Una destinazione condivisa dalla STULTIFERANAVIS che sulla responsabilità e sulla speranza, ispirandosi al libro di Hans Jonas (Il principio responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica) e a quello di Giuseppe Goisis (Speranza), ha scelto di investire per il suo essere un “tonico capace di moltiplicare le energie umane”.
La sua perdita viene da lontano, oggi è collegata ai tempi disgraziati che stiamo vivendo.
Tempi sempre accelerati, che sembrano avere perso il senno della ragione individuale e collettiva, nel vuoto più assoluto di responsabilità etica. Tempi di cui disperiamo ma che sono da noi stessi causati, anche per la delega irresponsabile e complice che abbiamo dato ad altri (tecnologia, IA, poteri vari, politica, influencer, marketing, ecc.) di occuparsi del nostro destino come esseri umani, esseri viventi a cui non basta disporre di dati e di informazioni ma che sono sempre alla ricerca di significati, di senso, di sentirsi vivi, a cui non può vastare semplicemente funzionare.
Di SPERANZA abbiamo tutti bisogno anche se la speranza sembra che l’abbiamo persa da tempo.
La perdita della speranza non è casuale, è la diretta conseguenza del cinismo, dell’egoismo (contrario del prendersi cura) e del nichilismo dilaganti, forse ancor più della passiva e utilitaristica accettazione che tutto sia ri(con)ducibile (riduzionismo malattia dei nostri tempi) a problemi da risolvere e a soluzioni da ricercare (l’era del soluzionismo è qui e lotta insieme a noi). Riduzionismo e soluzionismo (Eugeny Morozov) ci impediscono di capire che noi, come esseri umani dotati di libertà e coscienza, abbiamo istanze vitali a cui è difficile rispondere perché le risposte non possono che essere cercate e trovate individualmente, dentro l’esperienza esistenziale, umana, spirituale, relazionale di ognuno.
La ricerca di facili soluzioni e di ripetute e compulsive gratificazioni ci ha fatto perdere l’appetito di significati (Hanna Arendt), di senso e di speranza. Ci ha portati a credere che la soluzione stia in Intelligenze Artificiali prive di coscienza invece di investire su intelligenze umane che una coscienza ce l’hanno. Una coscienza che, a differenza di quella potenziale (ne accenno perché molti oggi ne parlano come se fosse già qui con noi) della Intelligenza Artificiale, non è fatta di molecole, atomi, bit, riduzionistici 0-1-01-01, ma di capacità intuitive, decisionali, creative, vitali, sensibili, emotive e affettive.
Responsabilità e speranza sono rese possibili da conoscenza e (tecno)consapevolezza. La conoscenza è una creazione umana ma sta dentro la complessità del vivere che, come tale, deve essere compresa, anche per contrastare il riduzionismo diffuso, presente in molti approcci delle scienze cognitive. Tutti possiamo contribuire con le nostre scelte, conoscenze, decisioni, a rafforzare attrattori capaci di far emergere le tendenze che stanno preparando il prossimo salto emergenziale (quantistico?) che caratterizzerà il nostro futuro.
Siamo tutti ibridati con le macchine, viviamo tempi tecnologici ma tutti dovremmo sentire come nostro il messaggio di Hans Jonas che richiamava tutti ad agire “in modo che le conseguenze delle [nostre azioni] siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita sulla terra”.
Un richiamo alla nostra responsabilità, all’etica, alla scelta responsabile, all’umanità, e quindi alla SPERANZA.