Si va online per raccontare se stessi e con l’obiettivo di vincere le proprie solitudini costruendosi reti di contatti e di amicizie. Il social network serve a costruirsi la propria autostima attraverso la stima ricevuta dai propri contatti o semplicemente scoprendo di non stare peggio di altri dopo averli osservati nella loro vita online.
Il contagio avviene anche per i messaggi che sprizzano felicità e buonumore che in alcuni casi si dimostrano anche più contagiosi.
Il fenomeno è determinato dalla logica delle reti e dalla loro capacità di diffondere a macchia d’olio messaggi, sensazioni e sentimenti e di farlo all’interno delle reti di appartenenza e di quelle ad esse collegate, fino a raggiungere il perimetro esterno dell’intera rete Facebook composta ma milioni di pagine, gruppi e comunità. Il fenomeno non è causato volontariamente dai social nwtworker che si limitano a fruttare la possibilità di scrivere sul proprio mudo delle facce quello che sperimentano e sentono in un dato momento. Gli effetti dei loro scritti e aggiornamenti di stato si traducono però in cambiamenti dell’umore di chi legge e in reazioni a catena difficilmente gestibili o interrompibili.
Che le emozioni si diffondano rapidamente è un fenomeno noto anche nella vita reale ma finora chi lo ha studiato lo ha sempre fatto analizzando gli effetti emotivi prodotti da contatti diretti e faccia a faccia tra due persone o in gruppi e comunità. Ora le ricerche dimostrano che lo stesso fenomeno è osservabile anche online e che la sua contagiosità è tanto più evidente quanto più ampia è la rete sociale in cui si manifesta.
Lo studio del fenomeno contagio viene solitamente condotta attraverso programmi software capaci di analizzare i contenuti emotivi degli aggiornamenti di stato. L’ultima ricerca condotta da scienziati sociali americani ha interessato gli aggiornamenti di stato su Facebook da gennaio 2009 a marzo 2013 ed è stata effettuata garnatendo l’anonimato delle persone coinvolte e delle loro pafgine Facebook.
Per valutare come e quanto le emozioni individuali possano influenzare amici e conoscenti, gli studiosi hanno preso in considerazione i messaggi pubblicati in giornate piovose o rese noiose e tristi da condizioni climatiche avverse. Il primo dato rilevato è l’influeza negativa del tempo piovoso nella pubblicazione di messaggi negativi (+1.16%) e nel calo di quelli positivi (-1.19%).
Trovati i messaggi negativi, la ricerca si è focalizzata sulle reazioni degli amici e dei contatti che sono stati esposti agli stessi ma che non sperimentavano condizioni climatiche simili nel luogo in cui si trovavano o vivevano. La semplice esposizione ha prodotto un ulteriroe aumento (+129%) di messaggi e reazioni negative.
Per chi fosse interessato i dettagli dello studio sono pubblicati a questo indirizzo: Plos One.
* Fonte per l'articolo: The Guardian