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Sulla cultura che cancella sono stati scritti saggi e scritti infiniti. Molti scrittori si sono costruiti la loro popolarità su questi temi, salvo poi scegliere il silenzio di fronte al wokismo di destra che si sta affermando, praticando una "cultura che cancella" e un politicamente corretto reazionari che stanno sostituendo (una vera e propria nemesi) la cosiddetta "cultura che cancella" di sinistra. E' una cultura di destra che si è manifestata in modo violento nelle politiche MAGA e di Trump finalizzate a "cancellare" come infetto qualsiasi progetto di inclusione. Una cancellazione che è andata oltre i progetti portando alla eliminazione di posti di lavoro, in particolare quelli ricoperti da donne. Alla deriva assunta da un tipo di cultura che cancella si è sostituita un'altra deriva, autoritaria, conservatrice, forse anche un po' fascista. Ciò che è interessante è lo storytellig dominante che illustra il "fascismo" attuale come una sana reazione al wokismo, al politicamente corretto e alla cultura degenerata della sinistra, salvo poi praticarlo con segno inverso giustificandolo come necessaria reazione e non come scelta politica finalizzata a esasperare il dibattito politico in modo settario e violento e attraverso regole truccate.


Di woke, pur non sapendo bene a cosa la parola si riferisse, ne hanno parlato tutti. Di Cancel Culture o “cultura che cancella” anche, soprattutto per evidenziare gli errori della sinistra democratica degli Stati Uniti che, con le sue esagerazioni e azioni aggressive di censura ha finito per generare la reazione di rigetto che ha contribuito alla vittoria di Trump e del movimento MAGA. 

Storicamente parlando la cultura della cancellazione è sempre esistita, oggi è potenziata da strumenti potenti come i social network che hanno trasformato i Torquemada singoli, limitati nel numero, nelle moltitudini insospettabili dei Torquemada odierni che, con un semplice telefonino possono appiccare roghi in ogni luogo e bruciare (annichilire) ogni cosa. Il tutto sempre in presenza di un pubblico gaudente e applaudente, mai sazio degli eccessi dell’inquisizione moderna che permette di accusare chiunque di qualsiasi cosa e di non pentirsi mai di averlo fatto, tanto la verità, si sa, è semplice opinione, fake. 

La cultura che cancella è stata raccontata in Italia da Luca Ricolfi nel suo libro Il follemente corretto nel quale ha messo in guardia dall’ostracismo verso individui o gruppi che esprimono opinioni non allineate al pensiero dominante. Un atteggiamento che rischia di erodere i principi fondamentali della democrazia liberale, la libertà di pensiero e la pluralità delle idee. 

Oggi che il pensiero dominate è cambiato, anche se si fa finta che non lo sia, tanto per dare contro a una sinistra inerte, afona e incapace di ridare valore alle parole, Ricolfi dovrebbe scrivere il sequel del suo libro per raccontare la cultura che cancella attuale. Una cultura, di destra, reazionaria e conservatrice, che mira a rimuovere le verità del passato, a ricostruire la storia secondo nuovi canoni alla ricerca di identità perdute e che mai verranno (ri)trovate. 

Così come la cultura che cancella, nata in sostegno di diritti negati o dimenticati e poi degenerata, ha finito per limitare l’innovazione e ostacolare il progresso, la cultura che cancella conservatrice attuale, non avendo molta cultura di riferimento da sostituire a quella cancellata, si limita a fare proprie figure appartenenti alla cultura criticata e da cancellare, ma soprattutto a cancellare incarichi delle tante istituzioni culturali storiche del nostro paese per mettere al comando persone di parte, magari senza cultura, ma dichiaratamente di parte. 

Il rischio è che della cultura che cancella non si parli più, soprattutto che non si parli della sparizione di un dibattito aperto tra le diverse posizioni e opinioni diverse, che non si intervenga, ad esempio sulla scuola e l’educazione, per promuovere il pensiero critico e l’indipendenza intellettuale, per preparare le nuove generazioni alla complessità e alle crisi emergenti che dovranno affrontare. 

Nel frattempo ai “poveri mortali” senza potere non rimane che affrontare una battaglia campale contro mulini a vento che in realtà sono droni potenti e teleguidati cone: 

  1. Il conformismo diffuso (il politicamente corretto della'era attuale) che tende a uccidere ogni forma di creatività, di opposizione, di pensiero altro, alternativo
  2. Il moralismo emergente (reazionario e bigotto), ma di parte avversa, del politicamente corretto
  3. L’algoritmo che ci ha convinto che tutto possa essere normato e regolato da lui e dalle IA che lo guidano

Mai come oggi serve andare controcorrente, contro tutti i wokismi frutto di esagerazioni ed espressione di ignoranza e aggressività, contro le culture che cancellano di ogni tipo. Serve continuare a dire qualcosa di nuovo, bisogna battersi contro ogni forma (subdola) di (auto)censura, è importante continuare a riuscire a scandalizzare, sostenendo genio e sregolatezza, voci libere e pensiero critico.

Mai come oggi serve andare controcorrente

Pubblicato il 16 luglio 2025

Carlo Mazzucchelli

Carlo Mazzucchelli / ⛵⛵ Leggo, scrivo, viaggio, dialogo e mi ritengo fortunato nel poterlo fare – Co-fondatore di STULTIFERANAVIS

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