«La verità è che la libertà e la soddisfazione stanno trasformando la terra in un inferno”
La riflessione attuale, spesso anche la mia, si concentra sui media e la tecnologia, dimenticando una domanda fondamentale…come abbiamo fatto a diventare, individualmente e collettivamente, così brutti, indifferenti e egoisti? Forse bisogna arrendersi al fatto che è questa la natura dell’essere umano? Non lo so, vorrei pensare che non lo sia, e che quindi questo percorso di abbruttimento sia reversibile e che l’uomo possa puntare versa una direzione differente. Quindi guardare alle dinamiche politiche e finanziarie che ci hanno portato qui.
Come detto Marcuse già decenni fa avanzava la sua critica alla società industriale avanzata: un mondo che,come la società attuale, pur offrendo sempre più libertà formali e soddisfazioni materiali, produce conformismo, dipendenza e impoverimento dell’immaginazione.
La libertà, tanto sbandierata, si riduce spesso alla libertà di scegliere tra merci, carriere, svaghi, opinioni già confezionate.
E soprattutto deforma le parole e i suoi significati, di fatto modificando il panorama dei nostri sogni e dei nostri pensieri. La libertà attuale, così come proposta, sembra sempre di più simile a una solitudine ben confezionata. La libertà, tanto sbandierata, si riduce spesso alla libertà di scegliere tra merci, carriere, svaghi, opinioni già confezionate. Ovviamente se si è nati nel posto giusto e con adegato potere di acquisto, altrimenti nemmeno quello. È una libertà “amministrata”: ampia nel catalogo, stretta nella sostanza, perché non mette MAI in questione l’ordine esistente.
Ok, siamo tristi…ma come tutto questo come può “trasformare la terra in un inferno”? Inferno è un luogo di condanna e patimento, eterni. E il sistema ha messo parecchio impegno nella sua autoconservazione, con meccanismi e strumenti diversi rispetto a quelli messi in campo in precedenti epoche buie:
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Il controllo attraverso il piacere
Il controllo è ancora più efficace perché non avviene più con divieti o repressione, come per le dittature del passato, ma facendo sì che le persone desiderino ciò che le rende docili. L’adesione non è forzata: è volontaria, quindi più profonda, come hanno poi sottolineato Pasolini e Byung-chul Han per dirne alcuni. Chi ti obbliga a essere affamato di like? a passare ore a scrollare minchiate? Nessuno, lo scegli tu. Il nemico diventi tu, e non c’è nemico peggiore. -
Pensiero ridotto a una dimensione
Quando tutto è progettato per funzionare senza attrito, al click di una app, critica e immaginazione vengono anestetizzate. Si perde la capacità di pensare alternative. Quali alternative sono possibili e a che prezzo? non dovrò certo rinunciare ai miei miserabili diritti da schiavo vero? E perché farlo? Così attecchisce il continuo refrain “ma altri stanno peggio” e “con i suoi limiti questo è il migliore dei mondi possibili”. Davvero? La miglior civiltà possibile si basa su “però qualcuno sta peggio?” Tutto qui? lo immaginavo diverso il paradiso. -
Tecnologia come razionalità del sistema
La tecnica non è neutra, altra panzana che ci viene propinata in continuazione. La tecnica qualcuno la progetta, e la progetta in larga scala e con scopi ben precisi: organizza tempi, spazi, corpi e preferenze per l’efficienza. La “razionalità tecnologica” diventa norma sociale: ciò che è efficiente è “giusto”. Saltano posti di lavoro? è il progresso! Lo dice ChatGPT…allora è giusto! Ampi gradi di discrezionalità concessi, mi pare, a semplici strumenti; -
Costo umano ed ecologico
La promessa di benessere infinito regge su estrazione, scarti, armi e propaganda. Si regge su ultimo che viene ulteriormente escluso, sfruttato, emarginato. “quelli che stanno peggio” di cui sopra, ma che insomma, possono pure stare peggio se il prezzo della nostra prigione dorata lo pagano loro. Il nostro sempre più limitato “paradiso del comfort” si paga con guerre periferiche, povertà invisibile, degrado ambientale, solitudine, morti “giusti”.
Come ci si può cambiare tutto questo? Il nemico è sfuggente, multiforme ma non invincibile. Per me sono lelle le proteste di piazza finalmente. Ma durano un giorno. E se sono permesse, è solo perchè sono innocue. Se pensiamo che provochino pressione politica su qualcuno è ora di svegliarci dal sogno, destra e sinistra sono fantocci dello stesso potere economico e finanziario. Nemmeno sono nomi che indicano qualcosa di concreto, sono simulacri di un passato che non esiste più. Ancora nomi vuoti…curiosa questa continua trasfigurazione del significato, ma più che curiosa inquietante e altamente significativa.E allora dove colpire? Se il sistema si regge sulla nostra sudditanza al consumo, lì possiamo colpirlo. Se decidessimo tutti collettivamente, di boicottare un prodotto, un brand, un’azienda, un Paese per un periodo sufficientemente lungo? Non siamo in monopolio di nulla, potremmo anche salvaguardare il nostro finto confort, se la cosa ci preoccupasse. E una volta capito che se ne può colpire uno, sarebbe evidente che se ne possono colpire molti.
E nella vita di tutti i giorni, quando ci vendono qualcosa come assolutamente necessario, nuovo irrinunciabile, che ne so, è uscito il IPhone 147 potremmo chiederci per esempio:
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Mi espande le possibilità reali (tempo, salute, autonomia) o mi rende più dipendente?
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Riduce o accresce vulnerabilità o dipendenza (debito, dati, dipendenze comportamentali)?
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Mi apre a nuove forme di vita o di pensiero o solo a nuovi formati di consumo?
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Che tipo di appagamento mi dà? appagamenti che emancipano (competenze, legami, tempo liberato) e appagamenti che assuefanno (novità seriale, dopamina rapida, dipendenza)?
Ecco. Buone risposte.