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Quando la scuola rinuncia alla complessità e l’aiuto dell’AI


La capacità di leggere e comprendere testi complessi rappresenta una delle competenze cognitive fondamentali per la formazione di individui capaci di pensiero critico e ragionamento articolato. Questa abilità, tuttavia, sta attraversando una crisi profonda che non può essere attribuita semplicemente all’avvento delle tecnologie digitali, come spesso si sente ripetere.

La falsa narrazione della colpevolezza digitale

Attribuire alla sola Rete e all’uso massivo delle tecnologie digitali le responsabilità del declino delle capacità di lettura profonda potrebbe costituire non solo una semplificazione fuorviante, ma anche un pericoloso alibi che impedisce di affrontare possibili altri nodi problematici.

Le buone abitudini di lettura e le competenze di comprensione profonda si costruiscono primariamente nell’ambiente scolastico attraverso pratiche intenzionali e strutturate. Scaricare le responsabilità sui media digitali significa non solo fraintendere la natura del problema, ma anche rinunciare ad agire dove realmente si può fare la differenza.

L’illusione della facilitazione

Il sistema educativo ha progressivamente abbracciato quella che potremmo definire l’ideologia della semplificazione. I manuali scolastici, un tempo testi complessi che introducevano gli studenti al lessico specialistico e alla logica argomentativa delle diverse discipline, sono stati sostituiti da versioni sempre più semplificate. Questa trasformazione emerge con particolare evidenza quando si confrontano i manuali classici con le loro versioni “adattate” per la scuola contemporanea.

L’esistenza stessa di versioni differenziate dello stesso manuale per diversi tipi di scuola rivela, oltre che una forma sottile di discriminazione intellettuale, il fraintendimento degli obiettivi educativi. L’apprendimento viene ridotto all’acquisizione di nozioni, perdendo di vista lo sviluppo delle capacità cognitive. La narrazione continua e l’argomentazione esplicativa non costituiscono impedimenti o sovrastrutture inutili: rappresentano invece elementi sostanziali che conferiscono senso e profondità all’apprendimento.

La spirale del declino cognitivo

Si è creato un circolo vizioso particolarmente insidioso: la scuola semplifica i contenuti adattandosi a presunte nuove modalità cognitive, rendendo gli studenti sempre meno capaci di affrontare la complessità, che a loro volta ricercheranno media ancora più semplificati. Questa spirale produce effetti devastanti sulla formazione di personalità capaci di pensiero profondo e critico.

La frammentazione dei contenuti in unità sempre più piccole — paragrafi brevi, capitoli ridotti, sintesi schematiche — facilita apparentemente lo studio ma fa perdere il senso complessivo di ciò che si apprende. Un discorso articolato non veicola solo informazioni: fornisce una cornice interpretativa che organizza e dà significato alle conoscenze. Quando questa cornice viene a mancare, rimane solo un accumulo disorganizzato di nozioni che emergono in tutta la loro fragilità negli esami di maturità.

Il valore formativo del manuale scolastico

I manuali scolastici rappresentano i primi testi complessi cui gli studenti venivano esposti sistematicamente. Studiare dalle pagine di un buon manuale significa familiarizzare con il lessico disciplinare, seguire la logica argomentativa specifica di ogni materia, sviluppare strategie di comprensione e memorizzazione. Lo sforzo richiesto per estrarre conoscenze e ragionamenti da testi densi costituisce un allenamento cognitivo fondamentale.

Oggi, però, assistiamo a un paradosso: né gli studenti né, spesso, gli insegnanti utilizzano realmente i manuali adottati. Le lezioni si basano su presentazioni, video, appunti frammentari. Gli studenti studiano da riassunti e schemi, perdendo il contatto con la testualità complessa. Questa pratica produce una conoscenza episodica e superficiale, incapace di articolarsi in spiegazioni coerenti e logiche.

Le conseguenze sulla valutazione e sull’apprendimento

La trasformazione delle modalità valutative riflette e amplifica il problema. Le interrogazioni orali, che richiedevano l’organizzazione del discorso e l’articolazione logica del pensiero, sono state largamente sostituite da verifiche scritte strutturate come questionari. Queste modalità, pur velocizzando il lavoro docente, premiano la memorizzazione frammentaria a scapito del ragionamento esteso e dell’organizzazione sequenziale del discorso.

Il sistema stesso, con l’ampliamento delle discipline e l’aumento delle richieste valutative, spinge in questa direzione. Gli studenti vengono addestrati a superare test standardizzati piuttosto che a sviluppare comprensione profonda. Dopo anni di apprendimento frammentato, ci si aspetta poi che sappiano improvvisare discorsi coerenti e mettere in connessione i saperi — un’aspettativa destinata al fallimento.

L’inettitudine di fronte alla complessità

La mancanza di esposizione sistematica alla complessità testuale produce effetti che si manifestano drammaticamente nel passaggio all’università e nella vita professionale. Studenti cresciuti con presentazioni, video-lezioni e testi ultra-semplificati si trovano completamente disarmati di fronte a libri di livello universitario anche solo moderatamente complessi.

Questa inettitudine si manifesta anche nella scrittura, dove la complessità di pensiero è scomparsa a favore di “pensierini slegati”. La povertà di idee si accompagna all’incapacità diffusa di articolare ragionamenti complessi e argomentazioni chiare e coerenti. Non sorprende che molti giovani si rivolgano poi ai “corsi miracolosi” venduti online, novelli elisir di Dulcamara che promettono scorciatoie inesistenti per colmare lacune formative profonde.

La complicità dell’editoria

Anche il mondo editoriale si è adeguato a questa “nuova inettitudine”. La saggistica contemporanea, persino nei bestseller nazionali e internazionali, privilegia testi brevi, scrittura paratattica, capitoli ridotti all’osso. L’aneddotica prevale sull’argomentazione, la semplificazione sul ragionamento articolato. Questa trasformazione non risponde solo a logiche di mercato ma contribuisce attivamente all’impoverimento delle capacità cognitive dei lettori.

La via d’uscita: il ritorno intenzionale alla complessità

La pratica della lettura profonda deve tornare al centro del progetto educativo attraverso scelte consapevoli e intenzionali. Questo non significa nostalgia per manuali inutilmente complicati, ma ricerca di un equilibrio che non sacrifichi la ricchezza del pensiero complesso sull’altare di una malintesa inclusività.

È necessario distinguere tra complessità “buona” — quella che arricchisce e sviluppa le capacità cognitive — e complessità “cattiva” — quella che complica inutilmente senza aggiungere valore. La prima deve essere perseguita sistematicamente, esponendo gli studenti a testi che richiedano sforzo interpretativo, capacità di sintesi, abilità di connessione tra concetti.

Il ritorno al manuale come strumento di studio può rappresentare un primo passo, ma solo se accompagnato da una revisione profonda degli obiettivi educativi. Non si tratta di accumulare contenuti ma di sviluppare capacità di pensiero. La conoscenza senza i ragionamenti che ne articolano la logica rimane superficiale e volatile.

L’intelligenza artificiale: minaccia o opportunità?

In questo contesto, l’arrivo dell’intelligenza artificiale può rappresentare tanto un’aggravante quanto un’opportunità. Se utilizzata come ulteriore strumento di semplificazione e delega del pensiero, non farà che accelerare il declino cognitivo. Se invece viene impiegata consapevolmente come supporto per affrontare testi complessi, per sviluppare capacità analitiche, per stimolare il pensiero critico, potrebbe contribuire a invertire la tendenza.

La sfida non è tecnologica ma pedagogica: recuperare la consapevolezza che la formazione di menti capaci richiede l’esposizione sistematica alla complessità, l’allenamento al ragionamento articolato, la pratica della lettura profonda. Solo così potremo formare individui in grado non solo di navigare ma di comprendere e agire nel mondo.


Pubblicato il 24 novembre 2025