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Guardare le stelle non è solo un atto contemplativo. È un gesto di ricerca, una domanda silenziosa rivolta al cosmo e, al tempo stesso, a noi stessi.


In questa prospettiva, l'opera della professoressa Amelia Carolina Sparavigna merita attenzione e riconoscimento. Fisica presso il Politecnico di Torino, studiosa di archeoastronomia, la sua ricerca si muove con rigore tra scienza e cultura, tra osservazione del cielo e interpretazione simbolica del paesaggio costruito dalle civiltà antiche. Nel suo saggio *Mondo Romano ed Archeoastronomia – La Limitazione, il suo Orientamento e la Geometria* (Zenodo, 2020), la studiosa analizza le planimetrie delle città romane, mostrando come il loro orientamento fosse spesso in accordo con il sorgere del sole o della luna. Non si trattava di superstizione: era una forma di armonizzazione tra l’ordine umano e quello cosmico, una manifestazione concreta dell'interdipendenza tra cielo e terra.

Questa visione trova un'eco suggestiva nelle parole di Fritjof Capra, fisico e teorico dei sistemi complessi. Nel suo celebre saggio *Il Tao della fisica* (trad. italiana, ISBN 9788833920034), Capra mette in dialogo la fisica moderna con le tradizioni mistiche orientali, delineando una concezione del reale come rete dinamica di relazioni. Ogni elemento dell'universo è connesso agli altri in un equilibrio fluido e vitale, in cui la conoscenza scientifica si intreccia con l'intuizione spirituale.

In *La rete della vita* (ISBN 9788833913289), Capra approfondisce ulteriormente questa impostazione sistemica, affermando che la scienza non è neutra ma profondamente intrecciata con l'etica, la cultura, la politica. Pensare in modo sistemico significa riconoscere l'interdipendenza come fondamento dell'esistenza: un concetto che Sparavigna concretizza nelle sue analisi archeoastronomiche, laddove l'orientamento di un tempio o di una città racconta una volontà di dialogo con il cosmo.

L'archeoastronomia, nel suo metodo e nei suoi risultati, si configura come un ponte tra scienze dure e scienze umane. Essa unisce calcolo astronomico, osservazione archeologica, interpretazione storica e sensibilità culturale. Non a caso, Amelia Carolina Sparavigna affronta i siti antichi non solo come strutture materiali, ma come palinsesti di significati, nei quali è possibile leggere il desiderio delle civiltà passate di sincronizzarsi con i ritmi celesti. Questa tensione verso un ordine superiore non è dissimile dalla visione olistica proposta da Capra: in entrambi i casi, si delinea un pensiero che rifugge la frammentazione specialistica per abbracciare la complessità della vita, nei suoi nessi visibili e invisibili.

Un esempio emblematico è l'orientamento solstiziale di alcuni edifici sacri romani, che la studiosa ha ricostruito con precisione grazie a modelli digitali e strumenti di simulazione astronomica. In queste strutture, la luce del sole giunge in modo calibrato in precisi momenti dell'anno, segnalando non solo un evento astronomico, ma anche un significato sociale, religioso, identitario. L'universo diventa così un orologio simbolico, un interlocutore. Una simile lettura, attenta tanto al dato empirico quanto alla sua risonanza culturale, mostra quanto il cielo fosse parte integrante dell'architettura del mondo antico, e quanto lo sia ancora oggi, se sappiamo ascoltarlo.

La bellezza della ricerca di Amelia Carolina Sparavigna risiede proprio in questa capacità di riscoprire nella pietra, nella geometria, nell'allineamento astronomico, una voce antica ma ancora viva. Una voce che ci parla di un modo di abitare il mondo che non separava sapere e sacro, scienza e significato.

Oggi, in un tempo segnato dalla frammentazione — delle informazioni, delle identità, delle comunità —, l'approccio sistemico e interdisciplinare di studiose come Sparavigna è più che mai necessario. La sua opera ci invita a guardare il cielo non solo per misurarlo, ma per riconoscere in esso il riflesso delle nostre domande più profonde.

E allora, forse, la vera domanda non è "cosa possiamo capire dal cielo?", ma "che tipo di umanità vogliamo essere, sotto questo cielo?".

Per approfondire il lavoro di Amelia Carolina Sparavigna, è possibile consultare il suo saggio completo qui.


Pubblicato il 04 maggio 2025

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / omnia mea mecum porto