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La percezione che nasce dalla lettura di articoli, libri, post, in questo preciso momento storico, è che “non ci resti che…. scrivere”, parafrasando il ben più noto titolo di un film degli anni 80, ma senza escludere l’atto finale che include qualche lacrima.


Scrivere diventa un modo per riflettere, ma soprattutto per condividere opinioni, nuove idee,  per permettere un confronto “civile”, magari grazie a canali alternativi.

Produrre parole che siano la lettura della propria anima da condividere con altri, non un esercizio prodotto da uno dei motori di intelligenza artificiale a cui diamo in pasto un tema. Percepiamoci ,ancora per un po’, proprietari del nostro “sentire”. 

Quando l’umanesimo si diffuse in Italia, tra il XV e XVI secolo, come movimento sia filosofico sia artistico, non poteva che basarsi sui valori della cultura antica (greca e romana).

L’uomo era al centro dell’universo.

La storia dell’umanesimo nei secoli, fino ad oggi, è ricca e variegata. Il suo studio diventa una interessante disamina di teorie filosofiche e di movimenti che ad esso si ispirano e che hanno visto susseguirsi nomi altisonanti della storia del pensiero mondiale, dall’illuminismo, al marxismo, dall’ateismo alle religioni (Islam, cattolicesimo, buddismo).

Oggi, reduce da anni e mesi di notizie disarmanti, non posso che ripensare all’uomo vitruviano, l’uomo come Leonardo lo aveva immaginato, al centro di tutte le cose.

Ecco, quindi, che immagino una combinazione ecclettica di umanesimo ed arte in una mia personale visione del mondo. 

E’ un modo per convincermi che, se secoli di storia ci hanno permesso di concretizzare i pensieri in risultati positivi, forse non tutto è perso. Forse i “corsi e ricorsi” storici, contestualizzati, non si interromperanno proprio ora. Il “meglio” ritornerà.

L’uomo resta al centro dell’universo e la politica diventa lo strumento per dare voce ai valori e non alle ideologie, decadute a rango di “opinioni”.

Perché ciò avvenga dobbiamo scegliere con cura i nostri rappresentanti e rifiutarci di diventare opinionisti improvvisati a favore dell’una o dell’altra fazione. Rifondare la politica si potrebbe, se invece di pensare ai propri interessi si lavorasse per il bene comune che non è difficile da individuare perché è “scritto” in tutti i manifesti di ogni sigla politica.

Ti puoi riconoscere più o meno in un movimento o partito, ma non leggerai mai che un certo schieramento “vuole il male dei cittadini”. Certo il programma è declinato in maniera diversa, sono diverse le priorità, diverse le modalità per raggiungere certi obiettivi.

Già qui, a volte, sembra comincino i problemi.

La cosa certa, però, è che le cose oggi non stiano funzionando non perché gli obiettivi siano sbagliati, ma perché chi dovrebbe portare avanti certe istanze dimentica che è stato eletto proprio per quelle.

Spesso, sono sbagliate le persone.

Noi abbiamo un dovere, di cui ci dimentichiamo, quello di esserci.

Sino a quando la democrazia, pur con tutti i suoi limiti e storture, sarà presente nel nostro quotidiano politico, approfittiamone per dire la nostra, per “votare o non votare” per un certo candidato, ma farlo. Per dire “si o no” ad un referendum, ma mettendo sempre quella semplice “x” che mantiene un grande valore. 

Diceva Moretti in Ecce Bombo “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. 

Oggi la risposta deve essere una sola: esserci. 

Il nostro futuro è e sarà ricco di tecnologie innovative, di ricerca scientifica evoluta, di strumenti potenzialmente arricchenti e quindi orientati ad un benessere che qualche decennio fa non avremmo immaginato. Sarà bellissimo? Potrebbe esserlo se fossimo capaci di arricchirlo di quell’umanesimo necessario a vedere l’uomo ed il suo “bene” come fine ultimo di ogni percorso di cambiamento, quindi come fine ultimo della politica.


 

Pubblicato il 14 aprile 2025

Enza Fumarola

Enza Fumarola / Experienced Executive, Information Technology expert, Digital advisor, M&A advisor, No profit activity

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