Il mancato entusiasmo credo dipenda da una forma di ribellione contro la diffusa pratica a ridurre tutto, compresa la mente, a fattori computazionali e algoritmici. Continuo a pensare che noi non siamo un computer, che i nostri neuroni (cellule) non siano semplici unità computazionali, che la realtà interna così come quella esterna non possano essere incapsulate in codici computazionali, che le sinapsi del nostro cervello evidenzino un’intensità e oserei dire una libertà inesprimibili da qualsiasi computer oggi esistente, che la coscienza sia qualcosa di grande, di globale, che non possa essere ricreata attraverso simulazioni, che calcolare non significhi comprendere.
A sedare l’entusiasmo c’è la diffusa e superficiaile accettazione di tecnologie che, mentre si mostrano prepotenti nella loro volontà di potenza, dovrebbero sollecitare tutti a porsi domande profonde, umanistiche, esistenziali, critiche e anche etiche. Uguali domande dovrebbero essere poste sul linguaggio usato, che sembra appiattire le parole su significati impoveriti, perché indotti e viralizzati da abili campagne marketing e storytelling opportunamente costruiti. Un esempio su tutti, l'uso della parola creatività per descrivere le meraviglie elargite dalle nuove IA generative, come se la creatività fosse qualcosa di calcolabile e come se la calcolabilità creativa di un computer fosse sufficiente per descrivere la creatività umana.
Su tutto dominano, secondo me, l’assenza di attenzione (fenomenologica) all’esperienza sensoriale, la scarsa riflessione sulla differenza tra pensiero umano e “pensiero” sviluppato da una macchina, la supponenza nel parlare di IA dotate di coscienza quando a oggi la coscienza umana non sappiamo ancora cosa sia, la difficoltà a comprendere quanto sia oggi importante riflettere, discutere e raccontare le specificità della nostra intelligenza in termini di comprensione, di consapevolezza, invece di celebrare le capacità intelligenti di macchine capaci solo di funzionare, calcolare, risolvere problemi e fornire soluzioni. Non ci si interroga poi a sufficienza di quanto le nostre scelte e decisioni siano “determinate”, legate all’ambiente o semplicemente casuali, emergenziali e fuori dal nostro controllo.
L’arrivo delle nuove IA ha messo in secondo piano il Metaverso, che sembrava il nuovo trend emergente. Di Metaverso si tornerà a parlare presto. Colonizzata e resa artificiale la mente bisognerà colonizzare e rendere virtuale il corpo.
Viva il NOSTROVERSOhashtNOSTROVERSO!
Invecchiando senza ChatGPT
Carlo Mazzucchelli
23 settembre 2024
A volte mi interrogo sulla mia indifferenza e mancanza di entusiasmo verso le nuove intelligenze artificiali generative, come un segno di invecchiamento. È la prima volta che provo scarso interesse a sperimentare una nuova tecnologia. Eppure, con le IA ci ho giocato agli inizi degli anni 90. Risale a quel tempo anche la lettura del libro di Marvin Minsky, La società della mente, e di altri testi che hanno preparato la strada alle IA odierne.