Ufficiale in congedo della Marina Militare Italiana. Proveniente dal 5° Reparto “Cooperazione Internazionale e Infrastrutture NATO” dell’Ufficio Centrale del Bilancio del Ministero della Difesa (BILANDIFE), nel 2017 fonda «Intelli|Sfèra – Innovazione nell’Intelligence delle Fonti Aperte» (www.intellisfera.it).

E' stato consulente in materia di “metodi, sistemi e tecnologie per il trattamento strategico dell’informazione e per l’Open Source Intelligence. E' autore di articoli e saggi pubblicati da Epoké, Nyberg, Cesdis, NetJus, Intelligence & Storia ed ha collaborato con il mensile di politica e analisi militare “AnalisiDifesa”.

Si occupa di formazione e divulgazione nell’ambito delle tematiche inerenti al rapporto strategico tra la tecnologia, la società dell’informazione, l’intelligence e la sicurezza in senso lato. Ha fondato e diretto "Intus Legere", network culturale indipendente per l'integrazione delle risorse della "Intelligence Community" italiana ed europea.

Settori di competenza: Open source intelligence

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Critica alla ragion cyber… redux!

“Critica alla ragion cyber” è un documento del 2012, in forma di paper. Conta poco più di una dozzina di pagine. E' stato scritto con l’unico scopo di accendere un faro su quello che, a mio parere, è il più grande fraintendimento strategico della prima decade del nuovo secolo (e millennio): la cyberizzazione di qualsiasi concetto fosse possibile cyberizzare. Un paper nel quale tentavo di esprimere tutta la mia perplessità in merito a quella che sembrava essere la percezione comune - ma anche quella specialistica, per quanto concerne l’Intelligence, l’OSINT e gli Studi di Intelligence in generale - di tutto ciò che in quei settori era, o stava per diventare, cyber-addicted. Ovvero, in altre parole, di tutto ciò che di concettuale stava per ricevere il prefisso “cyber” (o ciber, o cibernetico, eccetera): cyber-security, cyber-intelligence, cyber-terrorism, cyber-warfare, cyber-war, cyber-space, cyber-weapon, solo per dare un elenco parziale. Termini che ad oggi fanno parte a pieno titolo del linguaggio parlato[3]. Quello che propongo qui è una “rilettura critica” di Critica alla ragion cyber, tredici anni dopo.

Pubblicanti o narranti?

Il rischio, mi sembra, è quello di smettere – per noia, per inettitudine, per sopravvenuta incapacità - di essere entità narranti per diventare invece delle mere entità pubblicanti…  un ambito in cui tutto ciò che normalmente collochiamo nel concetto di “intelligenze artificiali” già ci batte a mani basse.

Il peso del fumo (quanto pesa l’intelligenza, anche quella artificiale)

Ogni ambito disciplinare ha i propri sistemi teoretici, i propri metodi di indagine, le proprie tecniche di ricerca i propri strumenti (concettuali e tecnici). Così come ogni ambito disciplinare non è chiuso in sé stesso ma si offre al contributo delle discipline (più o meno “vicine”) così come anche sperimenta l’uso di idee, concetti, metodi e tecniche tipiche di discipline terze.

L’incompetenza come diritto. L’Intelligence come necessità.

Recentemente un illuminante scambio epistolare (digitale) con 𝐂𝐚𝐫𝐥𝐨 𝐌𝐚𝐳𝐳𝐮𝐜𝐜𝐡𝐞𝐥𝐥𝐢 mi ha concesso la rara occasione di tornare a riflettere seriamente su un mio vecchio scritto - risalente ormai a più di 3 anni fa – dal titolo l’ “OSINT e i tempi di crisi”, pubblicato su LinkedIn il 5 marzo 2022 e poi su giovanninacci.net il successivo 14 marzo.

Sul “salire a bordo”

Il salire a bordo necessariamente richiede un qualche tipo di sforzo, di fatica, sacrificio, sufficienti a soverchiare - in un certo senso ad annullare - quella stessa forza che permette al dispositivo tecnico (la murata della la nave, le mura della fortificazione) di inscrivere un perimetro all’interno dell’elemento (mare o terreno che sia). Occorre cioè oltrepassare un margine, una estremità, un limite: non è sufficiente il “varcare” una soglia, occorre saltare il fossato, occorre scavalcare il muro di cinta: questo è salire a bordo.