Go down

Le utopie non fanno più parte del nostro immaginario. Siamo però immersi in distopie reali e tutti impegnati, inconsapevolmente o da complici, a crearne di nuove. Un tempo le utopie non erano pura fantascienza, erano calate nella realtà, strumenti potenti di interpretazione e di lettura dei problemi di ieri, di oggi e di domani. Oggi sono contenitori vuoti, non vengono più usate come strumenti, si manifestano nella forma distopica, Mai come oggi avremmo bisogno di utopie, mai come oggi viviamo dentro distopie che abitiamo spaventati, afoni, impauriti, complici, servili e sottomessi, incapaci di capire che siamo tutti diventati semplici cavie da laboratorio per la sperimentazione dell'uso della paura e del senso di colpa per creare consenso e inibire, bloccare ogni forma di dissenso. E' in questo contesto che si colloca come moltitudini di persone stanno oggi (non) reagendo. al genocidio in atto a Gaza, che se non vogliamo chiamare tale, ci chiama tutti causa, quantomeno per la sorte a cui sono stati destinati migliaia di bambini.



Le utopie sono finite, si sono rivelate distopie, il giornalismo è praticato solo da pochi coraggiosi, che per il loro coraggio sono costretti a pagare scotto, sui politici e leader attuali meglio stendere un velo pietoso, l’opinione pubblica ha grandi responsabilità, non esiste più, non si sa più cosa sia.

𝐈𝐥 𝐦𝐢𝐨 𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐧𝐚𝐬𝐜𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐬𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧’𝐨𝐩𝐢𝐧𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚, dalla passività rassegnata e colpevole di moltitudini di persone, dal silenzio assordante che interessa e coinvolge tutti, sui fatti del mondo, che poi è il loro (nostro) mondo e il cui futuro pure dovrebbe interessare.

𝐈 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐨𝐠𝐠𝐢 𝐥𝐞 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐞, una in particolare che ha riportato la fame in occidente come arma di guerra. La censura e l’impossibilitata presenza di giornalisti,  impedisce di capire fino in fondo ciò che sta succedendo, ma le poche immagini che filtrano (bambini scheletrici che ricordano altre guerre), ciò che sappiamo e soprattutto quello che in tanti ormai percepiamo, ci chiama tuti a esprimerci, a fare opinione e a farla pesare.

𝐄 𝐯𝐞𝐧𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐥 𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨….

Ho sognato che sui molti mondi virtuali frequentatati da filosofi, manager d’azienda, professori universitari, giornallsti, scienziati, studiosi di ogni tipo, persone di buona volontà, tante persone acculturate o con un titolo di studio, ecc., 𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐦𝐩𝐫𝐨𝐯𝐯𝐢𝐬𝐨 𝐧𝐚𝐬𝐜𝐞𝐬𝐬𝐞 𝐮𝐧’𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚, non programmata, espressione di una presa di coscienza collettiva che porta all’azione, mossa dal coraggio, dall’impulso morale, dalla insopportabilità degli eventi di cui è a conoscenza.

L’iniziativa che ho sognato è che moltitudini di persone, tutte insieme, decidevano di esprimersi, a modo loro, in forme diverse, con linguaggi e parole differenti, con un solo obiettivo che riassumo prendendo in prestito le parole di Alxeander Langer, trovate in un articolo di giornale ma che avrei potuto estrapolare dai libri di Langer che posseggo:


«Oggi più che mai in passato dobbiamo difenderci contro coloro che spingono all’epurazione etnica e religiosa come ideale politico e lo impongono perpetrando crimini contro l’umanità».

«Si dovrà aumentare consistentemente numero e mandato delle forze internazionali e confidare loro il compito di fermare (…), con i mezzi necessari, le aggressioni. E non c’è ragione perché paesi come l’Italia se ne sottraggano».

«Oggi ci troviamo di fronte a una nuova causa di guerra: la difesa dei diritti umani. Se la forza è usata per sanzionare chi viola i diritti dell’uomo, viene meno il principio di non intervento».



Tre citazioni che possono aiutare a trovare modi, forme, linguaggio e parole per rompere il silenzio e farsi sentire.

Se succedesse, ma so che non succederà perché il mio sogno era a occhi aperti, sbarrati, cosa farebbe l’algoritmo? Continuerebbe a rimuovere tutti i post che parlano di Gaza, a bloccare gli account di chi quei post ha scritto? Se il mio sogno si avverasse e se l'algoritmo decidesse di agire come agisce oggi rischierebbe di desertificare le piattaforme che lo rendono possibile.

E l'algoritmo è il meno, non è poi così importante!

Cosa farebbe la classe politica attuale che su GAZA si comporta da struzzo con la testa sprofondata fino all'inferno? Non sarebbe un bel segnale se l'opinione pubblica si facesse sentire e obbligasse la inadeguata leadership europea ad agire?

Pubblicato il 25 luglio 2025

Carlo Mazzucchelli

Carlo Mazzucchelli / ⛵⛵ Leggo, scrivo, viaggio, dialogo e mi ritengo fortunato nel poterlo fare – Co-fondatore di STULTIFERANAVIS

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