L'amico Daniele Rizzo mi segnala una puntata della newsletter Una parola al giorno. Il 28 aprile 2025, nella newsletter si parla di ChatGPT e le etimologie.
I meritevolissimi curatori rispondono a domande ricevute "riguardo alle etimologie fornite da ChatGPT e da altre intelligenze artificiali". Chiedono i lettori: "Se noi, a questi strumenti, chiediamo di dirci l’etimologia di una parola, otteniamo una risposta con una qualche solidità scientifica, una risposta a cui possiamo credere, oppure no?"
Nel rispondere, i curatori della newsletter parlano dei difetti mostrati da ChaptGPT e simili chatbot in uno specifico uso: la ricerca dell'etimo di una parola. Nel farlo, finiscono per esprimere efficacemente un giudizio generale su difetti mostrati dai chatbot basati su intelligenza artificiale generativa: "Le elaborazioni fornite sono spesso invenzioni, o pastiche d’informazioni disorganiche"."Molto molto spesso raccontano panzane atroci, prodotte con un’ingannevole sicumera". "Tendono a prendere cantonate". Dal giudizio sui difetti alla descrizione del funzionamento il passo è breve: "Possono solo rimpolpettare in modo arbitrario quello che gli viene dalle fonti che hanno, senza nemmeno saper bene discernere fra quelle più buone e quelle meno buone rispetto al caso specifico - e ovviamente senza sapere di che cosa stanno parlando".
Le elaborazioni fornite dalle ChatGPT varie sono spesso invenzioni, o pastiche d’informazioni disorganiche
Molti entusiasti del nuovo non saranno d'accordo, ma il giudizio pare fondato.
L'architettura tecnica delle intelligenze artificiali generative mostra la corda di fronte a due discipline umanistiche: la filologia e l'etimologia.
Filologia: individuazione della fonte, ricerca del testo; se non del testo dal quale discende ogni altro testo, ricerca, almeno, del testo più affidabile.
Etimologia: ricostruzione della storia della parola. Entrambe arti difficili.
"Beninteso", nota infatti l'autore della rubrica "non è un problema solo delle intelligenze artificiali, anche quelle naturali con le etimologie tendono a prendere cantonate: per raccapezzarsi sulle etimologie servono fonti scelte, fra le quali muoversi non è banale".
di fronte a discipline umanistiche come la filologia e l'etimologia le IA generative sembrano afone
Ich kenne mich nicht aus
Una piccola dimostrazione di questa difficoltà, mi viene rammentata proprio dalle parole che ho appena citato. Perché queste parole mi fanno tornare in mente la proposizione 123 delle Ricerche filosofiche di Wittgenstein. Come è distante il modo di ricordare della macchina dal modo umano!
Rileggiamo dunque quella proposizione. Wittgenstein scrive: "Ein philosophisches Problem hat die Form: 'Ich kenne mich nicht aus'”. Si sa che il libro uscì, postumo, presso la casa editrice dell'Università di Oxford, nel 1953, con la tradizione a fronte in inglese di G.E.M. Ascombe. L'illustre filosofa traduce: "A philosophical problem has the form: 'I don't know my way about'". Dobbiamo aspettare il 1967 per avere una traduzione italiana, presso Einaudi. Mario Trinchero traduce: "Un problema filosofico ha la forma: 'non mi ci raccapezzo'".
Effettivamente possiamo stabilire un'analogia: così come ogni problema filosofico, anche ogni problema etimologico ci pone, almeno per un istante, prima che prendiamo coraggio e umanamente tentiamo una via, in una situazione dove non possiamo che dire 'Ich kenne mich nicht aus', 'Ich kenne mich nicht aus'”, 'non mi ci raccapezzo'.
Sono partito dalla email di un amico, sono passato ad una newsletter, leggendo la newsletter mi è tornata presente la personale esperienza di uso di ChatGPT di cui ho lasciato traccia nel libro Splendori e miserie delle intelligenze artificiali, ho ricordato a memoria la proposizione 123 delle Ricerche Filosofiche di Wittgenstein, sono andato a verificare il mio ricordo sulla fonte originale e sulla traduzione italiana.
Niente di straordinario: tutti noi umani siamo capaci di questo: un portar di qua e di là il pensiero, attraverso sottili connessioni.
Non interessa tanto, in fondo, guardare a come funziona la macchina che tenta di imitare questa umana capacità, svolgendo in proprio il lavoro per nostro conto. Non mi interessa nemmeno guardare a come, magari, la macchina ci accompagna nell'esercizio di questa umana capacità.
Interessa di più notare come siamo destinati a perdere questa capacità, se proseguiamo nella strada dell'affidarci alla macchina, domandando a lei, invece di cercare da soli.
Domandare: il senso ci arriva dal latino demandare, verbo che ritroviamo anche in italiano: 'affidare': siamo qui appunto a parlare del metterci nella mani della macchina, o dello scegliere di non farlo.
Cercare: il senso è 'cerchiare', circoscrivere un problema, il campo riguardante qualcosa che non si sa, e si vorrebbe sapere, o avere.
cosa potrebbe succedere se smettiamo di cercare affidandoci sempre più alle risposte di una ChatGPT?
Un etimo
Ma ho divagato, come a noi umani piace fare, senza perdere del tutto il filo. Torno dunque al raccapezzarsi.
Propongo ora una etimologia del verbo. Considero questa ricostruzione un omaggio ai meritevoli autori di Una parola al giorno. Non so se hanno già parlato del raccapezzarsi. Ma comunque propongo il frutto della mia ricerca.
Raccapezzare. Verbo denominativo da capezzo, a sua volta dal latino capitium 'apertura superiore della tunica', da caput, 'capo'. Significa: conseguire per lo più faticosamente ma in maniera insoddisfacente un risultato o uno scopo. Più frequente nell'uso la forma verbale media intransitiva raccapezzarsi. Forma verbale media intransitiva: forma passiva ma di significato attivo; esprime un'azione in cui il soggetto partecipa intensamente all’azione che compie. Il verbo parla infatti del tentativo di riuscire a orientarsi , dello sforzo di fare chiara ai propri occhi qualcosa. Il più delle volte è usato in frasi di senso negativo. Così infatti Trinchero fa dire a Wittgenstein: non mi ci raccapezzo.
Un etimo convincente lo trovo risalendo di dizionario in dizionario: il Dizionario Etimologico della lingua italiana di Cortelazzo e Zolli rimanda al Dizionario della lingua italiana di Tommaseo e Bellini (1865-1879), dove si legge: "il significato del vocabolo viene dall'immagine di chi per mettere insieme più cose o d'una cosa due parti disgiunte e distanti, prende quest'una da' due capi, e quelle più da uno almeno almeno de' capi per quindi tenerle o meglio osservare e servirsene".
Metafore
Qualcuno forse potrebbe scrivere algoritmi adeguati, per insegnare alla macchina a comportarsi più o meno così.
Ma -l'ho scritto poco sopra, eppure mi piace ripetermi- non mi interessa immaginare se una macchina saprà da sé raccapezzarcisi, fornendo una risposta bell'e pronta. Mi sembra invece significativo aver ricordato come mi ci sono raccapezzato nel seguire lo stimolo dell'amico che mi ha mandato l'email. Non per vanto, ma per ricordare quello che noi umani sappiamo già fare benissimo. E per ricordare anche che affidandoci alla macchina per pigrizia, o per fiducia rischiamo -anche questo l'ho scritto poco sopra e comunque lo ripeto- di perdere questa meravigliosa capacità
Capacità di trovarsi nel guado e uscirne fuori; di non sapere che pesci pigliare, e di riuscire a pigliarli; di essere nelle peste, non sapendo quale strada prendere, fino a trovarla; di attraversare le tenebre, e vedere la luce; di non saper cosa fare poi trovare il modo. Capacità di sgarbugliare il garbuglio e di tirare le fila.
In questo, ci dice Wittgenstein, consiste la filosofia. Ma in senso più lato consiste la nostra umana esistenza.
Ed è bello notare come sa comportarsi così non solo l'esperto, ma ogni cittadino. Ich kenne mich nicht aus, l'espressione tedesca usata da Wittgenstein, potrebbe essere tradotta Non sono esperto in materia. Ma il filosofo ci dice: tutti partiamo da questa sensazione, e sappiamo andare oltre. Nessuno nasce esperto. L'etimo di esperienza ci rimanda al dire: ci provo.
nessuno nasce esperto
Fonti
Se si tratta dunque di provarci, a giocare con le etimologie, senza ricorrere allo scarsamente affidabile aiuto di un chatbot, può essere utile qualche riferimento alle fonti a cui attingere. Gli autori di Una parola al giorno indicano come fonti più affidabili per l'etimologia della lingua italiana il Dizionario Etimologico della lingua italiana di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, pubblicato nel 1985 -l'ho citato anch'io qui sopra- e il ben più recente Etimologico di Alberto Nocentini (redatto con la collaborazione di Alessandro Parenti), uscito nel 2010. Ma poiché l'etimologia è un'arte che può essere esercitata in modi differenti, e ogni descrizione di un tentativo non è che un tentativo, privo di certezze, vale la pena di citare anche il Dizionario Etimologico Italiano di Carlo Battisti e Giovanni Alessio, 1950-1957 (alla cui stesura hanno lavorato oltre a Battisti e Alessio, Carlo Battisti, Emidio De Felice e Giovanni Battista Pellegrini).
E sopratutto credo vada ricordato e consigliato vivamente l'Avviamento all'etimologia italiana di Giacomo Devoto, che fu maestro di Nocentini. L'Avviamento è un dizionario sintetico ma completo e precisissimo.
C'è ancora da ricordare che l'etimologia è il tentativo di risalire verso le origini, che quasi sempre sono comuni a lingue, a famiglie di lingue. Quindi un dizionario etimologico di una qualsiasi lingua indoeuropea è utile per l'etimologia della lingua italiana. Possiamo quindi sicuramente citare il classico Oxford Dictionary of English Etymology, di Charles Talbut Onions, pubblicato nel 1966.
Ma si può passare qui alle fonti digitali. Cito le mie preferite. Merita senz'altro di essere consigliato l'Online Etymology Dictionary. Ma ancor più merita quello che mi pare sia il miglior dizionario online esistente: il DWDS, Digitales Wörterbuch der deutschen Sprache, promosso dalla Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften.
Per la lingua francese, consiglio la sezione Etymologie compresa negli Ortolang, Outils e Ressources pour un Traitement Optimisé de la Langue predisposti dal Centre National de Ressources Textuelles et Lexicales.
Infine, per quanto riguarda lo spagnolo la fonte che considero più conveniente è cilena: DECEL, Diccionario Etimológico Castellano en Línea.