Ho un ricordo nitido dei quaderni e dei fogli che mia madre scriveva e conservava. Erano pieni di proverbi, citazioni, frasi di personaggi famosi. Parole che, per un motivo o per l'altro, l’avevano colpita. Leggeva molto e aveva una buona cultura generale, che le permetteva di commentare gli eventi con lucidità e mai con superficialità. Certo, alcune sue opinioni erano influenzate dal proprio credo politico, ma sempre espresse con rispetto e senso critico.
Io non ho la stessa abitudine. Non prendo appunti su ciò che leggo e mi colpisce. Eppure, ogni tanto, inciampo in una frase, un proverbio o un pensiero che risveglia in me il desiderio di condividere una riflessione. Lo faccio con la speranza che prevalga la voglia di pensare, non quella di giudicare.
“E gli alberi votarono ancora per l’ascia,
perché l’ascia era furba e li aveva convinti che era una di loro,
perché aveva il manico di legno.”
(proverbio turco)
Mi sono imbattuta oggi in questo proverbio. Più che buon senso, mi è parso una spiegazione potente. Potrebbe essere la chiave di lettura di molte dinamiche che osserviamo ogni giorno: a varie latitudini, in contesti culturali diversi, le scelte di interi popoli sembrano tracciare un futuro che, senza voler sembrare nostalgici, appare distante da quello che molti di noi hanno vissuto o immaginato fino a qualche decennio fa.
Ci ho pensato oggi, ma avrei potuto scriverlo ieri, o dirlo due mesi fa. O fra due mesi. La sensazione è la stessa.
Per anni abbiamo lavorato per rendere “normale” la possibilità di scegliere, anche quando si trattava di percorsi non condivisi dalla maggioranza. Abbiamo difeso il diritto alla diversità, purché rispettosa della libertà altrui. Non è banale, né scontato. Eppure, oggi si tende a trattarlo come tale.
È forse comprensibile che chi detiene il potere cerchi scorciatoie: forme di controllo più o meno velate che semplificano le decisioni e riducono il margine di dissenso. Meno comprensibile è che tante persone accettino di delegare completamente non solo la gestione del bene comune, ma anche scelte che riguardano la loro libertà personale, senza porsi domande.
Lo so: sto semplificando temi complessi. Sono solo riflessioni di una “non addetta ai lavori”. Ma qualcosa dentro di me continua a risuonare. Come se stessimo assistendo a una progressiva trasformazione delle opinioni personali in leggi valide per tutti.
Addio libertà. Una delle parole più belle, subito dopo “futuro”.
So che si potrebbe rispondere che anche la libertà ha dei limiti, e che ciò che per alcuni è un diritto, per altri è un pericolo. Ma qui non parliamo di valori assoluti (su cui, pure, si può discutere – basti pensare al comandamento “non uccidere”), bensì di quelle libertà che non ledono gli altri. Un esempio tra tutti: l’aborto. Tema complesso, ma sempre più spesso utilizzato come terreno di scontro, anziché come spazio di dialogo.
E allora torno al proverbio.
L’ascia è furba. E gli alberi continuano a crederle.
E noi?
Saremo un bosco abbattuto, dopo aver scelto con piena consapevolezza la compagnia di chi, nei fatti, ci somiglia molto meno di quanto ci fa credere?