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In questo nostro peregrinare attraverso le tortuosità del tempo digitale e le ambiguità del valore umano nel mercato del lavoro, forse non sarà inutile volgere lo sguardo a quelle voci che, attraverso i secoli, hanno saputo offrire un faro di lucidità e di serena fermezza. Tra queste, risplende con particolare intensità l'eco dei pensieri di Marco Aurelio Antonino, imperatore romano e filosofo stoico, raccolti nella sua opera immortale, "Le Meditazioni". Questo testo, lungi dall'essere un trattato sistematico, si presenta come un intimo dialogo che tocca le corde profonde dell'esistenza: la natura effimera delle cose terrene, l'importanza ineludibile della virtù come unico vero bene, la necessità di accettare con distacco ciò che non dipende dal nostro volere, e la preminenza della ragione come guida nel labirinto delle passioni e delle avversità.


Osserviamo, con la distaccata lucidità di chi contempla le umane follie, questa singolare ossessione del nostro tempo per una giovinezza eterna, trasposta in modo grottesco persino nel mercato del lavoro, specie in quei domini effimeri della tecnologia digitale. Già alla soglia dei trent'anni, l'ombra dell'obsolescenza professionale inizia a incombere, un presagio di "vecchiaia" che non attiene alla saggezza accumulata, bensì a un calcolo meschino di bilancio. Il quarantenne, poi, diviene oggetto di scrutinio, quasi un reperto di un'era passata, e il cinquantenne... ah, il cinquantenne è spesso relegato ai margini, come un filosofo stoico che osserva il tumulto del mondo senza parteciparvi.

Questa fretta di liquidare l'esperienza in nome di una presunta agilità giovanile non è altro che un sintomo di una società che ha smarrito la bussola dei veri valori. Si preferisce l'illusione di una tabula rasa, di menti "fresche" ma spesso prive della profondità e della lungimiranza che solo gli anni di pratica e di riflessione possono conferire. È un'economia miope, che confonde il costo con il valore, e che trema di fronte alla legittima rivendicazione di un giusto compenso per un sapere duramente acquisito. Ma allora, quale stoica rassegnazione dovremmo adottare di fronte a tale miopia? Offrire il frutto del nostro intelletto come obolo per placare l'avidità del mercato?

La risposta, per chi ha interiorizzato la lezione degli antichi, è chiara: il valore di un uomo non risiede negli anni che ha alle spalle, né nel salario che percepisce, ma nella sua capacità di agire con virtù e ragione. Tuttavia, questa consapevolezza non ci esime dal denunciare la stoltezza di un sistema che premia l'effimero e svaluta la solidità dell'esperienza. Questa fretta di gettare via ciò che è stato faticosamente costruito è un atto di insensatezza, un sacrificio sull'altare di un progresso malinteso, che spesso maschera una cruda logica di sfruttamento.

Il saggio stoico sa che i beni esterni, come la ricchezza o la posizione lavorativa, sono effimeri e non dipendono interamente da noi. Tuttavia, ciò non significa che dobbiamo accettare passivamente l'ingiustizia. Al contrario, con la fermezza di chi ha compreso la natura transitoria delle cose, possiamo e dobbiamo denunciare la follia di un sistema che disprezza la saggezza e l'esperienza in nome di un'illusoria giovinezza produttiva.

Non è la mancanza di anni a rendere un individuo più agile o più incline all'innovazione. Spesso è la mancanza di preconcetti, unita alla solidità di una mente allenata alla riflessione, che fa la vera differenza. E questa solidità si acquisisce con il tempo, con le sfide superate, con gli errori metabolizzati.

la mancanza di preconcetti e una mente allenata alla riflessione possono fare la differenza

Pertanto, osserviamo questa frenesia del mercato con un distacco filosofico, consapevoli che il vero valore risiede in ciò che siamo, nella nostra capacità di comprendere e di agire con ragione, indipendentemente dall'età anagrafica o dalle fluttuazioni di un mercato spesso irrazionale. La vera sfida stoica non è adattarsi a questa follia, ma conservare la propria integrità e il proprio valore intrinseco, anche quando il mondo sembra volerli sminuire. E se la domanda sorge spontanea – "dovremmo forse lavorare gratuitamente?" – la risposta risuona con la fermezza di un Seneca: il nostro valore non è negoziabile al ribasso.

In un'epoca come la nostra, dominata dalla frenesia, dall'ansia di prestazione e dalla costante svalutazione dell'esperienza in nome di un'illusoria giovinezza, le "Meditazioni" offrono un contrappunto salutare. Ci ricordano che il nostro valore intrinseco non è legato alle fluttuazioni del mercato o al giudizio altrui, ma risiede nella nostra capacità di agire con rettitudine e saggezza, coltivando la nostra interiorità come un giardino protetto dalle tempeste del mondo esterno.

La lettura di Marco Aurelio non offre facili risposte alle sfide del nostro tempo, ma fornisce un metodo, un approccio filosofico per affrontarle con una prospettiva più ampia e distaccata. Ci invita a concentrarci su ciò che è realmente in nostro potere – i nostri pensieri, le nostre azioni, il nostro carattere – e a non lasciarci travolgere dall'illusione di poter controllare l'incontrollabile.

Per chi desidera dunque un viatico di saggezza, una bussola interiore per navigare le incertezze del presente con la fermezza di chi ha compreso la caducità di molte delle nostre ansie, "Le Meditazioni" di Marco Aurelio rappresentano una lettura preziosa e sempre attuale. Un invito a riscoprire quella serena forza interiore che la filosofia stoica ha saputo coltivare per secoli, offrendo un antidoto potente al veleno di un'epoca che troppo spesso confonde il valore con il prezzo e la giovinezza con la saggezza.

Tu puoi, ogni volta che lo desideri, ritirarti in te stesso. Nessun ritiro è più tranquillo né meno disturbato per l'uomo che quello che trova nella sua anima.

Pubblicato il 06 maggio 2025

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / omnia mea mecum porto