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Una soglia da attraversare Oggi la linea tra vita e lavoro, tra tempo libero e tempo produttivo, è più sfumata che mai. Ma forse proprio questa incertezza può diventare un’opportunità. Ripensare il lavoro non come obbligo, ma come possibilità di fare qualcosa insieme che abbia senso. Un lavoro umano, non solo utile. Che cos’è oggi il lavoro? Dove avviene, con chi, attraverso quali strumenti? Sono domande che non possiamo più dare per scontate. Fino a pochi anni fa, il lavoro era associato a un luogo fisico – l’ufficio, la fabbrica, il negozio – e a un tempo preciso, scandito da orari e presenze. Oggi, tutto questo si è fatto più incerto. Il lavoro “ibrido”, cioè a metà tra presenza e distanza, è diventato la norma per molti. Ma cosa comporta davvero?


Non solo strumenti: la tecnica cambia il senso del lavoro

La tecnologia digitale non è solo un insieme di strumenti da usare. È l’ambiente stesso in cui si lavora: piattaforme, cloud, messaggi asincroni, riunioni online. Tutto questo ha cambiato il modo di lavorare, ma anche il significato stesso del lavoro. Il tempo non è più quello dell’orologio: è fatto di pause, di connessioni rapide, di attese. Lo spazio non è più una stanza condivisa, ma una rete invisibile che collega persone lontane.

Per affrontare questo scenario servono nuovi strumenti, certo. Ma soprattutto serve un nuovo modo di pensare: come rendere efficace una comunicazione fatta a distanza? Come restare presenti, anche senza esserlo fisicamente?

Il bisogno di vicinanza non è sparito

Eppure, nonostante tutto, sentiamo ancora il bisogno di incontrarci. Il corpo, la voce, lo sguardo: sono ancora fondamentali per costruire fiducia, per lavorare davvero insieme. Gli uffici, i momenti di condivisione, non sono solo funzioni organizzative. Sono spazi simbolici, dove si costruisce un senso di appartenenza.

Per questo il ritorno parziale al lavoro in presenza non è solo un’esigenza pratica. È anche una risposta a un desiderio umano: stare insieme, riconoscersi, sentirsi parte di qualcosa.

Educarsi al cambiamento

Affrontare il lavoro ibrido richiede una vera trasformazione culturale. Non basta saper usare Zoom o scrivere su Slack. Serve una nuova mentalità. Alcuni punti chiave:

1. Accettare l’errore: sbagliare fa parte del processo. L’incertezza non è un difetto, ma una condizione normale.
2. Collaborare davvero: l’altro non è un ostacolo o uno strumento, ma un alleato. Lavorare insieme è il cuore di ogni progetto.
3. Capire il linguaggio digitale: senza una buona alfabetizzazione tecnologica, si rischia di subire gli strumenti invece di usarli.
4. Essere flessibili: ogni progetto può cambiare. Avere un metodo agile significa saper ascoltare, adattarsi, ripensare.

Ricostruire comunità

Un’ultima questione, forse la più delicata: come si fa a sentirsi parte di una comunità quando si lavora da soli, da casa, in orari diversi? Non basta fare team building o mandare newsletter motivazionali. Servono momenti autentici, anche brevi, che abbiano un valore simbolico: un incontro, una celebrazione, un’occasione di ascolto vero. Solo così si tiene insieme ciò che la distanza tende a disperdere.

La vera sfida del lavoro oggi non è tecnica. È umana. Si tratta di ricostruire legami, dare senso all’agire comune, anche quando il luogo non c’è più.


Per chi desidera ampliare la riflessione, due letture risultano particolarmente significative.

La prima è Remote. Office Not Required, di Jason Fried e David Heinemeier Hansson (Crown Publishing Group, 2013, ISBN 978-0804137508), scritto da due imprenditori che hanno fatto del lavoro da remoto la prassi fondativa della loro impresa. Il testo, pubblicato in lingua inglese, non è un semplice vademecum tecnico: è piuttosto un racconto di esperienza e una proposta filosofica, che invita a ripensare il concetto stesso di presenza, responsabilità e autonomia nel lavoro contemporaneo.

La seconda è Drive. La sorprendente verità su ciò che ci motiva nel lavoro e nella vita, di Daniel H. Pink, pubblicato in italiano da Etas (Rizzoli) nel 2010 (ISBN 978-8845316081). L’autore, attraverso un’indagine chiara e documentata, esplora i meccanismi della motivazione umana, smontando il paradigma tradizionale del comando e del controllo. Il libro si rivolge a chi desidera comprendere come mantenere viva la spinta creativa e l’impegno personale anche in contesti fluidi e decentrati, come quelli che il lavoro ibrido oggi impone.


Pubblicato il 07 maggio 2025

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / omnia mea mecum porto