Go down

Non basta usare l’intelligenza artificiale. Dobbiamo comprenderla, per affrontarne le implicazioni sociali, etiche ed economiche. Oggi l’IA è molto più di ChatGPT: è una trasformazione radicale che ci chiama alla responsabilità collettiva.

Sono anni, recenti in verità, che mi interesso all’ evoluzione dell’intelligenza artificiale. Non sono un’esperta, ma il mio approccio analitico, formatosi grazie agli studi di ingegneria prima e al percorso professionale dopo, mi porta ad approfondire, leggere, osservare. 

Non dico che “studio” l’IA. Per rispetto verso chi la crea, la insegna, la applica. Ma provo a comprenderla, consapevolmente. Decine di migliaia i testi scritti sull’argomento, milioni (sigh!) i post scritti per condividere sia il punto di vista degli “operatori”, sia quello degli “utilizzatori”. Affascinanti le visioni di filosofi e sociologi che cercano di leggere il fenomeno dal punto di vista umano.

 Questo è il punto: l’IA non è (solo) tecnologia. E’ cultura, società, etica. E’ una forza trasformativa.

 Conoscere l’argomento. Approfondirlo. Non certo per scrivere in autonomia applicazioni o algoritmi, ma per maturare la piena consapevolezza sull’uso che da anni viene fatto in vari settori, dell’affascinante mondo che sembra scaturirne e del conseguente benessere che viene descritto.

 Innegabile.

 Quando Marie Curie scoprì la radioattività diede vita alle prime applicazioni in ambito medico e scientifico. Non immaginava che la sua scoperta avrebbe condotto alla costruzione della bomba atomica.

 Nessuno dei “creatori” dell’Intelligenza Artificiale, permettetemi il parallelismo “estremo”, potrà affermare di non aver immaginato cosa sarebbe scaturito e cosa potrà scaturire dalla sua evoluzione.

 

Niente nella vita va temuto, dev’essere solamente compreso. Ora è tempo di comprendere di più, così possiamo temere di meno”.  (M.Curie)

Oggi tocca a noi comprendere. L’IA non è solo ChatGPT o un algoritmo che ci aiuta a diagnosticare malattie. È anche, potenzialmente, una forza dirompente quanto una bomba nucleare, senza trattati internazionali a limitarne la proliferazione o gli effetti.

In questi giorni Dario Amodei, CEO di Anthropic, ha dichiarato che l’IA potrebbe cancellare fino al 50% dei lavori impiegatizi nei prossimi cinque anni. Forse esagera, ma non sbaglia nel dire che stiamo sottovalutando l’impatto sociale di questa rivoluzione. Perché le infrastrutture su cui si regge il nostro presente rischiano di non reggere il futuro.

Il punto non è dove e se, ma quando.

Abbiamo ancora un margine di tempo per agire sulla scuola, sulla formazione, sulla pianificazione industriale e sociale?

Comprendere, oggi, è un atto di responsabilità. Non possiamo dire “non sapevamo”.

Serve una nuova cultura della responsabilità. Cominciamo a costruirla insieme.

 

Pubblicato il 07 giugno 2025

Enza Fumarola

Enza Fumarola / Experienced Executive, Information Technology expert, Digital advisor, M&A advisor, No profit activity

efumarol@gmail.com