Scrivo da agnostico che ritiene la laicità una postura preziosa, grande possibilità di poter leggere la realtà senza la lente spesso miope della visione ideologica.
Ma essere laici non significa soltanto non avere un credo religioso dogmatico, ed essere religiosi non vuol dire necessariamente professare una "religio" dogmatico-positiva.
Ogni animo è religioso, ossia ogni uomo si pone inevitabilmente nel corso della sua esistenza le grandi domande sul suo destino, sull'esistenza di un'entità più grande di lui che in qualche modo governi il corso delle cose, l'uomo di ogni tempo si chiede da sempre il perché vi sia l'essere anziché il niente.
Ed io che sono? Si domanda il pastore errante dell'Asia.
Questo vuol dire essere religiosi, nulla a che vedere con la falsa sinonimia religione uguale devozione.
Gaber è stato un uomo profondamente religioso, tutta la sua opera è impregnata da una domanda di significato che deborda da frasi, versi, rime intuizioni.
Forse la sua più grande intuizione religiosa è nella canzone Un'Idea.
Essa và infatti letta o meglio ascoltata come espressione di un desiderio costitutivo e necessario dell'essere uomini e donne.
Un'idea infatti riempie la testa, ma non la pancia, rimane sempre evanescente, concettuale, astratta dal reale.
Un'idea non nutre, con le idee non puoi fare la rivoluzione.
Vi è la necessità storica che le idee prendano una forma concreta, che le idee assumano carne e ossa, che le idee avvengano in un qui ed ora che l'uomo può toccare, mangiare, amare.
Leopardi, lo ha ben compreso in una delle sue vette poetiche, l'inno Alla Sua Donna ove nell'ultima strofa con cuore fervente di amante, auspica che l'idea di Bellezza possa manifestarsi, possa finalmente rendersi creatura di carne e sangue, possa assumere definitivamente sensibil forma.
Il genio laico e al contempo religioso coglie questo dramma profondo e lo restituisce agli uomini.
Il Natale anche solo filosoficamente inteso non è altro che la risposta all'idea astratta di Dio, che "avviene" su questa terra assumendo negli umanissimi tratti la sensibil forma auspicata da Leopardi, rendendosi volto di bambino, riconoscibile e pertanto corrispondente al desiderio di concretezza che ci contraddistingue.
La rivoluzione del Natale cristiano è il passaggio imprevisto e imprevedibile dall'idea astratta di essere Supremo, al fatto concreto e misurabile del Dio-uomo e dell'Uomo Dio, che può essere non solo riconoscibile,ma anche potenzialmente oggetto di amore vero.
Se potessi mangiare un'idea avrei fatto la mia rivoluzione.
Un'idea non puoi amarla a lungo, sarebbe come amare un fantasma, ti sfugge, evapora si annienta.
Se potessi mangiare un'idea avrei fatto la mia rivoluzione, che grande coraggio ci voleva negli anni settanta per affermare un pensiero così forte, e all'epoca la gente in fondo pensava, lottava si sacrificava.
Oggi è ancora più difficile nel clima di nichilismo gioioso e qualunquista che censura ogni elemento tragico che accade nella realtà.