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Giornata speciale ieri stra-ordinaria. Il Summit, al quale grazie ad Accademia Mibes ho lavorato per mesi, è andato in onda.


La mattina a Bologna per un evento nel quale sono stata protagonista per soli pochi minuti, ospite per un paio di ore, che mi hanno fatto conoscere la splendida attività di Massimo Panico.

E nel mio piccolo la mia occasione di essere “rockstar”!  Sì una rockstar! A qualunque età e quale che sia l’orientamento musicale.

Emozionata per la messa in onda, mi sono collegata in macchina (non guidavo io) e ho potuto seguire la prima parte del Summit.

Ho ascoltato Diego, con cui ho personalmente introdotto il Summit, poi  Alfredo Zuppiroli ed Enrico Morello.

Poi l’arrivo a Bologna, l’evento “Be a rockstar in azienda”, ho sospeso l’ascolto di Renato Palma e Marco Vagnini, il ritorno in macchina a Firenze con la ripresa dell’ascolto di Chiara Matteoli.

Un brunch frugale, sazia già di tanto e poi finalmente nel mio spazio e nella mia modalità di presenza scelta entro nell’ascolto del Summit, seduta alla mia scrivania, davanti allo schermo dalle 14 alle 17.30: Cracolici, Pulito, Oursana, Arcadi, Terziani.

Oggi recupero gli interventi dei due professionisti persi ieri mattina.

Sì, posso dirmi soddisfatta, soddisfatta anche per la soddisfazione dei colleghi di Mibes, soddisfatta per i commenti, soddisfatta per i feed back che mi hanno raggiunta sul mio cellulare.

Nonostante le molte ore passate ad intervistare, quelle per concordare gli incontri e ancor prima per raggiungere le persone e trovare la loro disponibilità, ho riascoltato con passione, con rinnovata curiosità e tanto interesse, i professionisti intervistati.

Tra i feedback arrivati riporto qui una parte di uno, molto appassionato nella sua interezza, che ha colto con precisione l’intenzione dell’evento: essere occasione per connettere tra di loro sempre di più esseri umani per i quali la cura è premura, passione che, in un sabato solare di maggio, scelgono di connettersi e riflettere insieme su un tema così sensibile e così necessario da contemplare.

Ecco la parte del feed back che desidero citare: “Io ho respirato una collegialità da parte di tutti, di Amore verso l’altro e mi sono immaginata anche verso il pubblico collegato”.

Ho rinnovato nel mio cuore la gratitudine versi i professionisti e verso tutte le persone in ascolto.

Ho pensato che questo Summit dovrebbe essere seguito da tutti, da chi è impegnato nella cura, ma anche da chi è oggetto di cura e perciò stesso, comunque, soggetto attivo nella cura.

Ho pensato anche che sarebbe importante che le persone possano ancora registrarsi per poter partecipare in differita.

So che Accademia Mibes è al momento in fase editing post sia per le registrazioni, che per i commenti ricevuti. Nelle prossime settimane si riaprirà la possibilità di iscriversi.

Mi auguro che chi non ha potuto seguire ieri, possa farlo a breve, nella stessa modalità mia di ieri pomeriggio; ero con la mia tazza di tisana a portata di mano, in ascolto, tollerante anche verso qualche imperfezione tecnologica, alla ricerca di qualche miglioramento della mia presentazione, o… Sempre comunque grata del mio rimanere umana anche in questo, libera da inutile ansia da prestazione. 

Ho pregato infine le persone che mi avevano scritto su whatsapp di riportare i loro feedback su questi due link (LINK UNO - LINK DUE), per permetterci di diffondere meglio e con più efficacia la visibilità di Mibes e dei suoi eventi.

Chiedo a chi mi sta leggendo e ha seguito o seguirà il Summit di farlo, credo che  Accademia Mibes lo meriti per tutto il suo impegno nel divulgare “una cultura di cura” avvalendosi di tanti professionisti impegnati in questa direzione.

Voglio arrivare ad una conclusione, sempre però in divenire, aperta ad ulteriori considerazioni.

Un medico mi ha scritto: “È stato un summit molto interessante e importante, ma dato il momento resta "un sogno".

Mi è venuta in mente una metafora letta tanti tantissimi anni fa che riporto qui:

Gironzolando sulla riva del mare, un uomo scorge una giovane donna che sembra intenta in una danza rituale. Si china e poi si raddrizza in tutta la sua altezza disegnando un arco con il braccio.

Avvicinandosi vede che la spiaggia intorno a lei è disseminata di stelle marine, e che lei le getta, una a una, nel mare.

Le dice, prendendola un po' in giro: "Ci sono stelle marine arenate a perdita d'occhio, per miglia e miglia sulla spiaggia. Che differenza può fare salvarne qualcuna?"

Sorridendo, lei si china e getta un'altra stella marina nell'acqua, dicendo serenamente: "per questa fa sicuramente la differenza".

L'uomo della storia vede soltanto ostacoli quando parla delle innumerevoli stelle marine. Avverte la ragazza che il suo gesto è futile.

Troppe stelle marine, poco tempo a disposizione, pochi collaboratori o poche risorse, risultati troppo difficili da perseguire.

La donna rappresenta la possibilità, il contesto in cui si sta muovendo come un luogo di contributo e lei come contributrice.

Questa mattina leggo Mario Calabresi che scrive nella sua rubrica “Altre storie”:

Ogni vita è un progetto” e poi articola: “Il cammino di una vita non è mai lineare, ci riserva sorprese, conquiste, ma anche cadute inaspettate, difficoltà e smarrimento. Spesso è difficile rimettersi in piedi e riuscire a proseguire: quelli sono i momenti in cui le persone che incontriamo sulla nostra strada possono fare la differenza. Da tempo raccolgo storie di chi è riuscito a farcela perché nei passaggi più difficili ha trovato una mano capace di fare la differenza. La mano può essere quella di un amico, ma anche di uno sconosciuto o di chi da molto tempo si è dato la missione di salvare progetti e percorsi di vita.

Ecco, pur nella complessità del panorama sanitario che sicuramente presenta delle falle, non solo di carattere professionale, tecnico e anche economico se vogliamo, ma soprattutto relazionali e di umanizzazione, voglio pensare che per quel paziente, quei pazienti che incontrano o incontreranno i professionisti intervistati ieri, magari qualche altro loro collega “contagiato” dallo stesso stile, ecco per loro, nella loro concreta esperienza, quei professionisti avranno fatto la differenza.

E di differenza in differenza, di cambiamento in cambiamento credo si possa aggiungere valore, umanizzare ogni progetto di vita, soprattutto quando in questo si affaccia la sofferenza.

Con il cuore colmo di gratitudine

Anna Maria

 

Pubblicato il 19 maggio 2025

Anna Maria Palma

Anna Maria Palma / Professional Counselor, Emotional Intelligence Coach, Consulente, Ambasciatrice Gentilezza

palma@annamariapalma.eu http://www.annamariapalma.eu