Il libro digitale dei morti. Memoria, lutto, eternità e oblio nell’era dei social network
Anno:
2017
Casa editrice:
UTET

Il libro digitale dei morti. Memoria, lutto, eternità e oblio nell’era dei social network

Ogni giorno passiamo in media oltre 7 ore connessi a internet: aggiorniamo il nostro profilo Facebook, carichiamo foto su Instagram o Pinterest, mandiamo email di lavoro, scriviamo su Twitter, chattiamo su Whatsapp, acquistiamo su iTunes o Amazon: la nostra vita è ormai a tutti gli effetti una vita digitale, in cui ci muoviamo sparpagliando dietro di noi migliaia di dati sensibili. Ma che resta di tutti i nostri commenti, foto, acquisti, visualizzazioni, delle email e delle conversazioni in chat?

Cosa sarà di tutti i nostri dati dopo la morte? Domande che diventeranno sempre più attuali quando tra qualche anno molti social sembreranno veri e propri “cimiteri virtuali”, pieni all’inverosimile di profili di utenti fantasma.

Esperto di investigazioni digitali e di diritto applicato alla rete, Giovanni Ziccardi prova a sbrogliare il complesso rapporto tra morte e vita digitale individuando due tendenze: il diritto all’oblio, minacciato da un sistema in cui tutto sembra esistere per sempre e, nella direzione opposta, il tentativo di sopravvivere alla morte.

Così, per esempio, da un lato è stato sviluppato un servizio capace di cancellare tutti i nostri dati nel momento in cui non rispondiamo a una email giornaliera; dall’altro si procede con gli esperimenti sulle intelligenze artificiali, aprendo la strada a una vita surrogata in cui la nostra identità digitale possa sopravviverci continuando a interagire con i nostri cari. Giovanni Ziccardi da un avamposto del presente osserva il futuro delle nostre vite digitali, costruendo un libro sorprendente, ricco e scorrevole, per aiutarci a sopravvivere in rete, o magari a scomparire del tutto.

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La morte non è più soltanto un evento biologico o un fatto intimo da elaborare nel silenzio del lutto. Nell’era digitale, le tracce che lasciamo online sopravvivono a noi stessi: profili social, chat, immagini, archivi che continuano a parlare anche quando la vita si interrompe. Tecnologie emergenti trasformano questa eredità immateriale in presenza attiva, attraverso avatar, chatbot e piattaforme che promettono di mantenere vivo il legame con chi non c’è più. È un cambiamento che solleva domande profonde: fino a che punto siamo disposti ad affidare la memoria e la nostra identità a una macchina? E cosa accade quando il confine tra ricordo e simulacro diventa sempre più sottile, confondendo vita, morte e persistenza digitale?