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Utopia: andare oltre ciò che è presente, cercando ciò che fino ad ora non è stato, ma si spera, nonostante tutto, possa essere. L'utopia l'utopia ha una triplice funzione.
Osservare in luce critica le organizzazioni vigenti. Indicare ideali etici: ideali che, anche se lontani dalla realtà immediata, possono indirizzare l'azione individuale e collettiva. Ipotesi di lavoro, in grado di mostrare i risultati che si potrebbero ottenere mediante una organizzazione totalmente differente da quella presente.


Lo sforzo creativo e immaginativo teso ad andare oltre ciò che è presente, cercando ciò che fino ad ora non è stato, è ben rappresentato da una parola: utopia.

La parola è greca nel senso e nelle parti che la compongono, ma è frutto del pensiero rinascimentale. Non a caso parola creata, frutto di immaginazione. La parola appare nel titolo del Libellus vere aureus nec minus salutaris quam festivus de optimo republicae statu deque nova insula Utopia, (Libretto veramente aureo, non meno utile che dilettevole, sulla migliore forma di stato e sulla nuova isola di Utopia), opera in prosa latina, in parte in forma di dialogo, dell'inglese sir Thomas More (1478-1535), pubblicata nel 1516 a Lovanio, e solo nel 1551 in Inghilterra.

Sono anni in cui si recupera la tradizione greca e latina per immaginare un nuovo umanesimo. Sono gli anni del rinnovamento nell'arte di Raffaello, di Leonardo, ma anche della rivoluzione copernicana, della scoperta dell'America e della riforma protestante.

Seguace di Pico della Mirandola, amico di Erasmo da Rotterdam, sir Thomas Moore, per noi Tommaso Moro, non era per indole un uomo d'azione, ma fu distolto dai suoi studi dall'impegno politico, fino ad essere chiamato dal re Enrico VIII a coprire nel 1529 il ruolo di Cancelliere del Regno.

L'opera di Tommaso Moro è in realtà scritta in due riprese. Tra il 1510 e il 1515 scrive quella che risulterà essere la seconda parte. Nel 1516, infatti, vi antepone una prima parte. Ai lettori è così offerta nella prima parte una critica durissima dell'Inghilterra di allora. I lettori, di seguito, sono trasportati in uno stato immaginario, esistente in un'isola immaginaria: Utopia.

Ou, 'non', topos, 'luogo'. In greco la parola non esisteva. Il luogo che non c'è, il regno che non c'è. Luogo ideale del quale è possibile parlare con chiarezza, proprio perché lontano da noi, lontano da l troppo vicino, incombente presente.

Il successo della parola, infatti, è dovuto anche al fatto che ci parla di un metodo di indagine e di studio. La ritroveremo declinata in diverse varianti: dalla cacotopia di Bentham, 1818 (greco kakos, 'cattivo'), alla eterotopia di Foucault, 1967 (éteros: 'altro', 'diverso'). Ed anche distopia (prefissso latino dis: negazione o contrapposizione). Ed ucronia (greco kronos, 'tempo'): quasi tutta la letteratura di Science Fiction -termine più preciso dell'italiano fantascienza- ci trasporta infatti in un tempo futuro: ma sempre per ammonirci in merito al nostro presente, e alle nostre responsabilità, attraverso il nostro agire qui ed ora, nella costruzione del futuro. Possiamo anche menzionare altro modo di dire utopia - e qui il pensiero utopico diviene ambito di studio scientifico, disciplina accademica: Counterfactual history: metodo di ricerca consistente nell'immaginare, a valle di eeven ti critici, sviluppi storici alternativi.

Non possiamo fare a meno di ricordare l'utopia che certo Tommaso Moro -grande cultore della civiltà greca- doveva avere, nel momento in cui si accinse a scrivere, più presente di ogni altra fonte: la Politéia di Platone – che noi conosciamo attraverso il titolo latino: Repubblica. Vi si descrive lo Stato ottimo, inteso come realizzazione dell’armonica convivenza basata sulla giustizia.

All'Utopia di Tommaso Moro seguono presto la Città del Sole, di Tommaso Campanella, 1619, la Nuova Atlantide, di Bacone, 1626. Ma possiamo a questo punto venire a noi. Ricordando tre opere del secolo scorso che riprendono direttamente questa tradizione -e che parlano, in realtà di organizzazione.

Noi, scritto dal russo Evgenij Zamjatin, tra il 1919 e il 1921 e pubblicato per la prima volta nel 1924. ci fa vivere in un mondo disegnato in base ai principi di Taylor, “indiscutibile genio”, dove “noi, alla stessa ora e nello stesso momento” ci muoviamo all’unisono, nel rispetto di una vincolante “tabella delle ore”. Aldous Huxley in Brave New World -romanzo scritto nel 1931- ci fa invece vivere nel tempo ‘dopo Ford’. E George Orwell in 1984 -romanzo scritto tra il 1947 e il 1948- ci mostra nelle sue manifestazioni estreme l'agire di quel “social group or class” allora nascente: i manager.

Possiamo concludere che l'utopia ha una triplice funzione.

Prima funzione: permette di osservare in luce critica le organizzazioni vigenti. Seconda funzione: permette di indicare ideali etici: ideali che, anche se lontani dalla realtà immediata, non implementabili nelle condizioni date, possono indirizzare l'azione individuale e collettiva. Terza funzione: si presenta come ipotesi di lavoro, in grado di mostrare i risultati che si potrebbero ottenere mediante una organizzazione totalmente differente da quella presente.


 

Pubblicato il 29 dicembre 2025

Francesco Varanini

Francesco Varanini / ⛵⛵ Scrittore, consulente, formatore, ricercatore - co-fondatore di STULTIFERA NAVIS

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