Non è semplice combattere l’analfabetismo scientifico, ancora così diffuso e dovuto non solo all’insufficienza dei sostegni forniti a scuola, istruzione e formazione, ma anche alla convinzione che la scienza sia ostica, chiusa in una sfera riservata agli specialisti, difficile da intendere e ardua e difficile da apprendere.
Da un punto di vista culturale, pedagogico e didattico, c’è da cambiare il modo comune di vedere la dimensione stessa del sapere, contro la convinzione che il ruolo dei diversi saperi settoriali e disciplinari precluda la strada a una visione culturale complessiva della realtà, laddove, appunto, ciò è in contrasto con quella “cultura della complessità” che ambisce a porsi all’altezza di un mondo che vive di interscambi e relazioni, interdisciplinarità e interconnessioni fra elementi diversi (il “particolare” e il “globale” non si escludono, ma si fecondano e compenetrano a vicenda, in quanto l’unità vive nella molteplicità: senza i preziosi dettagli di ogni suo particolare un mosaico perde la sua bellezza d’insieme).
C’è molto da lavorare sull’istruzione, sulla scuola, sulla formazione, e c’è da incrementare la ricerca.