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Il dibattito sull'impatto dell'Intelligenza Artificiale e del digitale sulla società, la politica e l'etica non è mai stato così urgente. Da un lato, Luciano Floridi, fondatore della Filosofia dell'Informazione e studioso dell'“infosfera”, offre un approccio pragmatico e costruttivista, incentrato sulla progettazione etica della nuova civiltà digitale. Dall'altro, Evgeny Morozov, sociologo e critico dei nuovi media, demolisce con scetticismo le promesse del "cyber-utopismo" e del "soluzionismo tecnologico". Per lui il rischio maggiore non è la tecnologia in sé, ma il potere che si concentra nelle mani di poche grandi aziende che possono influenzare economie, istituzioni e opinioni.
Mettere a confronto questi due punti di vista - uno più costruttivo, l’altro più critico - aiuta a capire i tre punti decisivi della nostra epoca: l’etica di ciò che costruiamo, il potere di chi controlla gli strumenti, e la responsabilità di come li usiamo. Due visioni diverse, che insieme mostrano quanto sia necessario parlare seriamente di AI e del futuro che stiamo programmando.


1. La natura dell'intelligenza artificiale: strumento o ideologia?

Prima di affrontare le sfide etiche e politiche dell'AI, è fondamentale capirne la natura. L'AI è una forza autonoma, un'entità intelligente, o semplicemente un amplificatore del potere umano? Quando la retorica dell'“intelligenza artificiale” smette di essere un errore concettuale per diventare uno strumento attivo nelle mani delle élite per imporre cambiamenti sociali?

Luciano Floridi insiste sul fatto che l'espressione "intelligenza artificiale" sia un ossimoro. L'AI non è intelligente nel senso umano, poiché manca di coscienza, intenzionalità o comprensione semantica. Si tratta di sistemi avanzati di calcolo, straordinariamente potenti nel processare dati, ma puramente sintattici. L'AI odierna è uno strumento che opera per obiettivi e fini designati dall’umanità. L'analogia che utilizza è quella dell'AI che completa puzzle guardando il lato bianco, basandosi solo su forme e contorni (sintassi), mentre l'essere umano usa il disegno e il colore (semantica).

Evgeny Morozov, pur condividendo la diffidenza verso l'eccesso di hype, si concentra sulla narrazione che circonda l'AI. Egli critica le élite tecnologiche che usano la retorica dell’“innovazione” e della “frattura” come una grande narrazione e persino una “catechesi per il futuro”. Figure come Sam Altman abbozzano disinvoltamente modelli planetari per la regolamentazione dell’AI, trattando le loro visioni come "profezie inevitabili". Il problema, per Morozov, non è tanto l’AI in sé quanto la sua funzione ideologica per imporre il determinismo tecnologico.

Entrambi gli autori respingono l'idea fantascientifica di un'AI senziente e dominante. La convergenza sta nel sottrarre l'AI al mito. La divergenza risiede nell'obiettivo della critica: Floridi cerca la chiarezza concettuale per poter progettare eticamente, mentre Morozov cerca di smascherare l’uso del mito tecnologico come leva di potere politico.

2. Governance e legislazione: il controllo democratico contro gli oligarchi intellettuali

In che modo la società deve regolamentare l'AI? Il potere normativo risiede nelle istituzioni democratiche o viene cooptato dai giganti della tecnologia? In un’epoca in cui gli oligarchi tecnologici trasformano i loro obiettivi in politiche apparentemente plausibili, la regolamentazione democratica può davvero colmare il divario di potere e prevenire la colonizzazione della sfera pubblica?

Luciano Floridi sottolinea l'enorme bisogno di Nomos (regolamentazione) e Paideia (formazione dei cittadini) per entrare in una nuova civiltà digitale. Egli approva l’approccio europeo, come l'AI Act, basato sulla protezione dei diritti, definendolo un progetto a lungo termine che oggi solo l'Unione Europea può implementare in termini democratici. Floridi auspica che lo sviluppo dell’AI generativa, attualmente concentrato nelle mani di poche aziende statunitensi, sia bilanciato dall'ingresso di altri paesi con prospettive e valori differenti.

Evgeny Morozov ritiene che l'idea di un controllo democratico sia minacciata dai “legislatori della Silicon Valley”. Questi "oligarchi intellettuali" non sono semplici mecenati o plutocrati; hanno costruito un ibrido muscolare: portafogli di investimenti che fungono da tesi filosofiche e posizioni di mercato che realizzano le loro convinzioni. Essi colonizzano il mezzo e il messaggio attraverso la forza attrattiva del denaro, l'autorità oracolare delle loro visioni e la sovranità sulle piattaforme. La loro trasformazione è magistrale, prima profetizzano le esigenze della tecnologia (interpreti), poi plasmano la politica per soddisfare tali divinità (legislatori).

Floridi crede nella possibilità di una regolamentazione efficace, purché sia promossa in modo responsabile, tenendo conto di business, società e ambiente. Morozov è profondamente scettico sulle capacità delle istituzioni di mantenere la sovranità normativa, vedendo invece gli oligarchi costruire il futuro che descrivono, con un sistema di potere senza precedenti.

3. Etica e responsabilità: dal bias algoritmico al primato della tecnologia

Quali sono i principali rischi etici dell'AI e come possiamo costruire una cornice morale adatta all’infosfera? È possibile imporre un'etica che valorizzi la cura e la tolleranza quando la logica dominante del capitale tecnologico trasforma persino le istanze etiche (come l’ESG) in un campo di battaglia e un centro di profitto?

Luciano Floridi identifica la trasparenza come un tema etico centrale. L’opacità dei sistemi AI e delle aziende che li producono può portare a problemi concreti come manipolazione dell’opinione pubblica, bias e disuguaglianze sociali. Questi rischi sono particolarmente elevati in contesti delicati come le campagne politiche o la diffusione di notizie. Per affrontare queste sfide, Floridi propone di spostare il focus dall’agente (chi agisce) al paziente (chi subisce l’azione morale). Questo implica dare priorità all’ascolto, alla cura e al rispetto, e richiede la comprensione della natura, delle esigenze e dei bisogni del ricevente.

Evgeny Morozov analizza come le preoccupazioni etiche vengano manipolate a fini politici ed economici. Egli critica il campo degli investimenti etici (ESG: E (Environment) - impatto ambientale; S (Social) - responsabilità sociale verso dipendenti, comunità e soggetti vulnerabili; G (Governance) - trasparenza, struttura dei consigli d’amministrazione, integrità delle pratiche di gestione), una narrazione ideologica che serve a legittimare i leader della Silicon Valley finanziando fondi anti-ESG, paragonando queste metriche al comunismo cinese. Per Morozov, il loro obiettivo è convertire posizioni intellettuali in speculazioni di mercato per rimodellare la realtà. Inoltre, la loro ossessiva campagna contro la "cultura woke" è un riflesso del potere che cerca di contenere le proprie contraddizioni e reprimere il dissenso progressista dei lavoratori tecnici.

Entrambi evidenziano l'importanza di affrontare l'opacità e i danni sociali. Floridi cerca di fornire una nuova metodologia filosofica che permetta di definire cosa è bene per il ricevente. Morozov analizza l'infrastruttura ideologica del potere, suggerendo che le "strategie ideologiche" degli oligarchi superano i tentativi di costruire un’etica inclusiva.

4. Lavoro e società: la promessa dell'ottimizzazione contro la disuguaglianza strutturale

L'AI è una forza di creazione o distruzione economica? E la società è pronta per l'impatto dell'automazione? Se la concentrazione di potere nella Silicon Valley determina sia la crisi del lavoro che le soluzioni proposte, la riqualificazione e la formazione sono sufficienti o sono solo palliativi in assenza di una radicale ridefinizione della responsabilità sociale del capitale tecnologico?

Luciano Floridi riconosce che l’automazione sta trasformando rapidamente interi settori, ma sostiene che l'AI non sta portando a una disoccupazione tecnologica generalizzata. La storia mostra che le nuove tecnologie spesso creano più posti di lavoro di quanti ne distruggano, sebbene in settori diversi. La sfida cruciale è garantire una transizione equa, fornendo sostegno e formazione (riqualificazione) a chi rischia di essere escluso. Floridi vede l’AI come uno strumento fondamentale per affrontare sfide come il cambiamento climatico e migliorare la società, ottimizzando le risorse e riducendo gli sprechi.

Evgeny Morozov presenta un quadro più cupo della dinamica lavoro-società guidata dal capitale tecnologico. Egli cita l'esempio di Sam Altman che, dopo aver dichiarato che l'AI "divorerà posti di lavoro," propone l'estensione del reddito minimo universale (UBI - Universal Basic Income). Morozov interpreta questa mossa come un imperativo esistenziale, in cui il capitale non solo crea il problema, ma si propone anche come l’unica soluzione. Inoltre, l'emergere di una "soggettività post-neoliberista" tra i lavoratori tecnologici, che sono "marcatamente anti-establishment", viene attivamente soppressa dagli oligarchi, che esigono fedeltà geopolitica e ideologica, minando l’autonomia critica della forza lavoro.

Entrambi concordano sull'importanza della formazione e della riqualificazione per adattarsi ai nuovi scenari. La differenza principale è sul ruolo della tecnologia stessa: Floridi la vede come potenzialmente "buona" e positiva, a condizione che sia usata con saggezza e intelligenza, mentre Morozov concentra l'attenzione su come la narrazione del cambiamento (es. UBI) mascheri il consolidamento del potere oligarchico e la repressione del dissenso interno.

5. Metodologia filosofica: ingegneria concettuale vs. critica del soluzionismo

Come deve reagire la filosofia alle trasformazioni radicali portate dal digitale? Deve concentrarsi sulla costruzione di nuove idee o sulla decostruzione delle narrazioni di potere? La risposta all’egemonia del tecno-capitalismo risiede primariamente nel "design concettuale" di una nuova filosofia per l’infosfera o nella critica serrata dei presupposti ideologici che permettono al soluzionismo tecnologico di prosperare?

Luciano Floridi definisce la filosofia come ingegneria concettuale. Si tratta di un processo di design e invenzione che combina analisi e sintesi per generare "artefatti semantici" (teorie filosofiche) che risolvano i problemi aperti del nostro tempo. La filosofia, secondo Floridi, deve occuparsi di problemi aperti (non risolvibili empiricamente o logico-matematicamente) e deve uscire dalla scolastica autoreferenziale dei "problemi dei filosofi" per parlare al mondo. La sua Filosofia dell'Informazione (PI) mira a fornire una cornice teorica più ampia e ontologica, che sposta il focus sulle relazioni (il "messaggio") piuttosto che sulle entità ("relata").

Evgeny Morozov è il massimo critico del Soluzionismo Tecnologico, ovvero l'idea che, data una sufficiente tecnologia e dati, i problemi sociali complessi possano essere risolti con un’applicazione tecnica ordinata. Morozov, attraverso la sua critica all'internet-centrismo e al cyber-utopismo, usa un approccio decostruttivo per rivelare le radici culturali e ideologiche che guidano l'evoluzione della rete. Egli usa categorie gramsciane, come gli "intellettuali organici," per mostrare come gli oligarchi tecnologici traducano gli interessi del capitale in imperativi universali di salvezza della civiltà.

Entrambi i pensatori sono determinati a riportare la filosofia a confrontarsi con i problemi reali del mondo contemporaneo, allontanandosi dalla scolastica. Floridi offre una risposta costruttiva basata sul design concettuale per affrontare la "quarta rivoluzione" (quella di Turing che ci ha tolto dal centro dell'infosfera). Morozov offre una risposta critica che mira a disarmare la narrazione di potere del capitale e a smascherare i pericoli del soluzionismo.


Brevi biografie degli autori

Luciano Floridi è Professor and Founding Director of the Digital Ethics Center a Yale, e Professore di Sociologia della Cultura e della Comunicazione, Università di Bologna. È conosciuto nel mondo come una delle voci più autorevoli della filosofia contemporanea, fondatore della filosofia dell'informazione e uno dei maggiori studiosi della rivoluzione digitale in atto. Da gennaio 2025, presidente della Fondazione Leonardo ETS. Le sue opere principali includono The Philosophy of Information (2011), The Ethics of Information (2013) e Etica dell'intelligenza artificiale (2022).

Evgeny Morozov è un sociologo e giornalista bielorusso (dal 2023 anche cittadino italiano), esperto di nuovi media e noto per le sue posizioni fortemente critiche verso l'ottimismo tecnologico e il "soluzionismo". Ha analizzato come la tecnologia possa essere utilizzata per il controllo sociale da parte di regimi autoritari e come le élite della Silicon Valley stiano esercitando un potere politico sempre più vasto. È professore invitato alla Stanford University e collabora con numerose testate internazionali.

 


POV nasce dall’idea di mettere a confronto due autori viventi, provenienti da ambiti diversi - filosofia, tecnologia, arte, politica - che esprimono posizioni divergenti o complementari su un tema specifico legato all’intelligenza artificiale.

Si tratta di autori che ho letto e approfondito, di cui ho caricato i testi in PDF su NotebookLM. A partire da queste fonti ho costruito una scaletta di argomenti e, con l’ausilio di GPT, ho sviluppato un confronto articolato in forma di articolo.

L’obiettivo non è giungere a una sintesi, ma realizzare una messa a fuoco tematica, far emergere i nodi conflittuali, perché è proprio nella differenza delle visioni che nascono nuove domande e strumenti utili a orientare la nostra ricerca di senso.

 

Pubblicato il 17 novembre 2025

Carlo Augusto Bachschmidt

Carlo Augusto Bachschmidt / Architect | Director | Image-Video Forensic Consultant