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In un tempo in cui la scuola rischia di diventare sempre più tecnica, burocratica, schiacciata da valutazioni, performance e programmi da “portare a termine”, emerge forte il bisogno di rimettere al centro l’umano. L’educare non può ridursi a trasmettere saperi: è un incontro tra persone, è relazione, è costruzione di significati.


Oggi più che mai si avverte il bisogno di riconoscere il valore delle emozioni, dell’ascolto, della cura, del dialogo autentico nella pratica educativa quotidiana. L’insegnante non è solo un trasmettitore di contenuti, ma un facilitatore di crescita, un testimone di presenza, un adulto significativo in grado di guidare, ispirare e accogliere.

riconoscere il valore delle emozioni, dell’ascolto, della cura, del dialogo autentico nella pratica educativa quotidiana

Tutto questo prevede un percorso formativo costante che possa garantire la manutenzione di una professionalità così singolare.

Esistono insegnanti che non si formano perché lo prevede una normativa, né perché l’investimento è coperto dalla Carta del docente. Si formano perché sentono, intimamente, che il loro lavoro è troppo importante per essere lasciato al caso o alla routine. Hanno compreso che ogni gesto, ogni parola, ogni relazione in classe può essere determinante nella vita di uno studente. E allora scelgono consapevolmente di mettersi in discussione, di crescere, di imparare ancora.

L’insegnante illuminato, così mi piace definire un insegnante di questo genere, non è mosso da incentivi economici – spesso troppo scarsi – e nemmeno dalla speranza che il sistema scolastico cambi magicamente dall’oggi al domani. Lo fa nonostante tutto: nonostante la burocrazia soffocante, le classi affollate, la mancanza di riconoscimento sociale, le riforme che cambiano troppo in fretta o mai abbastanza. Lo fa perché ha compreso che educare significa prendersi cura, accompagnare, aprire possibilità. Ed è proprio questa visione profonda dell’educazione che lo guida e lo sostiene.

Questo tipo di insegnante va ben oltre il programma ministeriale o comunque le indicazioni ricevute. Non si limita a “finire il programma”, ma si chiede chi ha di fronte, quali vissuti, quali fragilità, quali potenzialità. Mette al centro la relazione e l’ascolto, consapevole che senza una connessione umana autentica non può esserci alcun apprendimento significativo. Cura gli aspetti emotivi, promuove il rispetto reciproco, costruisce uno spazio sicuro in cui ogni studente possa sentirsi accolto e valorizzato.

L’insegnante illuminato si forma anche quando è stanco, anche quando il tempo sembra non bastare mai. Lo fa a sue spese, letteralmente e simbolicamente. Frequenta corsi, legge libri, partecipa a incontri e conferenze. Non per accumulare crediti, ma per rispondere a un’urgenza interiore: essere all’altezza della responsabilità che ha scelto di assumersi. Una responsabilità che ha a che fare con le coscienze, con i sogni, con il futuro delle nuove generazioni.

Questi insegnanti esistono. Spesso non fanno rumore. Non sempre vengono premiati, quasi mai celebrati. Ma ci sono, e la loro presenza è un baluardo prezioso in un sistema che troppo spesso dimentica l’essenza dell’educazione. Sono quelli che vedono lo studente dietro il voto, la persona dietro il comportamento, la storia dietro l’errore. Sono quelli che lasciano un segno, a volte indelebile.

L’insegnante illuminato è, prima di tutto, un essere umano che sceglie ogni giorno di esserci, con passione, consapevolezza e responsabilità. È una luce nella scuola e nella società. E nonostante tutto, continua a scegliere di formarsi, perché sa che per educare bisogna prima di tutto continuare ad imparare.

La scuola è un contesto, come tutti quelli dove avvengono interazioni umane, dove non si possono offrire soluzioni chiavi in mano; può così avere un grande valore creare spazi di riflessività, ambiti nei quali diventa irrinunciabile condividere pensieri, idee, timori e dove dal confronto può emergere il senso della possibilità che alimenta una visione condivisa, uno spazio dedicato a chi sente che insegnare è molto più che fare lezione e spiegare contenuti.

Per sostenere questo ruolo complesso e delicato, bisogna riconoscere che è difficile farcela da soli. È possibile allora progettare una comunità di educatori, una rete che si sostiene, che si confronta, che si arricchisce reciprocamente. Un luogo non solo di scambio di strumenti, ma di visioni, esperienze, dubbi, intuizioni e ricerche. Una comunità educante che riconosce il valore della condivisione come motore di rinnovamento e rigenerazione.

Stanno nascendo diverse realtà così configurate per dare forza al pensiero di Grazia Francescato. “I punti luce esistono, occorre fare costellazione”. Gli insegnanti illuminati esistono, occorre farli incontrare, creare una costellazione.

In questa ottica, con  questo spirito nasce il progetto “La scuola sullo schermo”, un percorso pensato per accompagnare docenti, formatori e educatori in spazi di riflessione emozionale e relazionale, attraverso il linguaggio universale del cinema. Le scene selezionate, tratte da film significativi, affrontano temi fondamentali dell’educazione come l’autostima, la comunicazione, l’ascolto, l’orientamento, la relazione in tutti i suoi aspetti principali.

Ogni clip è corredata da una scheda didattica con spunti di analisi, domande guida ed esercizi pratici per portare quei contenuti nella realtà della classe, della formazione o del lavoro educativo. Lo schermo diventa specchio e ponte: specchio delle nostre emozioni, dei nostri ruoli, delle nostre fragilità; ponte verso il dialogo, la riflessione, l’apprendimento trasformativo.

La scuola sullo schermo” non è solo uno strumento, ma un invito a fare della scuola un luogo più umano, dove le emozioni possano essere accolte e non censurate, dove la relazione conti tanto quanto il programma, dove ogni insegnante si possa sentire parte di qualcosa di più grande.

Un nuovo senso di “Insieme” dove diventa più possibile un diverso modo di fare scuola, di essere scuola: una scuola che educa all’umanità, che non dimentica che, prima di ogni apprendimento, c’è una persona. E che ogni persona cresce meglio quando è parte di una comunità che la sostiene.

Sono stati scelti tre brevi pezzi cinematografici commentati, selezionati per aiutare l’insegnante a sviluppare nei suoi alunni l’orientamento personale, l’intelligenza emotiva e il valore della diversità.

Le scene si possono scaricare qui  e sperimentare così il senso, il valore, ma soprattutto che tipo di supporto l’insegnante illuminato potrebbe avere nel praticare “un’educazione ai sentimenti”, educazione irrinunciabile a far sì che dalla scuola non escano solo ragionieri, o ingegneri o tecnici, ma persone pronte ad affrontare il futuro, pronte a vivere la loro vita con consapevolezza e responsabilità, persone che sono cresciute perché in qualche modo “sognate”, come scrive Danilo Dolci, dall’insegnante che ha scelto questo singolare approccio all’educazione.

Ciascuno cresce solo se sognato

 

C’è chi insegna

guidando gli altri come cavalli

passo per passo:

forse c’è chi si sente soddisfatto

così guidato.

 

C’è chi insegna lodando

quanto trova di buono e divertendo:

c’è pure chi si sente soddisfatto

essendo incoraggiato.

 

C’è pure chi educa, senza nascondere

l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni

sviluppo ma cercando

d’essere franco all’altro come a sé,

sognando gli altri come ora non sono:

ciascuno cresce solo se sognato.

 

Danilo Dolci



 

Pubblicato il 10 luglio 2025

Anna Maria Palma

Anna Maria Palma / Professional Counselor, Emotional Intelligence Coach, Consulente, Ambasciatrice Gentilezza

palma@annamariapalma.eu http://www.annamariapalma.eu