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Un articolo pubblicato sulla rivista InsideOver che propone alcuni suggerimenti di lettura per il 2025. Autori come Søren Kierkegaard, Friedrich Nietzsche, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Albert Camus, che con i loro testi hanno esplorato la condizione umana da una prospettiva esistenziale, fornendo ai lettori e agli individui strumenti utili a confrontarsi con le proprie paure, speranze e aspirazioni". Una lettura di questi autori, potrebbe aiutare a superare isolamento e paure, incertezze e insicurezza, malattie psichiche e senso di impotenza che caratterizzano la vita di tante persone in un'epoca stanca e di policrisi diffuse.


    Un antropologo della mente, quale sono, o meglio, cerco di essere, tenta di comprendere il significato della vita, affrontando temi fondamentali come il funzionamento neuro-cognitivo della mente umana quindi temi come la libertà, la responsabilità, l’autenticità e l’inevitabilità della morte, l’amore, la solitudine e l’abbandono. E molto altro ancora.

    Io devo molto, se non tutto, ai molti Maestri che ho incontrato nella mia vita, perché hanno veicolato ciò che penso di essere diventato. Ho cercato di raccontare questa mia avventura nel mio ultimo testo autoprodotto, I maestri.

    Fra i molti, ne elenco alcuni dell’era contemporanea, che continuano ad accompagnarmi. Ritengo utile frequentarli, anche durante il 2025. Scrivo queste righe proprio per consigliare ai lettori volenterosi di fare altrettanto.

    Il primo è Søren Kierkegaard.  Egli sostiene che l’individuo dovrebbe affrontare la propria esistenza in modo autentico, abbracciando la libertà e la responsabilità personale (Kierkegaard S., 1843, Frygt og Bæven, Ed. Reitzel, trad. it. 1946, Timore e tremore, Il Saggiatore Editore, Milano). Inoltre, ritiene che la verità sia cosa soggettiva e che l’esperienza individuale sia fondamentale per la “comprensione del mondo”. In quest’ottica, è utile ricordare che il termine esistere è l’unione dei due elementi, ex e sistere, originando exsistere, traducibile letteralmente come “emergere nell’essere”, “manifestarsi” o “venire all’esistenza”. Quindi, questo termine prevede l’idea di un’entità che si rende visibile o presente, che “sta fuori” o “prende forma”, qualcosa che “viene alla luce”.

    Il secondo è Friedrich Nietzsche, il quale introduce concetti rivoluzionari, come “l’oltreuomo” e “la morte di Dio”, enfatizzando la necessità di trovare il proprio significato in un mondo privo di valori assoluti (Nietzsche F., 1882, Die fröhliche Wissenschaft, E. W. G. West Ed., trad. it. 1908, La gaia scienza, Fratelli Treves Edizioni, Milano). Il suo pensiero sfida convenzioni morali e religiose, mentre invita gli individui a creare i propri valori e a vivere in modo autentico. Questi sono i motivi essenziali per cui i due filosofi pongono le basi del cosiddetto pensiero esistenzialista del XX secolo, sviluppatosi nelle opere di Jean-Paul SartreSimone de Beauvoir e Albert Camus.

    Jean-Paul Sartre, il terzo autore, è uno dei principali esponenti dell’esistenzialismo. La sua affermazione che “l’esistenza precede l’essenza” implica l’idea che gli individui non nascono con un significato intrinseco, ma devono/possono crearne uno attraverso le proprie azioni e scelte (Sartre J.P., 1946, L’existentialisme est un humanisme, Les Editions Nagel, trad. it., 1948, Esistenzialismo è un umanismo, Il Saggiatore Edizioni, Milano). In quest’ottica, la libertà è un fardello, perché implica anche la responsabilità di affrontare le conseguenze delle proprie scelte. Il filosofo esplora anche il concetto di “nausea”, una sensazione di angoscia e disorientamento che deriva dalla consapevolezza della propria esistenza e dell’assurdità della vita. Questo è il tema centrale della sua opera La nausea, dove il protagonista si confronta con l’irrilevanza di molte delle convenzioni sociali (Sartre J.P., 1938, La Nausée, Gallimard Ed., Paris, trad. it., 1948, La nausea, Edizioni Einaudi, Milano). Il filoso invita tutti noi a vivere in modo autentico, riconoscendo e accettando l’angoscia esistenziale come parte integrante della condizione umana.

    Il quarto autore è una grande donna, Simone de Beauvoir, una delle prime filosofe femministe, che ha arricchito il discorso esistenzialista concentrandosi sulla condizione femminile. Nella sua opera Il secondo sesso, de Beauvoir evidenzia come le donne siano storicamente state definite in relazione agli uomini, perdendo la propria autenticità (de Beauvoir S., 1949), Le Deuxième Sexe, Gallimard Ed., Paris, trad. it. 1953, Il secondo sesso, Einaudi Edizioni, Milano). Affermare che “non si nasce donne, si diventa” è sottolineare l’importanza della scelta e dell’autenticità nella definizione di sé. Questa autrice mette in luce le strutture sociali e culturali che limitano la libertà delle donne, promuovendo l’idea che l’emancipazione femminile passi attraverso la rivendicazione individuale della libertà e responsabilità. Il suo lavoro ha invitato generazioni di donne a cercare una vita autentica e libera da mere e consolidate imposizioni sociali.

    Il quinto autore è Albert Camus, il pensatore che porta il pensiero esistenzialista in una direzione unica, enfatizzando il concetto di “assurdo”. Nella sua famosa opera Il mito di Sisifo, Camus descrive la vita come una ricerca di significato in un universo indifferente e privo di scopo (Camus A., 1942, Le Mythe de Sisyphe, Gallimard Editions, Paris, trad. it. 1946, Il mito di Sisifo, Einaudi Edizioni, Milano). Sisifo, costretto a spingere un masso su per una collina, che ogni volta rotola verso il basso, simboleggia la condizione umana: un ciclo infinito di sforzi senza una vera meta né un risultato. Camus propone di rispondere all’assurdo con la ribellione, perché riconoscere l’assenza di significato non è motivo di disperazione, ma è un invito a creare il proprio significato esistenziale, con l’azione e l’impegno personale. Così, l’assurdo diventa un punto di partenza per vivere con intensità e consapevolezza.

    Per ognuno di noi è difficile comprendere se le vicende della propria vita siano il frutto di una scelta personale, oppure quanto, invece, siano il risultato di condizioni esistenziali e culturali che dipendono da altri, nella maggioranza dei casi. Resta un dilemma, e forse non possiamo nemmeno scioglierlo. Questa domanda è interna anche alla Storia, ossia nell’evoluzione della nostra specie, nelle sue singole manifestazioni culturali. La presenza di personaggi, di intellettuali, come quelli appena ricordati rientra probabilmente all’interno di questa domanda: senza di loro, in quale modo si sarebbe sviluppata la Storia contemporanea di questo Occidente? Bene, io penso che esista un necessitato storico, ossia una serie di condizioni esistenziali che richiedono la presenza di alcuni individui, con precisi ed utili pensieri ed azioni, rispetto ad altri e che ciò avvenga in nome del mantenimento e progressione della vita, in tutte le sue forme, in questo pianeta.

    In quest’ottica, negli ultimi decenni, la prospettiva esistenziale trova una sua applicazione anche in ambito psicologico, influenzando, quindi, alcuni approcci terapeutici. Uno fra i tanti è quello che si concentra sull’esplorazione dei temi esistenziali, aiutando gli individui a confrontarsi con le proprie paure, speranze e aspirazioni.

    Entrando nello specifico, secondo Irvin David Yalom, sono quattro i temi esistenziali principali umani: la mortalità, la libertà, l’isolamento e il significato (Yalom I. D., 1980, Existential Psychotherapy, Basic Books, New York, trad. it. 1983, La teoria e la pratica della psicoterapia esistenziale, Raffaello Cortina Editore, Milano). La consapevolezza di questi temi può portare ad una maggiore introspezione e, in definitiva, ad una vita più autentica e soddisfacente.

    Ad esempio, la coscienza della propria mortalità è un aspetto centrale della prospettiva esistenziale, perché la riflessione sulla finitezza della vita aiuta e motiva gli individui a vivere in modo più intenso e significativo. Ricordare la transitorietà dell’esistenza può fungere da catalizzatore per il cambiamento, portando le persone a rivalutare le priorità e a impegnarsi in relazioni più autentiche.

    La libertà è un altro tema cruciale. Ancorché gli individui siano relativamente liberi di prendere decisioni, questa libertà porta con sé la responsabilità delle conseguenze, generando in alcune occasioni ansia, anche se offre l’opportunità di vivere in modo autentico. Diventa, dunque, importante riflettere sul proprio grado di libertà, per migliorare le proprie capacità di scelta, e valutare in giusta misura i propri desideri e valori.

    L’isolamento esistenziale è una condizione umana comune, derivante dalla consapevolezza che, nonostante le interazioni sociali, ognuno vive la propria esperienza in solitudine. È possibile, però, sviluppare una maggiore comprensione di questo isolamento, con lo scopo di promuovere connessioni autentiche con il prossimo, aiutando gli individui a trovare reali sentimenti di comunità e appartenenza.

    Infine, la ricerca del significato è un tema che sembra essere fondamentale al giorno d’oggi. Molti individui oggi si pongono la domanda: “Qual è il senso della mia vita”? Esplorare possibili risposte aiuta le persone a scoprire e creare il proprio significato, frutto anche di esperienze e scelte personali.

    Ecco perché ho scritto questo articolo: per ricordare a tutti noi che lo studio, la conoscenza, la riflessione sono, all’interno dell’evoluzione della nostra specie, tratti antropologico-esistenziali unici e fondamentali, perché sono farmaci naturali. Soffermarsi sulla propria prospettiva esistenziale non è mera teoria (ammesso che esista davvero, per l’esser umano, qualcosa che sia solo teoria, e non abbia a che fare anche con la pratica…), ma si ripercuote con impatti pratici nella vita quotidiana e culturale di ogni società.

    Riconoscere, riflettere e argomentare sulla libertà, la responsabilità, l’isolamento e la ricerca di significato può portare a una vita più autentica e soddisfacente, e ci invita a impegnarci attivamente nel nostro percorso esistenziale.

    Ecco cosa auguro a tutti noi, per questo 2025.

    E che, se non altro, si inizi questo viaggio, tutti insieme.

     

    Alessandro Bertirotti

    Alessandro Bertirotti / Adjunct University Professor of Anthropology for Design

    alessandro.bertirotti@edu.unige.it