L'esilio può avere connotazioni e valenze infinite. Il che comporta altrettante letture. La narrazione più frequente collima con i desiderata del paese ospitante. Che poi il governo del paese in questione sia o meno il fulcro che alimenta forze rivoluzionarie e/o nuovi assetti politici, ai fini della vulgata corrente, risulta del tutto irrilevante.
In caso di cambio di regime il pericolo diventa imminente per coloro che non aderiscono ai cambiamenti in atto o si mostrano riluttanti a prendere posizioni. Sostando nella parte avversa vengono subito assimilati ad oppositori del nuovo corso.
Quando l'esilio è prodotto da esigenze particolari (lavoro, studio) o relazioni conflittive (familiari, territoriali) il quadro si presenta sfumato, confuso ma non meno doloroso. E sembra che perseguire una maggiore distanza dalla dimora abituale debba concorrere a sciogliere il groviglio inestricabile, personale, di affetti traditi e di problemi irrisolvibili. Inoltre la condizione di esiliato può essere riferita al semplice non riconoscersi nello sviluppo di accadimenti geopolitici causati da scelte scellerate.
Hisham Matar in Amici di una vita descrive in prima persona, con pagine a volte commoventi a volte malinconiche, il dramma della lontananza forzata dalla Libia negli anni successivi al colpo di stato di Gheddafi. Nel precedente libro autobiografico Il ritorno già si sono incontrati i protagonisti dei medesimi fatti. In Amici ... nomi dei personaggi a parte, temi andirivieni e località restano gli stessi. Il cambio di regime ha sorpreso Khaled fuori dal proprio paese. Per motivi di studio risiede in Gran Bretagna. Si reca a Londra assieme all'amico Mustafà per manifestare solidarietà nei confronti degli studenti arrestati in patria. Colpiti entrambi dagli spari provenienti dall'ambasciata libica ora portano le cicatrici sul corpo, segni indelebili del ruolo svolto di oppositori del regime.
Forte è l'ancoraggio agli amici esuli. Khaled durante un breve soggiorno a Parigi ha un incontro fortuito quanto incredibile. Lo scrittore Husam Zowa che aveva ammirato da adolescente lavora presso l'hotel dove momentaneamente risiede. I due fuggiaschi, superata la diffidenza iniziale, scoprono la medesima passione per la letteratura. Ammirazione reciproca. Entrambi dopo un periodo di assestamento si troveranno a risiedere sotto lo stesso tetto londinese. La loro amicizia per gli anni a venire diventerà punto saliente della nuova quanto precaria esistenza.
Lo scrittore Zowa, senza salde radici, si reca quindi di nuovo a Londra a seguito dell'amico Khaled. Ritorna in posti che già esistevano. Di nuovo a passeggiare per la città che conosceva bene. Ma a parte una donna, non sembra avere altri amici, o almeno qualcuno con cui rimettersi in contatto. Si imbarca in nuovi progetti di vita, in località diverse, sempre con la sincera intenzione di stabilirsi definitivamente. Il motivo di ciascuno di questi trasferimenti non è chiaro. È un cambiamento continuo che riflette stati d'animo, precarietà economica, condizione di esule.
Chi si perde in mare deve guardare le stelle.
La primavera araba apre nuove prospettive agli esiliati. Ciascuno è chiamato a fare una scelta non facile. Mustafà e Husam Zowa rispondono all'appello. Khaled invece tergiversa. È cosciente di aver raggiunto un equilibrio che per quanto delicato rappresenta una conquista. La sua ancora di salvezza è mantenersi aggrappato ad essa con entrambe le mani. Abbandonare la presa per tentare di ricostruirsi una nuova vita gli sembra rischioso. È un mito che uno possa tornare al proprio paese, è un mito che l'albero una volta sradicato possa rigenerare dove avevano dimora le vecchie radici.
L'esule è cambiato, tempi e luoghi sono cambiati. Ciò che ciascuno ha costruito può essere povero e modesto, ma è costato fatica. Frena il timore legittimo di perdere quel poco ottenuto, di perdersi inutilmente in territori di lotte continue. In cor suo sa di non avere a sufficienza risorse vitali né volontà di prendere decisioni azzardate; avverte una specie di vertigine, uno stato nel quale non solo la terra ma anche il tempo e lo spazio sono entità instabili.
Chiaro il suo stato d'animo, meno approfondita la ricerca di interessi e motivazioni di fondo. Il dubbio straziante per non sapere se il padre è vivo o morto, per le vicende che hanno coinvolto familiari e amici offusca il quadro generale. Anche se della visione storica si fa un breve accenno. La nascita della nazione libica è cosa recente. Si apprende della sua storia, di passaggio, attraverso le conquiste narrate nei libri dello straniero, dai fenici ai romani, dagli ottomani alla occupazione effimera non meno sanguinosa del fascismo italiano. Ma in Libia e altrove rovesciato il tiranno di turno è ritornato il sereno? Il potere sa che in ultima istanza siamo poco disposti ad osservare più in là di quello che ci viene permesso di vedere. Conoscendo come funzionano le cose, sa che il controllo sul mondo è alla portata del criminale più che per delle orde di masse vocianti incapaci di trovare coesione. L'esercizio del potere attraverso la forza bruta e l'inganno non è prerogativa solo delle dittature. L'indignazione, speculare all'illusione di combattere per la giusta causa, troppo spesso non scorge il giocoliere armeggiare i fili delle fazioni in lotta per assecondare copioni già scritti. La distrazione, la mancata consapevolezza e conseguente inazione ci rendono complici del genocidio.
Il lettore potrà cogliere, a differenza dei recensori ufficiali, come anche la letteratura galleggi in balia della corrente. E a ben guardare, oltre il cortile di casa, si scopre l'educazione svestirsi dei panni del sapere umanistico - base del pensiero libero - a beneficio delle materie tecniche.
Anche questo è segno dei tempi.