Cosa è Ubik? Dove sta Ubik? Ubik, in latino ubiquitate, ‘onnipresenza’. Presenza in ogni luogo; transnazionale, interculturale.
Non aspettatevi una descrizione attenta ed ordinata.
Fatichiamo ancora oggi a guardare da vicino persone che vivono in mondi diversi. E a lasciarci guardare da loro. In queste pagine vedrete come possiamo stare in relazione con persone che vengono da un altro mondo - anzi, alla lettera: dall’altro mondo, dall’aldilà.
Viviamo contemporaneamente molte vite, in diversi luoghi. Come lasciare spazio alla differenza, che è fertile ricchezza, garantendo al contempo unità di intenti, coerenza dell’azione? Come coniugare autonomia e controllo? Come tenere insieme le diverse manifestazioni di sé in diversi continuum spazio-temporali, in diversi ‘mondi possibili’?
Brand, Logo, Parola
Ubik è il marchio assoluto, è l'estrema apparenza vendibile, è un aspirapolvere, è una birra, è caffè appena tostato, è un nuovo sfrenato condimento per insalate, è una ricostituente che irradia sollievo dalla testa allo stomaco, una lama a caricamento automatico, al cromo svizzero, a moto perpetuo, garanzia di barbe perfette, è nuovo rivestimento plastico facile da applicare extralucido che mette di buonumore le superfici imbronciate della vostra casa, è un prodotto finanziario che vi restituirà fiducia nel futuro, è un balsamo per capelli, è un sonnifero che garantisce risvegli privi di ogni stato depressivo, un new food composto solo di frutta fresca e sani grassi completamente vegetali, un reggiseno anatomico, extra-morbido, un avvolgente in plastica, quattro strati in un uno, per cibi semprefreschi, uno spray orale contro ogni tipo di germi, il cereale per adulti più croccante, più saporito, più delizioso.
Ma questa, appunto, è solo l'apparenza. Come il grande Dick ci svela, Ubik è molto di più.
"Io sono Ubik. Prima che l'universo esistesse, io ero. Ho creato i soli. Ho creato i mondi. Ho creato le vite e i luoghi che essi abitano; li muovo qui, li metto là. Essi vanno dove io dico, fanno ciò che io comando. Io sono la parola e il mio nome non è mai pronunciato, il nome che nessuno conosce. Mi chiamano Ubik, ma questo non è il mio nome. Io sono. Io sarò sempre."
"E' evidente", commenta Dick tornando dieci anni dopo sul tema del romanzo (forse non per caso il romanzo è scritto nel '68). "E' evidente, da quanto precede, chi e che cosa sia Ubik: dice espressamente di essere io sono la parola, cioè il Logos." Dick prosegue raccontando che "nella traduzione tedesca del romanzo, c'è uno dei più formidabili errori di interpretazione in cui mi sia capitato di imbattermi. Dio non voglia che il traduttore tedesco di Ubik si sia messo in testa di far la traduzione del Nuovo Testamento dal greco antico koine in tedesco. Ha tradotto tutto correttamente fin che non si è imbattuto nella frase seguente: 'Io sono la parola'. Lì è andato nel pallone. 'Che cosa intenderà mai l'autore?', dev'essersi domandato, evidentemente all'oscuro della dottrina del Logos. E così ha fatto quello che ha potuto. Nell'edizione tedesca, l'Entità Assoluta artefice del sole e dei mondi, creatrice degli esseri viventi e delle loro dimore, dice: "Io sono il marchio" ["I am the brand name"]. Se avesse tradotto il Vangelo secondo Giovanni, immagino che il risultato sarebbe stato questo: "In principio era il brand/ e il brand era presso Dio/ e il brand era Dio."
E qui Dick finge di meravigliarsi. Ma sa che in realtà il lapsus del traduttore tedesco è perfettamente fondato, e parla in fondo della vera essenza di Ubik, del brand, del marchio, del logo, con la elle sia maiuscola che minuscola.
Nell'edizione 1971 dell'Oxford English Dictionary il Logo non è accolto. Ma appare invece nel Supplemento 1987. La parola è inserita nel dizionario facendo riferimento ad un articolo apparso nel gennaio 1937 su Advertising & Selling, "He wrote the first and ever written for that new-fangled mecanical pencil called 'Eversharp'. Designed a logo for it, too". (Vedete voi forse qualche differenza tra questa matita e le incarnazioni dell'Ubik citate da Dick? Io non ne vedo nessuna).
Il dizionario spiega che logo è a abbreviazione di logogram o logotype, e spiega che solo negli anni '60 (proprio quando Dick pensa il suo Ubik) il significato si consolida "logo, the lay out of a sponsor's name, brand or slogan": il logo è un'icona, l'immagine di una apparenza vendibile.
Ma comunque, e non è ovviamente un caso, e il traduttore tedesco in fondo ha ragione, alla radice sta il greco logos, 'parola', che il Vangelo legge come Parola di Dio, con l'iniziale giustamente maiuscola.
Pre-morte e Knowledge Management
Il Knowledge Management è uno di quei concetti, gratuitamente astrusi, che si usano in azienda. Si tratta in fondo di rispondere alla domanda: 'Questa cosa qualcuno di noi dovrebbe saperla, ma chi la sa?'. Un tempo, le persone stavano in azienda per un'intera vita. Come nella bottega rinascimentale, le conoscenze si trasferivano da anziani a giovani, da esperti a neofiti. Oggi non c'è più tempo per questo. Si sta in una azienda per pochi anni. C'è poco tempo per imparare, per dare e per ricevere. Gli anziani sono delusi e demotivati, i giovani sono privi di stimoli e di speranze. Le conoscenze si trasmettono di malavoglia. O non si trasmettono per nulla. E servono a poco le basi dati – ricche di informazioni che nessuno sa leggere.
Ed ecco Dick che ci propone l'esempio estremo. Il Moratorium ‘Diletti Fratelli’ di Zurigo è l'istituto leader del mercato della conservazione di corpi umani mantenuti in uno stato di vita minima, in attesa di una medicina del futuro in grado di combattere l'invecchiamento, di guarire malattie oggi incurabili, di sanare le conseguenze di una morte violenta.
Le persone hanno un 'potenziale di vita' ridotto. Al minimo. Eppure c'è chi viene risvegliato comunque, per brevi momenti, dal letargo, a costo di consumarne gli ultimi istanti di vita. Perché c'è una questione di lavoro da affrontare, e quella persona è unica depositaria della conoscenza.
Dick, profeta
Insomma, se non si era già capito, Ubik è un romanzo di science fiction. (Non mi piace chiamarla ‘fantascienza’ – l’espressione inglese rende molto meglio l’idea; perché poi non è stata tradotta 'narrazione scientifica'?). Uscito dalla penna di Philip K. Dick, un autore diverso da ogni altro: militante contro la guerra, disc jockey, commesso in un negozio di dischi, commerciante di gioielli, sperimentatore di droghe che potrebbero forse aiutare ad allargare l’area della coscienza; in ultimo, approdato alla convinzione di essere profeta, testimone di un nuovo cristianesimo.
Sognava di diventare un grande scrittore. Arivò ad esserlo per vie inattese. Scriveva per fame un romanzo dietro l’altro, rischiando di perdersi lui stesso nelle trame che superano la soglia l’assurdo - e quindi descrivono benissimo il tempo che stiamo vivendo, mezzo secolo dopo la sua scomparsa. La science fiction, letteratura marginale, gli ha evitato il confronto con gli editor delle grandi case editrici, quei signori che vorrebbero decidere al posto dell’autore come un romanzo dovrebbe essere.
Non so se avete già letto qualcosa di suo. In ogni caso, lo conoscete già, l'avete conosciuto al cinema: Blade Runner, Total Recall, Truman Show, Minority Report, A Scanner Darkly, sono frutto dell’immaginario di questo scrittore che resterà tra i geni letterari del ventesimo secolo.
Nota
Philip K. Dick, Ubik, Doubleday, 1969 (originally titled Death of an Anti-Watcher), ora Vintage Books, 1991; trad. it.Ubik, mio signore, La Tribuna, Piacenza, 1972; Ubik, traduzione di Gianni Montanari, Fanucci, Roma,1989, 1995, 2003.
L'aneddoto a proposito della traduzione in tedesco è raccontato da Dick in una conferenza (“Come costruire un universo che non cada a pezzi dopo due giorni”) scritta nel 1978. La conferenza non sarà mai letta in pubblico. Il testo è pubblicato per la prima volta in I Hope I Shall Arrive Soon, raccolta di racconti del 1985, ed è ripreso in The Shifting Realities of Philip K. Dick, a cura di Lawrence Sutin, 1995, trad. it. Mutazioni. Scritti inediti, filosofici, autobiografici e letterari, Feltrinelli, 1997, pp. 317-318.