Filoponìa è un innovativo modello eumanista (aggettivo relativo a eumanesimo, neologistica crasi fra eu- e umanesimo: movimento per una nuova umanità improntata al bene), nel quale v’è, infine, la serena coesistenza fra ambiente, mercato e uguaglianza.
In estrema sintesi, se l’economia moderna nasce due secoli e mezzo fa, Filoponìa ne chiude l’epoca. Il capitale diffuso e lo spostamento del limite dall’economia all’ambiente tolgono all’economia la centralità nella società; e mentre da una parte la riportano alla sua etimologia, dall’altra la liberano dal giogo del PIL per svilupparla appieno. Ovvero, ecco l’intrinseca alterità di Filoponìa: la società libera dall’economia e l’economia libera dal debito.
La proposta, infatti, è quella di un filoponico eumanesimo, un rinnovato umanesimo terragno: posto sulla Terra e in stretta relazione con essa, pacifico, capace di legare le scelte sociali ed economiche al rispetto dell’ambiente e di legare le persone fra loro grazie a relazioni sociali inclusive, un umanesimo esaltante la collettività e la singolarità.
Insomma, un modello sociale in grado di contrastare e sostituire, nella cultura come nella realtà, il modello basato dell’accumulazione.
Questa sfida è stata raccolta e fatta propria dall’ANEC (www.anec.cu), Asociación Nacional de Economistas y Contadores de Cuba ONG che gode dello Status Consultivo Especial presso l'ECOSOC, (https://ecosoc.un.org/en), organo dell'ONU incaricato di coordinare le politiche economiche e sociali, di promuovere lo sviluppo sostenibile e di incentivare la cooperazione.
Dalla fine di gennaio 2025, infatti, stiamo lavorando al progetto della sperimentazione di Filoponìa in una municipalidad cubana.
Abbiamo ottenuto da pochi giorni il consenso al progetto da parte della Junta Nacional di ANEC. Stiamo preparando la documentazione per l’autorizzazione del MINCEX, Ministerio de Comercio Exterior de Cuba.
L’obiettivo è valutare nella realtà la tenuta del modello, e di ottimizzarlo: alla ricerca della eumanità.
Allo scopo è stato anche approntato un crowdfunding per sostenere i costi di diffusione di Filoponìa e di cui diviene elemento dirimente: https://gofund.me/03775845.
Qui di seguito, il testo Filoponìa in tre pagine, una stringata sintesi del modello.
Filoponìa in tre pagine
Il capitalismo non è intelligente, non è bello, non è giusto,
non è virtuoso e non mantiene le promesse.
In breve, non ci piace e stiamo cominciando a disprezzarlo.
Ma quando ci chiediamo cosa mettere al suo posto,
restiamo estremamente perplessi.
John Maynard Keynes
Viene qui illustrata un’utopia, con il duplice fine di sottolineare alcuni inconvenienti di fondo dell’attuale ordinamento economico e la possibilità - al momento solo un modello - dell’esistenza di un ordinamento innovativo. Filoponìa, infatti, è un modello eumanistico -aggettivo relativo a eumanesimo, neologistica crasi fra eu- e umanesimo: movimento per una nuova umanità improntata al bene- coerente e attuativo di un nuovo paradigma.
Come una campagna archeologica, Filoponìa da tempo scava per cercare lo “strato” del minimo comune denominatore alla base dei due grandi problemi attuali, l’iniquità sociale e il saccheggio dell’ambiente; identificandolo infine con l’accumulazione: sono svariati millenni che l’umanità vive e agisce, ed elabora teorie economiche, nel paradigma dell’accumulazione e ne patisce le conseguenze, pur in alcuni casi opponendovisi: il socialismo e la decrescita, per fare due importantissimi esempi.
L’accumulazione la potremmo definire un comportamento anomico delle prime comunità basate sulla mutualità; con qualcuno che, oltrepassando lo scambio immediato e paritario, inizia ad accumulare; fino a che l’accumulo, accrescendo, si tramuta in potere: insieme iniziano un percorso che arriva fino a noi.
Possiamo sintetizzare il cammino dell’umanità attraverso il susseguirsi di: scoperta dell’abbondanza (agricoltura) – accumulazione – debito – scrittura – denaro – capitale da accumulazione. È Esopo, con La cicala e la formica, a tratteggiare perfettamente il comportamento anomico: l’accumulazione in sé è positiva se è previdenza nei confronti di un futuro incerto; diviene comportamento anomico della mutualità quando si lega al potere, sfociando in prevaricazione: e adesso balla! è quintessenza della brutale, grossolana, sfacciata protervia del paradigma dell’accumulazione. Ma è anche negazione dell’umanità: se l’interpretazione corrente, la cui versione peggiore diviene giustificativa dello sfruttamento, è l’incitamento al lavoro è possibile, altresì, dare una lettura differente, una lettura sociale.
Appare chiaro che la formica sia produttiva, mentre la cicala sia improduttiva; riferendo queste connotazioni al procacciamento del cibo, quale metafora della sussistenza. Eppure, sappiamo che la produttività appartiene agli esseri viventi in generale: sono le attività improduttive, che siano lavoro o tempo libero, che contraddistinguono l’essere umano; dando alla vita qualità, che diviene il vero discrimine fra le società, i luoghi, le comunità, i lavori, il tempo libero: insomma, tutti i contenitori di relazioni. In tal senso, Filoponìa offre la possibilità di ampliare il concetto di lavoro utile per gli individui, i gruppi e la società in generale, come anche del tempo libero, anch’esso centrale e amplificato; e ciò consente una vita più piena, dignitosa e diversificata.
Due elementi di distacco dall’oggi
I due elementi di distacco dall’oggi sono il capitale diffuso e lo spostamento del limite: rispetto all’attuale paradigma costituiscono un’inversione di rotta così essenziale da oltrepassare l’idea stessa di una società differente per comportare una nuova umanità. La proposta, infatti, è quella di un filoponico eumanesimo, il rinnovato umanesimo terragno: posto sulla Terra e in stretta relazione con essa; pacifico; che leghi le scelte sociali ed economiche al rispetto dell’ambiente e le persone fra loro grazie a relazioni sociali inclusive; esaltante la collettività e la singolarità. Insomma, un progetto sociale in grado di sostituire, culturalmente come nella realtà, quello dell’accumulazione.
Come può Filoponìa essere un modello economico a sé stante, in generale e nel particolare rispetto al dualismo fra capitale privato e capitale collettivo? Tre sono gli aspetti fondamentali da valutare, l’abolizione del debito, la realizzabilità del modello e l’eventualità di comportamenti anomici.
La creazione di moneta da parte dei privati l’ha scollegata dall’economia reale, rendendo il denaro virtuale: estendendo tale virtualità all’intero umano consesso si ha un denaro disponibile, come fosse un Bene Comune alla portata di chiunque così come lo è l’aria; e la cui conseguenza è il capitale diffuso, che si differenzia dai due modelli esistenti oggi in quanto non proviene da accumulazione -espropriazione, secondo Marx-.
Ed ecco compiuta la netta separazione. La prima e più importante conseguenza è l’abolizione del debito, che in Filoponìa non ha motivo d’essere, e dalla cui sparizione deriva anche la scomparsa della finanza, primaria artefice della creazione artificiosa di moneta. Senza il sistema del debito, si ha anche una ridefinizione per sottrazione del denaro il quale, spogliatosi d’ogni altra peculiarità e funzione, torna a essere solamente unità di misura, e dunque di valore fisso, e strumento fiduciario nelle relazioni economiche.
Filoponìa, dunque, coniuga libertà, anche economica, e uguaglianza giungendo a un’economia serena che comporta e supporta le colonne del nuovo modello: lo Stato è più efficiente del mercato nella produzione dei servizi essenziali e il mercato è più efficiente dello Stato nella produzione delle merci. Quanto appena descritto, tuttavia, non è sufficiente: è necessario anche dissolvere il binomio denaro/potere, azione che Filoponìa svolge attraverso proposte sia di micro sia di macroeconomia. Vi è, infine, l’attenzione posta nel calare ogni singola proposta nel contesto, sia prossimo sia generale, per valutarne gli effetti; avviene, pertanto, il passaggio di Filoponìa da modello economico altro a nuovo e innovativo assetto sociale.
Destrutturazione dell’attuale società
Filoponìa scaturisce dall’osservazione ed è in forma di manuale d’istruzioni; il metodo usato è la destrutturazione dell’attuale società, i cui elementi vengono ricomposti differentemente. L’unico elemento che non rientra nella ricomposizione è il debito, con le conseguenze qui sopra accennate. Filoponìa non inventa alcunché e ogni elemento è già presente da tempo, e dunque testato; e anche il capitale diffuso appartiene a ciò che già conosciamo: il capitale diffuso è del tutto simile al capitale da accumulazione, nel senso che svolge i medesimi compiti; ciononostante, ne è intrinsecamente differente - e qui risiede la sua innovazione - perché essi hanno una genesi, indi una quiddità, che li rende così diversi da essere opposti. Né è possibile valutare uno di essi sulla base dell’altro: la loro adozione porta a scenari talmente distanti che risulta inverosimile giudicare uno con gli strumenti altrui. È sugli esiti che può, e deve, avvenire il confronto: sopraffazione, saccheggio dell’ambiente e iniquità sociale con il capitale da accumulazione - soprattutto privato -, uguaglianza e libertà con il capitale diffuso.
E il referee economico cui è stata sottoposta ritiene che il modello sia coerente.
Accennando ora molto brevemente a qualche proposta, torniamo al capitale diffuso. Esso è a disposizione sia delle persone, sia delle loro organizzazioni, qualunque esse siano e fino agli Stati, i quali usufruiranno del capitale diffuso per reggersi economicamente in assenza di tassazione, presupposto che instaura un’inedita relazione fra popolo e Stato. La prima e più importante conseguenza è un welfare completo, del quale si citano due aspetti; il reddito di autodeterminazione, che chiunque percepisce dalla nascita alla morte e consente una buona vita, cioè una vita serena economicamente, ovvero con la copertura dei bisogni primari e secondari nonché di qualche bisogno voluttuario: tornando alla favola, il reddito di autodeterminazione cancella l’assillo d’un futuro incerto. E, sempre per chiunque, la piena scolarizzazione e, soprattutto, la compiuta padronanza degli strumenti necessari a interpretare la realtà.
Il capitale diffuso porta con sé pure un’altra importantissima conseguenza, la proprietà privata anche dei mezzi di produzione, condizione che unita alla dissoluzione del binomio denaro/potere la pone, eliminandone gli strumenti di potere e ricatto, a pari dignità con la proprietà personale della forza lavoro, compresa quella dell’imprenditore; e questo sostituisce il libero mercato con il mercato autodeterminato: quello che vede il limite spostato dall’economia all’ambiente.
Esiti sociali ed ambientali del modello
Gli esiti positivi d’essere un modello a sé stante non sono solo sociali: quelli ambientali sono altrettanto importanti. Se, infatti, la disparità sociale può essere risolta tramite la lotta di classe, la questione ambientale necessita dell’unione delle classi; ma unirsi rimanendo all’interno dell’attuale economia significa cristallizzare la situazione e, quindi, sancire la necessità del capitalismo, che al momento è il modello vittorioso. Se, per contro, l’unione avvenisse in un altro assetto sociale non vi sarebbe questa cristallizzazione e alla lotta per l’ambiente si aprirebbero prospettive e strumenti ben più efficienti ed efficaci. Si pensi, poi, al rimpiazzo dell’accumulazione quale elemento costitutivo dell’economia: essa, infatti, è in intrinseca opposizione, psicologica e fattuale, alla salvaguardia dell’ambiente. Conseguentemente, in Filoponìa v’è un’unica regola, assolutamente insormontabile e valida per l’umanità intera e tutte le sue forme di organizzazione, dalla famiglia allo Stato: il bilanciamento globale ambientale. Ovvero l’impossibilità di superare quanto Madre Terra mette a disposizione annualmente, sia in termini di risorse sia in termini di resilienza.
E qui si inserisce lo spostamento del limite; oggi, e da sempre, esso è economico (tutti i beni materiali e pressoché tutti quelli immateriali sono accessibili solo tramite il denaro), mentre in Filoponìa il limite diviene l’ambiente; in tal modo, si riporta il rapporto umanità/Natura a una relazione diretta, non più una relazione mediata dall’economia e dal denaro: sparisce così il contrasto attuale fra economia e ambiente, oggi a tutto discapito di quest’ultimo. Una tale impostazione porta alla antropizzazione sostenibile.
Anche l’abolizione del debito concorre all’antropizzazione sostenibile. Il saccheggio dell’ambiente, infatti, ha come radice profonda il prendere oggi ciò che non è prendibile, rimandandone al domani la restituzione: cioè l’intrinseco pensiero sottostante al debito, in qualsivoglia forma esso si presenti. E la costante anticipazione nel calendario dell’Earth Overshoot Day ne è dimostrazione evidente. Gli effetti sia sociali sia ambientali dell’eliminazione del debito portano, allora, alla constatazione che nuova economia e debito siano un ossimoro. E nemmeno è sufficiente ciò: scavando più a fondo si scopre che non può esistere una nuova economia se ancora una volta essa si basi sull’accumulazione.
Automazione nel modello filoponico
Inserita nel modello filoponico, la compiuta automazione porterà a molteplici scenari fra loro equivalenti e situati fra la totale non occupazione e la piena occupazione. Filoponìa, potendone anticipare uno scenario grazie alle sue prerogative, propone la piena occupazione, basando tale scelta su vari elementi; fra questi il partecipare tutti alla creazione e al mantenimento e miglioramento della nuova società filoponica; e in tal senso il lavoro passa dall’essere un diritto (oggi perlopiù disatteso) all’essere un dovere: l’agire umano a beneficio dell’interesse generale e collettivo, connotato, quindi, da un alto senso civico e morale.
Sembra, pertanto, che la società filoponica sia fondata sull’esaltazione della meritocrazia; ma è il contrario: se la meritocrazia è la costruzione artificiosa dell’ennesima casta, Filoponìa ha come base l’impegno, l’unica caratteristica comune a chiunque e a prescindere da ogni altra sua peculiarità; così come dall’ambito in cui l’azione umana si svolge. Il sostantivo stesso Filoponìa significa operosità, e con un accento sulla fatica/ponos che qui viene interpretata come impegno, allargandone, dunque, il significato.
Dalla redistribuzione alla distribuzione
Da tutto ciò, e dalle molte altre proposte qui non esaminate, risulta una società non più della redistribuzione bensì della distribuzione a monte e per chiunque. D’altronde, la redistribuzione è viziata alla base, sancendo di fatto l’esistenza di suddivisioni e classi.
Mentre Filoponìa ha come pilastro portante la fraternità, la cui definizione più bella e coinvolgente è di Papa Francesco: Infatti, mentre la solidarietà è il principio di pianificazione sociale che permette ai diseguali di diventare eguali, la fraternità è quello che consente agli eguali di essere persone diverse. Per restare in un più prosaico modello economico, è sufficiente sostituire solidarietà con redistribuzione, e l’effetto permane.
Con la fraternità a sostituire le classi e la lotta fra di esse, la vera scommessa di Filoponìa, allora, è quella sulla positività intrinseca dell’umanità, fino a ora fuorviata da millenni di sovrastruttura costruita sull’ipotizzato egoismo intrinseco dell’essere umano e il cui prodotto è disuguaglianza, infelicità e saccheggio dell’ambiente. Scommessa filoponica che, per contro e basandosi su ricerche sull’istinto a cooperare, si concretizza nella continua e attiva partecipazione delle persone a decisioni che riguardano i singoli e la collettività: una democrazia partecipativa sociale attuata tramite Giurie Temporanee Sorteggiate.
Da modello a realtà
Resta da valutare se e come Filoponìa possa passare da modello a realtà.
La risposta al quesito è demandata a una sperimentazione, possibile hic et nunc e le cui modalità sono ben affrontate e risolte con lo scopo anche di stanare gli eventuali comportamenti anomici del modello. D’altronde Filoponìa è pensata proprio per avere le peculiarità necessarie a essere implementata. Fra queste, di cui la maggioranza sono tecnicismi, ne spicca una sociale, la conciliazione. Che offre agli attuali tre contendenti (capitalismo, socialismo e quello che viene definito 1%, cioè la finanziarizzazione) compensazioni per favorire la conciliazione; al capitalismo il pieno e libero accesso al fare impresa e l’assenza di tasse; al socialismo il raggiungimento dell’uguaglianza e la pari dignità fra la proprietà privata dei mezzi di produzione e la proprietà personale della forza lavoro; all’1% la sacralità del perdono e il mantenimento della ricchezza.
Filoponìa, infatti, vuole apportare un proprio pensiero al dibattito sociale, non sobillare alla rivoluzione cruenta; e quanto descritto definisce anche il cui prodest: l’umanità; alla quale viene chiesta una deliberazione sociale che porti alla società filoponica.
Rimane indubbiamente nell’oggi l’esigenza per gli attuali modelli di continuare a confrontarsi e per le persone di scegliere a favore di chi impegnarsi, ciascuno con la propria militanza. Ma è altrettanto indubbia l’esigenza di una ricerca del cosa mettere al suo posto - per Filoponìa al posto dell’accumulazione - di cui parla Keynes; una ricerca che diviene affannosa, viepiù incalzata dalla disuguaglianza e dall’incedere della scienza col suo presentarci scenari ecologici sempre più prossimi e sempre più apocalittici. Al riguardo, è utile citare tre basilari voci.
Papa Francesco e l’Economy of Francesco, con l’invito ai giovani: nessuno oggi dubita che l’economia mondiale abbia bisogno di un rinnovamento. I giovani hanno il talento dell’entusiasmo, della creatività, del futuro. Da qui la necessità di lanciare un patto per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani.
Greta Thunberg, nel porci di fronte alle nostre responsabilità nei confronti dell’universo, sollecita la ricerca di una proposta attuativa alle denunce di Fridays For Future.
E la stessa Decrescita, similmente a FFF, si presenta non come modello economico bensì come un Movimento per la Decrescita.
In risposta, Filoponìa offre a Papa Francesco la fraternità quale pilastro della nuova società, a Fridays For Future un modello economico costruito per raggiungere l’antropizzazione sostenibile e alla Decrescita il divenire parte di questo nuovo modello economico.
In conclusione
In conclusione, e citando l’incipit e la chiusura della descrizione completa di Filoponìa:
In definitiva, capitale diffuso, modello attuabile e congruo in primis per ambiente e parità sociale, proposta operativa praticabile per l’antropizzazione sostenibile e abolizione del debito fanno di Filoponìa sia un modello a sé stante, quindi fuori dal dualismo fra capitale privato e capitale collettivo, sia, pertanto, una vera, completa e reale innovazione.
Concludo a parole stentoree: se l’economia moderna nasce due secoli e mezzo fa con la filosofia morale de La ricchezza delle nazioni, posso affermare che Filoponìa, in parte anch’essa opera di filosofia morale, ne chiude l’epoca. Il capitale diffuso e lo spostamento del limite dall’economia all’ambiente, infatti, tolgono all’economia la centralità nella società; e mentre da una parte la riportano alla sua etimologia, dall’altra la liberano dal giogo del rettangolo del PIL per svilupparla appieno.
Ovvero l’intrinseca alterità di Filoponìa: la società libera dall’economia e l’economia libera dal debito.
Filoponía. Una propuesta eumanística y su experimentación cubana
Filoponía es un modelo innovador ehumanista (adjetivo relacionado con ehumanismo, crasis neologística entre eu- y humanismo: movimiento por una nueva humanidad marcada por el bien), en el que, por fin, existe una coexistencia pacífica entre el medio ambiente, el mercado y la igualdad.
En resumen, si la economía moderna nació hace dos siglos y medio Filoponía cierra su época. El capital difuso y el traslado del límite de la economía al medio ambiente, de hecho, despojan a la economía de su centralidad en la sociedad; y mientras por un lado la devuelven a su etimología, por otro la liberan del yugo del PIB para desarrollarla plenamente. Es decir, la alteridad intrínseca de Filoponía: la sociedad libre de la economía y la economía libre de la deuda.
La propuesta, de hecho, es la de un filopónico ehumanismo, el renovado humanismo terrícola: situado en la Tierra y en estrecha relación con ella; pacífico; que vincule las opciones sociales y económicas al respeto del medio ambiente y las personas entre sí mediante relaciones sociales inclusivas; que exalte la colectividad y la singularidad. En definitiva, un proyecto social capaz de contrastar y sustituir, culturalmente como en la realidad, el de la acumulación.
Es el reto que ha aceptado y hecho suyo la ANEC (www.anec.cu), Asociación Nacional de Economistas y Contadores de Cuba ONG con Status Consultivo Especial en ECOSOC, Naciones Unidas (https://ecosoc.un.org/en).
Desde finales de enero de 2025, de hecho, estamos trabajando en el proyecto para la experimentación de Filoponía en una municipalidad cubana: tras obtener hace unos días el visto bueno al proyecto por parte de la Junta Nacional de ANEC, estamos preparando la documentación para la autorización del MINCEX, Ministerio de Comercio Exterior de Cuba.
El objetivo es evaluar en la realidad la solidez del modelo y optimizarlo: en busca de la ehumanidad.
Con este fin, también se ha puesto en marcha una campaña de crowdfunding para sufragar los gastos de difusión de Filoponía, en la que se destaca como elemento decisivo: https://gofund.me/03775845.
A continuación se muestra el texto Filoponía en tres páginas, un resumen del modelo.
Filoponía en tres páginas
El capitalismo no es inteligente, no es bello,
no es justo, no es virtuoso y no cumple sus promesas.
En resumen, no nos gusta y empezamos a despreciarlo.
Pero cuando nos preguntamos qué poner en su lugar,
seguimos sumamente perplejos.
John Maynard Keynes
Aquí se ilustra una utopía, con el doble propósito de subrayar algunos inconvenientes básicos del orden económico actual y la posibilidad - por el momento sólo un modelo - de la existencia de un orden innovador. Filoponía, de hecho, es un modelo ehumanista (adjetivo relacionado con ehumanismo, crasis neologística entre eu- y humanismo: movimiento por una nueva humanidad marcada por el bien), por lo que también económico y social, coherente y aplicador de un nuevo paradigma. Al igual que una campaña arqueológica, Filoponía lleva tiempo excavando para identificar en qué capa se encuentra el mínimo común denominador que rige los dos mayores problemas actuales: la desigualdad social y el saqueo del medio ambiente; identificándolo finalmente con la acumulación: son varios milenios los que la humanidad vive y actúa -y desarrolla teorías económicas- en el paradigma de la acumulación y sufriendo sus consecuencias, aun oponiéndose a ella en algunos casos (socialismo y decrecimiento, por poner dos ejemplos muy importantes). La acumulación podría definirse como un comportamiento anómalo de las primeras comunidades basadas en la mutualidad; con alguien que, yendo más allá del intercambio inmediato e igualitario, comienza a acumular; hasta que la acumulación, a medida que aumenta, se convierte en poder: juntos inician una deriva que llega hasta nosotros. Podemos resumir el camino de la humanidad mediante el sobrevenirse de: descubrimiento de la abundancia (agricultura), acumulación, deuda, escritura, dinero, capital de acumulación. Es Esopo, con La cigarra y la hormiga, quien describe perfectamente el comportamiento anómalo: la acumulación en sí es positiva cuando se trata de previsión ante un futuro incierto, mas deriva en comportamiento anómalo de la mutualidad cuando se vincula al poder, desembocando en prevaricación: ¡ahora baila durante el invierno! es la quintaesencia de la brutal, grosera y descarada altanería del paradigma de la acumulación. Pero también es una negación de la humanidad: si la interpretación actual, cuya peor versión se convierte en una justificación de la explotación, es la incitación al trabajo, también es posible dar una lectura diferente, una lectura social. Parece claro que la hormiga es productiva, mientras que la cigarra es improductiva, refiriéndose estas connotaciones a la obtención de alimentos, como metáfora de la subsistencia. Sin embargo, sabemos que la productividad pertenece a los seres vivos en general: son las actividades improductivas, ya sean de trabajo o de ocio, las que caracterizan a los seres humanos; y dan a la vida calidad, que se convierte en la verdadera distinción entre sociedades, lugares, comunidades, trabajos u ocio: en definitiva, todos los espacios relacionales. En este sentido, Filoponía ofrece la posibilidad de ampliar el concepto de trabajo útil para los individuos, los grupos y la sociedad en general, así como el tiempo de ocio, también central y amplificado; y esto permite una vida más plena, digna y diversificada.
Dos elementos que más divergen del presente
Los dos elementos que más divergen del presente son el capital difuso y el traslado del límite: en comparación con el paradigma actual constituyen un cambio de rumbo tan esencial que va más allá de la idea misma de una sociedad diferente para convertirse en una nueva humanidad. De hecho, la propuesta es la de un filopónico ehumanismo, el renovado humanismo terrícola: situado en la Tierra y en estrecha relación con ella; pacífico; que vincule las opciones sociales y económicas al respeto del medio ambiente y las personas entre sí mediante relaciones sociales inclusivas; que exalte la colectividad y la singularidad.
En definitiva, un proyecto social capaz de contrastar y sustituir, culturalmente como en la realidad, el de la acumulación.
¿Cómo puede ser Filoponía un modelo económico en sí mismo, en general y en particular en lo que respecta al dualismo entre capital privado y colectivo? Hay tres aspectos fundamentales a considerar, la abolición de la deuda, la viabilidad del modelo y la posibilidad de un comportamiento anómalo. La creación de dinero por particulares lo ha desconectado de la economía real, volviéndolo virtual: la extensión de esta virtualidad a todo el género humano da como resultado un dinero disponible, como si fuera un Bien Común al alcance de todos, como lo es el aire; y cuya consecuencia es el capital difuso, que se diferencia de los dos modelos existentes hoy en que no procede de la acumulación -expropiación, según Marx-.
Y aquí tenemos la separación clara. La primera y más importante consecuencia es la abolición de la deuda, que en Filoponía no tiene razón de ser, y cuya desaparición también conlleva la desaparición de las finanzas, principal artífice de la creación artificial de moneda. Sin el sistema de la deuda, se produce también una redefinición por sustracción del dinero, que, despojado de todas sus demás peculiaridades y funciones, vuelve a ser una mera unidad de medida, y por tanto de valor fijo, y un instrumento fiduciario en las relaciones económicas.
Filoponía, por tanto, combina libertad, incluida la económica, e igualdad al lograr una economía serena (easy economy), que conlleva y sostiene los pilares del nuevo modelo: el Estado es más eficiente que el mercado en la producción de servicios esenciales y el mercado es más eficiente que el Estado en la producción de bienes. Lo que se acaba de describir, sin embargo, no es suficiente: también es necesario disolver el binomio dinero/poder, acción que Filoponía lleva a cabo a través de propuestas tanto de microeconomía como de macroeconomía. Por último, hay que tener cuidado de situar cada propuesta en su contexto, tanto inmediato como general, para evaluar sus efectos; de este modo, Filoponía pasa de otro modelo económico a un orden social nuevo e innovador.
Deconstrucción de la sociedad actual
Filoponía surge de la observación y tiene forma de manual de instrucciones; el método utilizado es la deconstrucción de la sociedad actual, cuyos elementos se recomponen de forma diferente. El único elemento que no se incluye en la recomposición es la deuda, con las consecuencias antes mencionadas. Filoponía no inventa nada y cada elemento ya está presente y, por tanto, probado; y el capital difuso también pertenece a lo que ya conocemos: el capital difuso es completamente similar al capital de acumulación, en el sentido de que, al igual que las lanzas, tiene las mismas funciones; a pesar de ello, es intrínsecamente diferente –y ahí radica su innovación– porque tienen una génesis, y en consecuencia una esencia propia, que los hace tan diferentes que llegan a ser opuestos. Tampoco es posible evaluar uno a partir del otro: su adopción conduce a escenarios tan distantes que es improbable juzgar uno con las herramientas del otro. Lo que puede, y debe, definir mejor tal confrontación son los resultados: opresión, saqueo del medio ambiente e inequidad social con el capital de acumulación –especialmente el privado–, igualdad y libertad con el capital difuso.
Y la valuación académica económica al que se ha sometido considera que el modelo es coherente.
Mencionando ahora muy brevemente algunas propuestas, volvamos al capital difuso. Ese está disponible tanto para particulares como para sus organizaciones, cualesquiera que sean, y hasta de los Estados, que utilizarán el capital difuso para sostenerse económicamente en ausencia de fiscalidad, supuesto que establece una relación sin precedentes entre el pueblo y el Estado. La primera y más importante consecuencia es un estado de bienestar completo, del que se mencionan dos aspectos: el ingreso de autodeterminación, que todos reciben desde el nacimiento hasta la muerte y que permite una buena vida, es decir, una vida económicamente serena, es decir, que cubre las necesidades primarias y secundarias, así como algunas necesidades voluptuarias: volviendo a la fábula, el ingreso de autodeterminación borra la pesadumbre de un futuro incierto. Y, desde luego para cualquiera, la escolarización completa y, sobre todo, el dominio completo de las herramientas necesarias para interpretar la realidad.
El capital difuso trae consigo, además, otra consecuencia muy importante, la propiedad privada también de los medios de producción, condición que, junto a la disolución del binomio dinero/poder, lo equipara, al eliminar sus instrumentos de poder y chantaje, a la propiedad personal de la fuerza de trabajo, incluida la del empresario; y esto sustituye al mercado libre por el mercado autodeterminado, en el que el límite se traslada de la economía al medio ambiente.
Resultados sociales y medioambientales del modelo
Los resultados positivos de ser un modelo por derecho propio no son sólo sociales: los medioambientales son igualmente importantes. Si, de hecho, la desigualdad social puede resolverse mediante la lucha de clases, la cuestión medioambiental necesita la unión de clases; pero unirse dentro de la actual economía es consolidar la situación y, por tanto, validar la necesidad del capitalismo, que es actualmente el modelo victorioso. Si, por el contrario, la unión se diera en otro orden social, no habría tal consolidación y la lucha por el medio ambiente se abriría a perspectivas e instrumentos mucho más eficientes y eficaces. Consideremos, pues, la sustitución de la acumulación como elemento constitutivo de la economía: de hecho, está en intrínseca oposición psicológica y fáctica con la protección del medio ambiente. En consecuencia, en Filoponía sólo hay una regla, absolutamente inquebrantable y válida para toda la humanidad y todas sus formas de organización, desde la familia hasta el Estado: el equilibrio medioambiental global. Es decir, la imposibilidad de sobrepasar lo que la Madre Tierra proporciona anualmente, tanto en términos de recursos como de resiliencia. Y aquí es donde se emplaza e interviene el traslado del límite; hoy, y desde siempre, el límite es económico (todos los bienes materiales y casi todos los inmateriales sólo son accesibles a través del dinero), mientras que en Filoponía el límite pasa a ser el medio ambiente; así, la relación humanidad/Naturaleza se reconduce a una relación directa, dejando de ser una relación mediada por la economía y por el dinero: desaparece así el actual contraste entre economía y medio ambiente, hoy en detrimento de este último. Tal configuración conduce a una antropización sostenible.
La abolición de la deuda también contribuye a la antropización sostenible. En efecto, el saqueo del medio ambiente tiene como raíz profunda el tomar hoy lo que no se puede tomar, aplazando su reembolso para mañana: ese es el pensamiento intrínseco de la deuda, sea cual sea la forma que adopte. Y la constante anticipación en el calendario del Día del Sobregiro de la Tierra (Earth Overshoot Day) lo demuestra claramente. Tanto los efectos sociales como medioambientales de la eliminación de la deuda conducen, pues, a la constatación de que la nueva economía y la deuda son un oxímoron. Y ni siquiera eso es suficiente: profundizando en el tema se descubre que no puede existir una nueva economía si una vez más ésta se basa en la acumulación.
Automatización en el modelo filopónico
Integrada en el modelo filopónico, la automatización total conducirá a múltiples escenarios, mutuamente equivalentes, situados entre el no-empleo total y el pleno empleo. La Filoponía, pudiendo anticipar un escenario gracias a sus prerrogativas, propone el pleno empleo, basando esta elección en varios elementos; entre ellos, la participación de todos en la creación y mantenimiento y mejora de la nueva sociedad filopónica; y en este sentido, el trabajo pasa de ser un derecho (hoy en día mayoritariamente menospreciado) a ser un deber: la acción humana en beneficio del interés general y colectivo, impregnado, por tanto, por un alto sentido cívico y moral.
Parece, por tanto, que la sociedad filopónica se funda en la exaltación de la meritocracia; pero es al contrario: si la meritocracia es la construcción artificial de una casta más, la Filoponía se basa en el compromiso, única característica común a todos y al margen de cualquier otra peculiaridad; así como del ámbito en el que se desarrolla la acción humana. El propio sustantivo Filoponía significa laboriosidad, y con énfasis en fatiga/ponos que aquí se interpreta como compromiso, ampliando así su significado.
De la redistribución al reparto igualitario
Todo esto, y las muchas otras propuestas que no se examinan aquí, da como resultado una sociedad ya no de redistribución, sino de reparto igualitario al principio y para todos. Por otro lado, la redistribución es viciosa en la base, sancionando de hecho la existencia de subdivisiones y clases.
Mientras que la Filoponía tiene como piedra angular la fraternidad, cuya definición más bella y convincente es la del Papa Francisco: En efecto, mientras que la solidaridad es el principio de planificación social que permite a los desiguales convertirse en iguales, la fraternidad es lo que permite a los iguales ser diferentes. Para quedarnos en un modelo económico más prosaico, basta con sustituir la solidaridad por la redistribución, y el efecto permanece.
Con la fraternidad sustituyendo a las clases y a la lucha entre ellas, la verdadera apuesta de Filoponía, entonces, es la de la positividad intrínseca de la humanidad, hasta ahora engañada por milenios de superestructura construida sobre el supuesto egoísmo intrínseco de los seres humanos y cuyo producto es la desigualdad, la desdicha y el saqueo del medio ambiente. Por el contrario, y a partir de la investigación sobre el instinto de cooperación, una apuesta filopónica se concreta en la participación continua y activa de las personas en las decisiones que afectan a los individuos y a la comunidad: una democracia social participativa implementada mediante Jurados Electorales Temporales.
Del modelo a la realidad
Queda por ver si la Filoponía puede pasar del modelo a la realidad, y cómo.
La respuesta a esta pregunta se deja a la experimentación, que es posible hic et nunc y cuyas modalidades están bien abordadas y resueltas, con el objetivo también de corregir cualquier comportamiento anómalo del modelo. Por otra parte, Filoponía está diseñada precisamente para tener las particularidades necesarias para su aplicación. Entre éstas, en su mayoría tecnicismos, destaca una de carácter social: la conciliación. Que ofrece a los tres contendientes actuales (capitalismo, socialismo y lo que se llama el 1%, es decir, las finanzas) compensaciones para facilitar la conciliación; al capitalismo el acceso pleno y libre a hacer empresa y la ausencia de impuestos; al socialismo el logro de la igualdad y la igual dignidad entre la propiedad privada de los medios de producción y la propiedad personal de la fuerza de trabajo; al 1% la santidad del perdón y la preservación de la riqueza.
La Filoponía, de hecho, quiere aportar su propio pensamiento al debate social, no incitar a la revolución sangrienta; y lo descrito define también el cui prodest (quién se beneficia): la humanidad; a la que se pide una deliberación social que conduzca a la sociedad filopónica.
Sin duda, en el mundo actual, sigue siendo necesario que los modelos actuales continúen confrontándose y que las personas elijan por quién comprometerse, cada una con su militancia. Pero igualmente indudable es la necesidad de una búsqueda de qué poner en su lugar - según Filoponía en lugar de acumulación- de la que habla Keynes; búsqueda que se vuelve angustiosa, cada vez más presionada por la desigualdad y por la marcha de la ciencia con su presentación de escenarios cada vez más cercanos y cada vez más apocalípticos. En este sentido, es útil mencionar tres temas básicos.
El Papa Francisco y la Economía de Francisco, con su invitación a los jóvenes: nadie duda hoy de que la economía mundial necesita una renovación. Los jóvenes tienen el talento del entusiasmo, de la creatividad, del futuro. De ahí la necesidad de lanzar un pacto para cambiar la economía actual y dar un alma a la economía del mañana.
Greta Thunberg, al confrontarnos con nuestra responsabilidad ante el universo, insta a buscar una propuesta práctica a las quejas de Fridays For Future.
Y el propio Decrecimiento, de forma similar al FFF, se presenta no como un modelo económico sino como un Movimiento por el Decrecimiento.
En respuesta, Filoponía ofrece al Papa Francisco la fraternidad como pilar de la nueva sociedad, a Fridays For Future un modelo económico construido para lograr una antropización sostenible, y al Decrecimiento el formar parte de este nuevo modelo económico.
En conclusión
En conclusión y citando el prólogo y el cierre de Filoponía:
En definitiva, el capital difuso, la abolición de la deuda, un modelo viable y congruente ante todo con el medio ambiente y la igualdad social, una propuesta operativa viable para la antropización sostenible hacen de Filoponía un modelo en sí mismo, fuera por tanto del dualismo entre capital privado y colectivo, y, por tanto, una innovación verdadera, completa y real.
Termino con palabras estentóreas: si la economía moderna nació hace dos siglos y medio con la filosofía moral de La riqueza de las naciones, puedo decir que Filoponía, también en parte obra de filosofía moral, cierra su época. El capital difuso y el desplazamiento del límite de la economía al medio ambiente, de hecho, quitan a la economía su centralidad en la sociedad; y mientras por un lado la devuelven a su etimología, por otro la liberan del yugo del rectángulo del PIB para desarrollarla plenamente.
Es decir, la alteridad intrínseca de Filoponía: la sociedad libre de la economía y la economía libre de la deuda.
Filoponia. A humanistic proposal and its Cuban experiment
Philopony is an innovative ehumanistic model (adjective related to ehumanism, neologistic crasis between eu- and humanism: movement for a new humanity based on the good), in which, finally, there is peaceful coexistence between environment, equality and market.
In a nutshell, if modern economics was born two and a half centuries ago Philopony closes that era. Diffuse capital and the shifting of the limit from the economy to the environment, in fact, take away the centrality of the economy in society; and while on the one hand bringing it back to its etymology, on the other hand freeing it from the yoke of the GDP in order to develop it fully. That is, the intrinsic otherness of Philopony: society free from the economy and the economy free from debt.
The proposal, in fact, is that of a philoponic ehumanism. the renewed Earth’s humanism: placed on Earth and in close relationship with it; peaceful; linking social and economic choices to respect for the environment and people to each other through inclusive social relations; exalting collectivity and singularity. In short, a social project capable of contrasting and replacing, culturally as in reality, that of accumulation.
This is the challenge taken up and embraced by ANEC (www.anec.cu), Asociación Nacional de Economistas y Contadores de Cuba ONG con Status Consultivo Especial en ECOSOC, Naciones Unidas (https://ecosoc.un.org/en); since the end of January 2025, we have been working on a project to trial Philopony in a Cuban municipality: having obtained approval for the project from the Junta Nacional of ANEC a few days ago, we are preparing the documentation for authorisation by MINCEX, Ministerio de Comercio Exterior de Cuba.
The goal is to evaluate the model's viability in reality and optimise it: in pursuit of ehumanity.
To this end, a crowdfunding campaign has also been set up to support the costs of distributing Philopony, which is a decisive factor: https://gofund.me/03775845.
Below is the text Philopony in three pages, a summary of the model.
Philopony in three pages
Capitalism is not intelligent, it is not beautiful,
it is not fair, it is not virtuous and it does not keep its promises.
In short, we don’t like it and we are beginning to despise it.
But when we ask ourselves what to put in its place,
we are extremely perplexed.
John Maynard Keynes
A utopia is illustrated here, with the dual purpose of emphasising some basic drawbacks of the current economic order and the possibility - at the moment only a model - of the existence of an innovative order. Philopony, indeed, is a ehumanistic model (adjective related to ehumanism, neologistic crasis between eu- and humanism: movement for a new humanity based on the good), so also social and economic, coherent and implementing a new paradigm.
Like an archaeological campaign, Philopony has long been digging for the “layer” of the lowest common denominator underlying the two major problems of today, social inequality and the plundering of the environment; finally identifying it with accumulation: it is several millennia that mankind has lived and acted - and elaborated economic theories - in the paradigm of accumulation and has suffered its consequences, although in some cases opposed to it (socialism and degrowth, to give two very important examples).
Accumulation could be defined as an anomalous behaviour of the first communities based on mutuality; with someone who, going beyond immediate and equal exchange, begins to accumulate; until accumulation, by increasing, turns into power: together they begin a path that reaches us.
We can summarise the path of humankind through the succession of: the discovery of abundance (agriculture) - accumulation - debt - writing - money - accumulation capital. It is Aesop, with The Grasshopper and the Ant, who perfectly describes anomalous behaviour: accumulation in itself is positive if it is foresight towards an uncertain future; it becomes anomalous behaviour of mutuality when it binds itself to power, resulting in prevarication: and now dance! it is quintessence of the brutal, coarse, shameless arrogance of the accumulation paradigm. But it is also a denial of humanity; if the current interpretation, whose worst version becomes a justification for exploitation, is the incitement to work, it is possible, likewise, to give a different reading, a social reading. It seems clear that the ant is productive, while the cicada is unproductive; referring these connotations to the procuring of food, as a metaphor for subsistence. And yet, we know that productivity belongs to living beings in general: it is the unproductive activities, whether work or leisure, that characterise human beings; giving life quality, which becomes the true discriminator between societies, places, communities, jobs, leisure: in short, all containers of relationships. In this sense, Philopony offers the possibility of expanding the concept of useful work for individuals, groups and society at large, as well as leisure time, which also is central and amplified; and this allows for a fuller, more dignified and diversified life.
Two elements of detachment from today
The two elements of detachment from today are diffuse capital and the shifting of the limit: compared to the current paradigm they constitute a turnaround so essential that it goes beyond the very idea of a different society to entail a new humanity. The proposal, in fact, is that of a philoponic ehumanism, the renewed Earth’s humanism: placed on Earth and in close relationship with it; peaceful; linking social and economic choices to respect for the environment and people to each other through inclusive social relations; exalting collectivity and singularity.
In short, a social project capable of contrasting and replacing, culturally as in reality, that of accumulation.
How can Philopony be an economic model in its own right, in general and in particular with respect to the dualism between private and collective capital? There are three fundamental aspects to be assessed, the abolition of debt, the feasibility of the model and the possibility of anomalous behaviour. The creation of money by private individuals has disconnected it from the real economy, making money virtual: extending this virtuality to the entire mankind one has available money, as if it were a Common Good within everyone’s reach as is air; and the consequence of which is widespread capital, which differs from the two models existing today in that it does not come from accumulation - expropriation, according to Marx -.
And here is the clear separation. The first and most important consequence is the abolition of debt, which in Philopony has no reason to exist, and whose disappearance also leads to the disappearance of finance, the primary creator of artificial money. Without the debt system, there is also a redefinition by subtraction of money which, stripped of all other peculiarities and functions, becomes only a unit of measurement, and therefore a fixed value, and a fiduciary instrument in economic relations.
Philopony, therefore, combines freedom, including economic freedom, and equality by achieving the easy economy which entails and supports the pillars of the new model: the State is more efficient than the market in the production of essential services, and the market is more efficient than the State in the production of goods. However, what has just been described is not enough: it is also necessary to dissolve the binomial money / power, an action that Philopony carries out through both micro and macroeconomic proposals. Finally, there is the attention paid to placing every single proposal in the context, both immediate and general, to evaluate its effects; therefore, the passage of Philopony from another economic model to a new and innovative social order takes place.
Deconstruction of the current company
Philopony springs from observation and is in the form of an instruction manual; the method used is the deconstruction of the current company, whose elements are recomposed differently. The only element that is not part of the recomposition is the debt, with the consequences mentioned above. Philopony does not invent anything and each element has already been present for some time, and therefore tested; and diffuse capital also belongs to what we already know: diffuse capital is entirely similar to accumulation capital in the sense that it performs the same tasks; nevertheless, it is intrinsically different from it - and therein lies its innovation - because they have a genesis, hence a quiddity, that makes them so different as to be opposites. Nor is it possible to evaluate one of them on the basis of the other: their adoption leads to scenarios so distant that it is unlikely to judge one with the tools of the other. It is on the outcomes that the comparison can, and must, take place: defeat, plundering of the environment and social inequity with accumulation capital - especially private capital -, equality and freedom with widespread capital.
And the economic referee to which it was subjected confirmed the coherence of the model.
Hinting now very briefly to some proposals, let us return to widespread capital. To respect its definition in its essence, it is available to both individuals and their organisations, whatever they may be and up to the States, who will use the widespread capital to sustain themselves economically in the absence of taxation, premise that establishes an unprecedented relationship between people and State. The first and most important consequence is a complete welfare, of which two aspects are mentioned; the self-determination income, which anyone receives from birth to death and allows a good life, that is a life that is economically peaceful, or with the coverage of primary and secondary needs as well as some discretionary needs: returning to the fable, the self-determination income erases the worry of an uncertain future. And, always for anyone, full schooling and, above all, complete mastery of the tools necessary to interpret reality.
Widespread capital also brings with it another very important consequence, private ownership even of the means of production, a condition that, combined with the dissolution of the binomial money / power, places it, eliminating the tools of power and blackmail, with equal dignity with personal property of the workforce, including that of the entrepreneur; and this replaces the free market with the self-determined market: one in which the limit is shifted from the economy to the environment.
Outcomes social and environmental
The positive outcomes of being a model in its own right are not just social: the environmental ones are just as important. If, in fact, social disparity can be resolved through the class struggle, the environmental question requires the union of classes; but to unite while remaining within the current economy means to crystallize the situation and, therefore, to sanction the need for capitalism, which at the moment is the victorious model. If, on the other hand, the union took place in another social order, there would not be this crystallization and much more efficient and effective prospects and tools would open up to the struggle for the environment. Consider, then, the replacement of accumulation as a constitutive element of the economy: indeed, it is in intrinsic opposition, psychological and factual, to environmental protection. Consequently, in Philopony there is a single rule, absolutely insurmountable and valid for the whole of humanity and all its forms of organization, from the family to the State: global environmental balance. That is the impossibility of overcoming what Mother Earth makes available annually, both in terms of resources and in terms of resilience. And herein lies in the shift of the limit; today, and always, the limit is economic (all material goods and almost all immaterial goods are only accessible through money), whereas in Philopony the limit becomes the environment; in this way, the relationship between humanity and Nature is brought back to a direct relationship, no longer a relationship mediated by the economy and money: the current contrast between economy and environment, today to the detriment of the latter, thus disappears. Such an approach leads to sustainable anthropization.
The abolition of debt also contributes to sustainable anthropization. The plundering of the environment, in fact, has as its deep root the taking today of what cannot be taken, postponing its restitution to tomorrow: that is, the intrinsic thought underlying the debt, in whatever form it presents itself. And the constant anticipation in the Earth Overshoot calendar Day is a clear demonstration of this.
The social and environmental effects of debt elimination lead, then, to the realization that the new economy and debt are an oxymoron. And even that is not enough: excavating deeper we discover that there can be no new economy if it is once again based on accumulation.
Automation in the Philoponic model
Inserted in the philoponic model, the completed automation will lead to multiple, mutually equivalent scenarios situated between total non-employment and full employment. Philopony, being able to anticipate one scenario due to its prerogatives, proposes full employment, basing this choice on various elements; among these the participation all in the creation and maintenance and improvement of the new philoponic society; and in this sense, work passes from being a right (today mostly disregarded) to being a duty: human action for the benefit of the general and collective interest, characterized, therefore, by a high civic and moral sense.
It seems, therefore, that the philoponic society is founded on the exaltation of meritocracy; but it is the opposite: if meritocracy is the artificial construction of the umpteenth caste, Philopony has commitment as its basis, the only characteristic common to anyone and regardless of any other peculiarity; as well as from the sphere in which human action takes place. The noun Philopony itself means industriousness, and with an accent on fatigue / ponos which is here interpreted as commitment, thus broadening its meaning.
From redistribution to distribution
From all this, and from the many other proposals not examined here, it is no longer a company of redistribution but of distribution upstream and for anyone. On the other hand, redistribution is flawed at the base, effectively sanctioning the existence of subdivisions and classes.
While Philopony has fraternity as its supporting pillar, whose most beautiful and engaging definition is by Pope Francis: In fact, while solidarity is the principle of social planning that allows unequal people to become equals, fraternity is what allows equals to be different people. To remain in a more prosaic economic model, it is sufficient to replace solidarity with redistribution, and the effect persists.
With fraternity replacing the classes and the struggle between them, the real bet of Philopony, then, is that of the intrinsic positivity of humanity, hitherto misled by millennia of superstructure built on the assumed inherent selfishness of human beings and whose product is inequality, unhappiness and pillage of the environment. Philoponic bet which, on the other hand and based on research on the instinct to cooperate, takes the form of the continuous and active participation of people in decisions that affect individuals and the community: a participatory social democracy implemented through Temporary Juries Drawn.
From model to reality
It remains to be assessed whether and how Philopony can pass from model to reality.
The answer to the question is referred to an experimentation, possible hic et nunc and whose modalities are well addressed and resolved, with the aim also of flushing out any anomalous behaviour in the model. On the other hand, Philopony is designed precisely to have the peculiarities necessary to be implemented. Among these, of which the majority are technicalities, a social one stands out, conciliation. Which offers the current three contenders (capitalism, socialism and what is defined as 1%, i.e. financialisation) compensation to favor conciliation; to capitalism full and free access to doing business and the absence of taxes; to socialism the achievement of equality and equal dignity between the private ownership of the means of production and the personal property of the labor force; at 1% the sacredness of forgiveness and the maintenance of wealth.
Philopony, in fact, wants to bring its own thought to the social debate, not to provoke the bloody revolution; and what is described also defines cui prodest: humanity; which is asked for a social resolution that leads to the philoponic society.
Undoubtedly, there remains in today’s world the need for current models to continue to confront each other and for people to choose for whom to commit themselves, each with their own militancy. But the need for a search for what to put in its place - for Philopony in place of accumulation - of which Keynes speaks is equally undoubted; a research that becomes frantic, more and more pressed by inequality and by the advance of science as it presents us with ever closer and ever more apocalyptic scenarios. In this regard, it is useful to mention three basic items.
Pope Francis and the Economy of Francesco, with an invitation to young people: no one today doubts that the world economy needs renewal. Young people have a talent for enthusiasm, creativity, the future. Hence the need to launch a pact to change the current economy and give a soul to the economy of tomorrow.
Greta Thunberg, in confronting ourselves with our responsibilities towards the universe, urges the search for an implementation proposal to the complaints of Fridays For Future.
And Degrowth itself, similarly to FFF, presents itself not as an economic model but as a Movement for Degrowth.
In response, Philopony offers to Pope Francis fraternity as a pillar of the new society, to Fridays For Future an economic model built to achieve sustainable anthropization and degrowth to become part of this new economic model.
In conclusion
In conclusion and quoting the opening and closing words of Philopony:
Ultimately, widespread capital, debt abolition, a feasible and congruous model primarily for the environment and social equality, a viable operational proposal for sustainable anthropization make Philopony both a model in its own right, therefore out of the dualism between private and collective capital, is, therefore, a true, complete and real innovation.
I close in stentorian words: if modern economics was born two and a half centuries ago with the moral philosophy of The Wealth of Nations, I can affirm that Philopony, in part also a work of moral philosophy, closes that era. Diffuse capital and the shifting of the limit from the economy to the environment, in fact, take away the centrality of the economy in society; and while on the one hand bringing it back to its etymology, on the other hand freeing it from the yoke of the GDP rectangle in order to develop it fully.
That is, the intrinsic otherness of Philopony: society free from the economy and the economy free from debt.