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“𝗙𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗹𝗲𝗻𝘁𝗲”. 𝗔𝗳𝗳𝗿𝗲𝘁𝘁𝗮𝘁𝗶, 𝗺𝗮 𝗹𝗲𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲, 𝗱𝗶𝗰𝗲𝘃𝗮𝗻𝗼 𝗶 𝗹𝗮𝘁𝗶𝗻𝗶. E’ un invito alla lentezza, ma anche alla concretezza. Un invito a portare a termine le cose una per volta, con calma e pazienza. Un invito a ridimensionare il culto della frenesia della società contemporanea che ci induce a correre contro l’orologio, anziché cercare il tempo giusto per ogni cosa e vivere la vita secondo i ritmi giusti.


Se pensiamo alla parola lentezza, al giorno d’oggi, è molto probabile associarla ad una prerogativa negativa, come se fosse una perdita di tempo, in contrasto con “l’obbligo di correre” quotidiano. La frenesia della società contemporanea si è completamente impadronita di noi. Corriamo dalla mattina alla sera ed abbiamo sempre mille impegni. Siamo tutti vittime del multitasking (la capacità di svolgere più compiti contemporaneamente), come se fosse una delle caratteristiche migliori che si possa possedere per essere vincenti. Ci sentiamo schiavi di un orologio che ha ben poco di biologico e mette il nostro spirito ed il nostro corpo sotto pressioni costanti. Velocità non è sinonimo di efficienza e di cose ben fatte: il più delle volte porta solo stress e guai.

«La pazienza è la più eroica delle virtù, giusto perché non ha nessuna apparenza eroica» scriveva Leopardi nello Zibaldone. Ma quanto di eroico resta alla pazienza — alla lentezza — in un tempo come il nostro, sempre più incline a contrarsi su sé stesso sostituendo l’immediatezza alla durata? Se lo chiede il Prof. Lamberto Maffei nel suo "Elogio della lentezza" affermando che oramai viviamo in un mondo veloce dove il tempo sembra via via contrarsi: continuamente connessi, chiamati a rispondere in tempi brevi ad e-mail, tweet, sms, iper sollecitati dalle immagini, in una frenesia visiva e cognitiva dai tratti patologici. Dimentichiamo così che il cervello è una macchina lenta, e nel tentativo di imitare le macchine veloci, andiamo incontro a frustrazioni ed affanni. La netta prevalenza del pensiero rapido, a partire da quello che esprimiamo attraverso l’uso degli strumenti digitali, può comportare soluzioni sbagliate, danni all’educazione, al vivere civile. E persino un allontanamento dalla parola, alla base della ragione, e dalla comunicazione, fondamentale per gli esseri umani.

Il tempo è un bene più che prezioso e lo dovremmo assaporare lentamente, come un cioccolatino. E’ proprio nel tempo che possiamo crescere e creare momenti di profonda conoscenza interpersonale. Andare piano significa essere in grado di fermarsi a fissare negli occhi chi è vicino a noi, mettersi nella condizione di prestare attenzione, di predisporsi all’ascolto, di vivere con empatia.

Questo invito alla riscoperta della lentezza non vuol dire che dobbiamo fermarci, ma piuttosto prendere atto che la vita merita di essere vissuta secondo i ritmi lenti che sono propri del vivere umano!


Pubblicato il 25 febbraio 2025

Camilla Scatena

Camilla Scatena / Direttore Aziendale (per hobby) - Bibliofila (di professione)

camilla.scatena@gmail.com