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Senza il soffio del vento (dell’anima) abbiamo crescenti difficoltà a mantenere l’integrità fisica e sensoriale così come quella psichica del Sé, a valorizzare i capitali relazionali, emozionali ed affettivi di ognuno, a gestire in modo intelligente le capacità immaginative che servono a sopravvivere emotivamente e intellettualmente, a prefigurare nuovi scenari mentali, tecnologici, ambientali ed economici, dentro le crisi che viviamo.


L’argomento è ostico, soprattutto se lo si vuole affrontare con un approccio filosofico, di cui peraltro non sono capace. Meglio usare analogie. Una di queste deriva dalla parola stessa di anima: anemos (ἄνεμος), vento. L’anima come il vento è aria animata, capace di muovere le fronde degli alberi e le onde del mare, di alimentare il fuoco e/o di spegnerlo, capace di provocare tuoni ed acquazzoni, è un motore vitale, fecondante, può smuovere menti e membra, corpo e spirito. Il vento dell’anima è proprio quello che si è oggi arenato, digitalizzato, come tale impigliato in (reti, piattaforme) barriere capaci di deviarlo, intubarlo, privarlo della sua energia, silenziarlo, farlo appassire.

Senza il soffio del vento (dell’anima) abbiamo crescenti difficoltà a mantenere l’integrità fisica e sensoriale così come quella psichica del Sé, a valorizzare i capitali relazionali, emozionali ed affettivi di ognuno, a gestire in modo intelligente le capacità immaginative che servono a sopravvivere emotivamente e intellettualmente, a prefigurare nuovi scenari mentali, tecnologici, ambientali ed economici, dentro le crisi che viviamo.

Senz’anima, pur essendo sempre sul palcoscenico e sotto i riflettori, si vive in realtà nell’ombra, nell’oscurità, nel limbo. A nulla può il riverbero, il rumore o l'Eco dei profili con cui ci muoviamo online, sono per definizione pieni di informazioni ma senza anima loro stessi. Vivendo nell’ombra, il respiro vitale si affievolisce, arranca, gli occhi si annebbiano, si finisce per ammalarsi, di non sentirsi più vivi.

L’essere diventati senza anima lo si legge dai corpi, ormai sempre più virtualizzati e digitalizzati, privati del volto e dello sguardo, ma anche del sangue e del cuore, due altre metafore dell’anima. Non sapendo più guardare, neppure dentro di sé, abbiamo difficoltà a (ri)conoscerci, a misurarci con le anime degli altri, anch’esse ormai con le stesse difficoltà e spesso in ombra.

Che ci resta da fare.

La prima scelta è facile, dopo avere venduto l'anima, rinunciare per sempre ad averla, aspettando che il nostro gemello digitale ne abbia una da regalarci.
La seconda scelta è più complicata, ha risvolti etici, esistenziali, spirituali, è finalizzata a togliere il ristagno della mente, a liberare il cuore, per lavorare sulla propria interiorità e ridestare le potenze dell’anima. Necessarie per contrastare le tante manipolazioni a cui oggi siamo tutti sottoposti e sottomessi: non si parla più di spiritualità, l’intelligenza non è più collegata alla sapienza, non si cerca più di risalire all’origine delle cose, il corpo è stato fatto sparire così come i legami che ci legano alla natura e al cosmo.

“Credo nel potere che ha l’immaginazione di plasmare il mondo, di liberare la verità dentro di noi, di cacciare la notte, [...] di assicurarsi la fiducia dei folli. “ - J.G Ballard

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Carlo Mazzucchelli

Carlo Mazzucchelli / ⛵⛵ Leggo, scrivo, viaggio, dialogo e mi ritengo fortunato nel poterlo fare – STULTIFERANAVIS Co-founder

c.mazzucchelli@libero.it http://www.solotablet.it