L'articolo analizza il rischio che il controllo dell'informazione finisca nelle mani di poche grandi aziende tecnologiche.
- Oligopolio cognitivo: L'autrice sostiene che Google e le altre "Big Tech" non si limitano a indicizzare i contenuti, ma plasmano il modo in cui percepiamo la realtà, creando una sorta di monopolio sulla conoscenza.
- Crisi del giornalismo: Il testo evidenzia come queste piattaforme utilizzino contenuti protetti da copyright per addestrare i propri sistemi, sottraendo risorse economiche vitali all'ecosistema dell'informazione tradizionale.
- Verità vs. Algoritmi: la giornalista difende l'idea che, in una democrazia, la verità debba basarsi sulla verifica e sul ragionamento critico, non sulla popolarità o sul "frastuono" generato dagli algoritmi.
- Responsabilità democratica: la società non può permettere che la verità sia delegata a piattaforme che agiscono come "specchi vuoti", orientati solo a catturare l'attenzione delle masse invece di informarle correttamente.
Ciò che emerge dalla lettura dell'articolo è che compiaciuti e complici come siamo della olonizzazione digitale in atto non abbiamo più alcuna contezza degli effetti e delle conseguenze del predominio tecnologico sul mondo. Ciò che è più grave è l'incapacità a cogliere i segnali, gli avvertimenti che da questa colonizzazione derivano. Mancando di conoscenza, consapevolezza e responsabilità non facciamo nulla per proteggere il nostro ecosistema informativo e la nostra democrazia dall'assedio delle big tech e dalle loro tecnologie.
Nulla di nuovo si potrebbe dire, la storia umana si ripete, e noi umani sembriamo non imparare mai.
Avendo regalatoi nostri dati e le informazioni che ci riguardano alle piattaforme che fungono da strumenti estrattivi e di cannibalizzazione di dati e contenuti, non siamo in grado di percepire, prevedere e affrontare le conseguenze che ne derivano: un oligopolio cognitivo che ci sta costando convivenza e comprensione.
All'inizio di tutto c'è stata Google oggi Alphabet, poi è arrivata Meta e ora tutti i giganti dell'IA generativa con i loro sistemi per estrarre tutti i contenuti presenti sulla faccia di internet e, con il nostro beneplacito e la nostra complicità, della Terra intera.
Queste aziende senza più avversari e con le mani libere grazie a una politica assentee impotente, saccheggiano il materiale informativo, lo fanno proprio escludendo i suoi autori dal gioco, diventando i grandi guardiani della conoscenza che non hanno creato. E, per di più, spesso con il nostro aiuto oggi espresso in domande ripetitive e su tutto che moltitudini di persone rivolgono alle IA generative, lo rigurgitano in modo alluninato, errato e scorretto.
Delegare informazioni a aziende il cui business dipende dall'attenzione, non dalla veridicità, è un rischio per la democrazia. Sono in gioco le stesse condizioni della democrazia.