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Una governance basata esclusivamente sulla conoscenza potrebbe cadere nella trappola dell’elitismo, alienando i cittadini comuni e creando una nuova forma di disuguaglianza. Tuttavia, ignorare il valore della competenza significa perpetuare un sistema inefficace e vulnerabile.

L’Italia è una nazione che ha costruito la sua identità su una straordinaria eredità culturale, artistica e scientifica. Il Rinascimento, con i suoi innovatori e visionari, è l’emblema di un sistema in cui il talento veniva riconosciuto, valorizzato e messo al servizio del progresso collettivo. Eppure, oggi, questa stessa Italia sembra soffrire di un’inversione di tendenza. La meritocrazia è stata soppiantata dalla mediocrità, spesso alimentata da dinamiche che privilegiano l’appartenenza e la convenienza rispetto alla competenza. In questo contesto, il concetto di epistocrazia emerge come una proposta provocatoria e radicale.

L’epistocrazia, intesa come affidamento del potere decisionale a chi possiede una conoscenza specifica e approfondita, rappresenta una sfida diretta ai principi della democrazia tradizionale. Questa idea, già affrontata da pensatori come Jason Brennan, mette in discussione l’efficacia di un sistema basato sul voto universale, suggerendo che non tutte le opinioni hanno lo stesso peso quando si tratta di affrontare questioni complesse. Ma può un modello basato esclusivamente sulla competenza risolvere le problematiche di un sistema politico e amministrativo ormai segnato da una diffusa incapacità decisionale?

Un esempio illuminante della crisi di competenza è visibile nella pubblica amministrazione italiana. Ministeri e uffici chiave soffrono da decenni di una progressiva perdita di qualità nei processi decisionali e di gestione. Questa situazione non è frutto del caso, ma il risultato di un sistema in cui mediocri hanno promosso altri mediocri, creando una spirale discendente che ha soffocato il talento. In un simile contesto, chi possiede reali competenze è spesso scoraggiato dal mettersi in gioco, relegato ai margini o, peggio, costretto a cercare opportunità altrove.

La pandemia di COVID-19 ha messo in evidenza, come mai prima, l’importanza di affidarsi agli esperti in momenti di crisi. Le decisioni basate sui dati epidemiologici, sull’analisi scientifica e sulle competenze mediche hanno dimostrato come la conoscenza possa salvare vite e orientare politiche pubbliche complesse. Tuttavia, questo stesso periodo ha anche mostrato i limiti di un sistema in cui la conoscenza non sempre dialoga efficacemente con la politica. L’influenza delle decisioni basate su interessi di breve termine ha spesso prevalso sulla razionalità scientifica, evidenziando una frattura tra competenza e governance.

Un parallelo interessante può essere tracciato con la tradizione italiana della panificazione. Il pane, alimento semplice e universale, è un simbolo di resilienza e autenticità culturale. In Italia, la produzione del pane è ancorata a metodi artigianali che valorizzano la qualità delle materie prime e il sapere dei maestri fornai. Negli Stati Uniti, invece, il pane è spesso prodotto su larga scala, con l’aggiunta di zucchero per migliorarne la conservazione e adattarlo a gusti più dolci. Questa differenza non è solo una questione di sapore: è il riflesso di due approcci culturali alla produzione e al consumo. Mentre in Italia si preserva il valore della tradizione, negli Stati Uniti si privilegia la standardizzazione.

Questo esempio apparentemente semplice offre uno spunto per riflettere su come l’influenza di modelli esterni possa alterare le dinamiche locali. L’adozione di pratiche estranee alle tradizioni italiane, spesso guidata da logiche di mercato globali, rischia di compromettere l’autenticità e la qualità dei prodotti. Lo stesso rischio si corre in ambito politico e amministrativo, dove l’adozione di modelli estranei al tessuto culturale italiano può portare a decisioni inefficaci e disconnesse dalla realtà.

Tornando all’epistocrazia, il problema non è solo quello di valorizzare le competenze, ma di integrarle in un sistema che garantisca trasparenza, responsabilità e inclusività. Una governance basata esclusivamente sulla conoscenza potrebbe cadere nella trappola dell’elitismo, alienando i cittadini comuni e creando una nuova forma di disuguaglianza. Tuttavia, ignorare il valore della competenza significa perpetuare un sistema inefficace e vulnerabile.

L’Italia, con la sua straordinaria eredità culturale, ha tutti gli strumenti per invertire questa tendenza. Ma per farlo è necessario un cambiamento radicale, una vera rivoluzione culturale che metta al centro la meritocrazia e la valorizzazione del talento. Così come il pane italiano è il risultato di un equilibrio tra tradizione e innovazione, anche la politica e la pubblica amministrazione devono trovare un punto di incontro tra sapere tecnico e partecipazione democratica. Non si tratta di scegliere tra democrazia e competenza, ma di integrare le due dimensioni per costruire un sistema più efficace e inclusivo.

La sfida è complessa, ma non impossibile. La qualità delle decisioni politiche e amministrative dipende dalla capacità di creare un ambiente in cui i migliori possano contribuire e in cui la competenza sia riconosciuta come un valore. È una sfida che richiede coraggio, visione e un profondo impegno per il bene comune. Come ci insegna la tradizione del pane italiano, il risultato può essere straordinario, a patto di rispettare gli ingredienti fondamentali: conoscenza, trasparenza e rispetto per la comunità.

Bibliografia ragionata

1. Popper, Karl. La società aperta e i suoi nemici.

Un classico della filosofia politica, che analizza il rapporto tra democrazia, libertà e critica. Popper fornisce strumenti fondamentali per comprendere come bilanciare il potere della conoscenza con la partecipazione democratica.

2. Brennan, Jason. Against Democracy.

Questo libro esplora i limiti della democrazia e propone l’epistocrazia come alternativa. Brennan affronta il problema della competenza in politica con una prospettiva provocatoria, ma profondamente radicata nella realtà contemporanea.

3. Montanari, Massimo. Il cibo come cultura.

Un’opera che indaga il valore simbolico e culturale del cibo, fornendo spunti interessanti per comprendere come la tradizione alimentare rifletta dinamiche sociali e politiche.

4. Diamond, Jared. Collasso: Come le società scelgono di vivere o morire.

Diamond analizza le cause del successo e del fallimento delle società, con un’attenzione particolare al ruolo della governance e delle decisioni basate sulla conoscenza.

5. Rodrik, Dani. The Globalization Paradox: Democracy and the Future of the World Economy.

Questo libro esplora il rapporto tra globalizzazione, democrazia e politica economica, offrendo spunti utili per comprendere le implicazioni di modelli di governance influenzati da dinamiche globali.

6. Kimbell, Vanessa. The Sourdough School: The Ground-Breaking Guide to Making Gut-Friendly Bread.

Sebbene focalizzato sulla panificazione, questo libro rappresenta un parallelo tra l’artigianalità del pane e la necessità di competenza e cura nella governance.

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / “omnia mea mecum porto”: il vero valore risiede nell’esperienza e nella conoscenza che portiamo con noi