Sonila Gruda nasce a Shkodër, in Albania. Per proseguire gli studi in psicologia si trasferisce in Italia, a Genova, dove inizia a frequentare la relativa Università.

Successivamente al conseguimento della laurea magistrale, svolge il tirocinio presso il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC) presso l'ospedale San Martino in cui fa affiancamento ai colloqui con i pazienti ricoverati.

Prende parte al gruppo di discussione casi clinici, al gruppo di discussione per la ricerca “Sogni dei pazienti” e poi al Consiglio Nazionale delle Ricerche, per il quale segue un progetto che studia le caratteristiche desiderabili e/o accettabili per un robot dedicato all’assistenza delle persone della terza età, con conduzione di interviste strutturate.

Si occupa in queste stesse sedi di ricerca su intelligenza artificiale e assistenza. Nel tempo libero scrive racconti e poesie, sin dall’adolescenza, con i quali vince alcuni concorsi.

Si innamora della fotografia che diventerà nella sua vita stabile hobby e passione.

Collabora con alcune riviste in Albania e in Italia per cui scrive diversi articoli e saggi nei quali tratta varie tematiche, dall'attualità, psicologia, le neuroscienze, la domotica, l'intelligenza artificiale, ecc.

Attualmente lavora come psicologa presso una RSA a Genova dove si occupa di Alzheimer.


Kosovo 2025, il moderno Game of Thrones

Il Kosovo moderno si fonda sull’idea di autodeterminazione, ma oggi rischia di negarla proprio a chi porta nel proprio corpo una forma di diversità. Vietare un simbolo per “proteggere la libertà” è un ossimoro politico. Uniformare per integrare significa confondere coesione con omogeneità. Le conseguenze possibili sono note: esclusione scolastica, radicalizzazione identitaria, legittimazione del controllo sul corpo come pratica di governo. E mentre si accusa il velo di non essere “albanese”, ci si dimentica che la maggior parte degli abiti indossati quotidianamente, jeans, giacche, minigonne, cravatte non hanno alcuna origine autoctona.

Parole oltrepssate: [stu·pi·di·tà]

Stupidità s. f. [dal lat. stupidĭtas -atis, der. di stupĭdus «stupido»]. – 1. letter. Stato di torpore, insensibilità o sbalordimento, causato da condizioni fisiche o morali: [il succo del papavero] Lene serpendo per le membra, acqueti A te gli spirti, e ne la mente induca Lieta stupidità (Parini). 2. Lo stesso, e più com., che stupidaggine, per indicare scarsità o mancanza d’intelligenza: ha dato prova di grande s.; la s. degli altri mi affascina, ma preferisco la mia (Ennio Flaiano); la s. di un discorso; ma meno com. con sign. concreto, cioè detto, azione, comportamento non intelligente: dire, fare una s.; è stata una s. non accettare l’incarico. (Treccani.it)

Parole oltrepassate: [stra·niè·ro]

Stranièro agg. e s. m. (f. -a) [der. del lat. extraneus «estraneo, esterno»; cfr. il fr. ant. estrangier, der. di estrange «estraneo»]. – 1. a. Di altri paesi, di altre nazioni: emigrare, andare esule in terra s.; imparare una lingua s., le lingue s.; avere una pronuncia s.; parlare con accento s.; usi, costumi s.; respingere ogni ingerenza s.; un popolo s., i popoli stranieri. In partic., riferito a persona, che appartiene per cittadinanza a uno stato estero, ma che gode dei diritti civili attribuiti ai cittadini dello stato, a condizione di reciprocità e nell’osservanza di norme contenute in leggi speciali: i turisti s. in Italia; frequentissimo in questo sign. come sost.: i diritti degli s.; la condizione giuridica dello s.; università per stranieri. Per estens., appartenente a cittadini stranieri: beni s. in Italia; formato di elementi stranieri: la legione s. (v. legione, nel sign. 3). b. Con connotazione ostile, alludendo a popolazioni nemiche o comunque avverse e odiate: eserciti s.; l’invasione, l’occupazione s.; languire sotto il dominio s.; anche come sost.: essere soggetti agli s., oppressi dagli s.; spesso al sing. con valore collettivo: combattere lo s., cacciare lo s.; allearsi con lo s., passare allo straniero. 2. agg., letter. Estraneo: sentirsi s. in patria, in casa propria; Giovani madri che a s. latte Non concedean gl’infanti (Foscolo); quando la terra Mi fia s. valle, e dal mio sguardo Fuggirà l’avvenir (Leopardi). Meno com., strano: l’aria intorno avea di Sogni piena Di varie forme e stranier portamenti (Poliziano). (Treccani.it)

Parole oltrepassate: [per·fe·zio·nì·ṣmo]

Perfezionismo s. m. [der. di perfezione]. – 1. In psichiatria, tendenza nevrotica (generalmente di tipo ossessivo) che impedisce sovente all’individuo di attuare cose relativamente semplici perché il suo narcisismo e la sua autocritica, unitamente a uno scarso senso della realtà, spostano costantemente tale attuazione verso obiettivi ideali irraggiungibili. 2. Con sign. più generico, aspirazione a raggiungere, nel proprio lavoro o nella propria attività, una perfezione ideale non facilmente attuabile: il suo p. è esasperante; la direttrice ci ossessiona con un p. d’altri tempi. (Treccani.it)