Il pensiero del fuori
Anno:
1966
Casa editrice:
SE
Segnalato da
Carlo Augusto Bachschmidt

Il pensiero del fuori

Foucault riflette sul linguaggio e sulla sparizione del soggetto che parla. “Il fuori” non è un altrove metafisico, ma la soglia che il linguaggio sfiora senza mai possederla. È un testo decisivo per comprendere la sua concezione del limite, della scrittura e del pensiero come esperienza.

"Il pensiero del fuori è il controcanto di Le parole e le cose. Se nel secondo di questi libri, infatti, Foucault analizzava, in modo mirabile, le strutture che permisero l’instaurarsi di un mondo tendente a definire, catalogare, ordinare, stabilire limiti, confini, mappature, nella più snella, ma non meno pregnante, riflessione/confronto con la scrittura di Maurice Blanchot, egli cerca di cogliere come le pratiche del discorso siano mutate e come le parole e le cose abbiano assunto un nuovo senso. Ciò che è mutato è il rapporto alla libertà. [...] Si tratta dunque di scrivere la libertà, di far sì che nella scrittura sia la libertà stessa a scrivere o, detto in altri termini, che la scrittura sia un atto di libertà e di liberazione. E Foucault, parlando dell’esperienza del fuori, indica esattamente una possibilità di svolta per il soggetto e per la sua liberazione." (Dallo scritto di Federico Ferrari)

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