L'Europa e il suo Gattopardo: aristocratici decadenti, arricchiti infidi e il suicidio di un continente

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C’è un’immagine che descrive perfettamente l’Europa del nostro tempo: l’aristocrazia decadente del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Un’élite invecchiata, incapace di comprendere il cambiamento in atto, ostinata nel difendere il proprio status mentre il mondo intorno si trasforma. Così, mentre la storia avanza impetuosa, l’Europa rimane ferma, prigioniera delle sue stesse illusioni di grandezza passata.


Nel maggio del 1860, mentre Giuseppe Garibaldi sbarcava in Sicilia con i suoi Mille, l'aristocrazia isolana osservava con distacco e rassegnazione l'avvento di una nuova era. Questo scenario è magistralmente descritto ne *Il Gattopardo*, unico romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958. Il protagonista, Don Fabrizio Corbera, Principe di Salina, incarna la disillusione e l'impotenza di una classe sociale di fronte ai cambiamenti storici.

Oggi, l'Europa sembra rivivere una situazione analoga. Le élite europee, ancorate a un passato glorioso, faticano a riconoscere e affrontare le sfide di un mondo in rapida evoluzione. Questo immobilismo ha aperto la strada a una nuova classe dirigente, spesso priva di visione e guidata da interessi personali, che occupa posizioni di potere senza una reale legittimazione popolare. L’Europa, esattamente come il Regno delle Due Sicilie nel 1860, sembra incapace di riconoscere la propria obsolescenza e si rifugia in un fragile conservatorismo.

Garibaldi e Zelensky: eroi usati e poi traditi

Giuseppe Garibaldi è stato un eroe della sua epoca, un uomo di azione che ha creduto nell'unità italiana al punto da sacrificare la propria vita e il proprio ruolo politico per essa. Tuttavia, una volta compiuta la missione per la quale era stato acclamato e sostenuto, le stesse forze che lo avevano utilizzato lo hanno messo da parte. Dopo la conquista del Regno delle Due Sicilie, il nuovo governo italiano non lo ricompensò con incarichi di prestigio, ma lo relegò a una posizione marginale, ostacolando i suoi progetti e, in alcuni casi, trattandolo con aperta diffidenza. Garibaldi si trovò così isolato, senza il sostegno di coloro che prima lo avevano osannato. 

Oggi, Volodymyr Zelensky sembra vivere un destino analogo. Eletto inizialmente come figura di rinnovamento politico, è diventato, con l'invasione russa del 2022, il simbolo della resistenza dell'Ucraina. Per un certo periodo, ha goduto di un supporto internazionale senza precedenti: armi, finanziamenti, elogi dai leader occidentali. Ma, con il passare del tempo, il sostegno si è affievolito. La lentezza nell'invio di aiuti militari, le esitazioni nella concessione di nuove risorse, e i segnali di stanchezza da parte dell'Occidente suggeriscono che Zelensky potrebbe presto trovarsi nella stessa posizione di Garibaldi: un leader un tempo necessario, poi divenuto scomodo.

Entrambi hanno incarnato l’ideale della lotta per la libertà e l’indipendenza. Entrambi sono stati strumentalizzati dalle potenze politiche che li hanno sostenuti quando facevano comodo, salvo poi lasciarli soli di fronte alle conseguenze delle loro azioni. Garibaldi si vide costretto a ritirarsi a Caprera, amareggiato dall'ingratitudine di coloro che avevano beneficiato delle sue imprese. Zelensky potrebbe presto trovarsi in una posizione simile, con un’Ucraina indebolita e con un Occidente che, dopo averne fatto un’icona, potrebbe voltargli le spalle per concentrarsi su altre priorità geopolitiche.

Il parallelo tra Garibaldi e Zelensky non è solo una riflessione storica, ma un monito su come il potere utilizzi figure carismatiche per poi abbandonarle quando non sono più funzionali agli interessi del momento.

Politica, spazio pubblico e crisi dell’Occidente

Anna Colaiacovo ha osservato che la politica moderna sembra essersi ridotta alla mera amministrazione dell'esistente, priva di una visione futura. Se, come sostiene Hannah Arendt, la politica nasce "tra gli uomini", oggi essa si è trasformata in un dominio burocratico privo di una reale dialettica. Il conformismo dilagante e l’isolamento dell’individuo nella società di massa sono i segnali preoccupanti di una degenerazione della democrazia che, se non arginata, rischia di condurre alla sua lenta erosione.

Colaiacovo riprende Arendt anche su un altro aspetto fondamentale: la necessità di uno spazio pubblico autentico, in cui la pluralità possa manifestarsi liberamente. Oggi, invece, viviamo nell’epoca della burocratizzazione della politica, della riduzione dello spazio democratico e del conformismo ideologico. Le democrazie occidentali sembrano sempre più gestite da amministratori piuttosto che da leader capaci di visione, e questa tendenza si manifesta chiaramente nelle istituzioni europee.

Come scrive Mazzucchelli, "mala tempora currunt". L’Europa si trova di fronte alla scelta tra il naufragio e la ricerca di una nuova rotta. Può rimanere ancorata alla riva, attendendo il crollo definitivo del proprio modello sociale ed economico, oppure può tentare di prendere il largo, cercando di reinventarsi prima che sia troppo tardi. Il rischio è che, come nel Gattopardo, il cambiamento si riduca a una mera illusione: tutto cambia, affinché nulla cambi davvero.

Bibliografia commentata

  • Tomasi di Lampedusa, Giuseppe. "Il Gattopardo". Feltrinelli, 1958.
      Un’analisi sulla decadenza delle élite di fronte al cambiamento storico, parallela alla situazione odierna dell’Europa.
  • Hannah Arendt. "Che cos'è la politica?" Einaudi, 2006.
      Fondamentale per comprendere la crisi dello spazio pubblico e della partecipazione politica.
  • Anna Colaiacovo. "Che cos'è la Politica?"
      Approfondisce il pensiero di Arendt sulla crisi del dibattito pubblico e la degenerazione burocratica della politica moderna.
  • Carlo Mazzucchelli. "Mala tempora currunt"
      Un’analisi della crisi dell’Occidente e della necessità di una nuova visione politica.
  • Zygmunt Bauman. "Modernità liquida". Laterza, 2002.
      Studio della frammentazione sociale e della perdita di riferimenti politici.

Pubblicato il 08 marzo 2025

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / “omnia mea mecum porto”: il vero valore risiede nell’esperienza e nella conoscenza che portiamo con noi