quante volte ci critichiamo, ci sminuiamo, ci paragoniamo agli altri? E quante volte invece ci diciamo “ci sto provando”, “sto imparando”, “non sono perfetto, ma sono in cammino”?
L’autoincoraggiamento è una pratica che richiede consapevolezza e allenamento. Ma è essenziale per chiunque voglia coltivare una crescita autentica, sostenibile e gentile.
Conclusione
In un mondo in cui tutti siamo sottoposti a pressioni, giudizi e aspettative, l’incoraggiamento è una forma di cura attiva, un atto rivoluzionario di fiducia. È gratuito, ma non banale. È semplice, ma non superficiale. E può cambiare il modo in cui le persone vivono sé stesse.
Per questo, rivolgo un invito a chiunque abbia un ruolo educativo, relazionale, organizzativo: allenatevi e alleniamoci a incoraggiare. Non aspettiamo risultati straordinari per esprimere apprezzamento. Non limitiamoci a correggere: prendiamo per mano... Cerchiamo di essere persone che vedono e fanno vedere il potenziale, anche quando è ancora inespresso.
Provate oggi stesso: scegliete una persona attorno a voi – un collega, un figlio, un amico – e ditele qualcosa che riconosca il suo impegno, non solo il suo successo. Fatelo con sincerità, con misura, con cuore.
Potreste scoprire che anche voi, nell’atto di incoraggiare, vi sentite più forti, più connessi, più umani.