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Il mio libro 𝗧𝗘𝗖𝗡𝗢𝗖𝗢𝗡𝗦𝗔𝗣𝗘𝗩𝗢𝗟𝗘𝗭𝗭𝗔 𝗘 𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗧𝗔' 𝗗𝗜 𝗦𝗖𝗘𝗟𝗧𝗔 condiviso per intero sulla Stultiferanavis. La singolarità del futuro che arriverà potrà anche essere molto tecnologica ma per essere una nuova fase di evoluzione del genere umano dovrà far prevalere la sua dimensione e caratteristica umana.


“[assistiamo] a un mondo divenuto irriconoscibile per l’uomo del Novecento, in cui le tavole di ieri non significano quasi più nulla dal momento che si è verificato un mutamento sistemico. Non una crisi contingente […] ma una metamorfosi complessiva […] se si fossero gettate le sonde sotto il pelo degli eventi, si sarebbe potuto sentire ben da prima il brontolio sordo della crisi di sistema che andava maturando.”La politica senza politica, Marco Revelli 

Libertà è data, nessuna stella può sottrarcela, ma costretta in questi limiti, che non sono semplicemente quelli dell’universale Fato, bensì quelli derivanti dal nostro intimo essere contraddizione: creatori e perturbatori, artefici e contraffattori, lupi gli uni agli altri e insieme animali politici, pronti persino a soffrire le fatiche della patria.”Alberti citato da M.Cacciari in La mente Inquieta


Con chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui o con coloro che sono saltati a questo capitolo per cercare chiarezza in pensieri che la difficoltà della scrittura può avere reso oscuri, confusi o non chiari, sento il bisogno di condividere alcune riflessioni. Il testo potrebbe aver fatto emergere una visione tecnofobica che non è la mia. La tecnologia non è più neutrale ma le direzioni e gli scenari futuri verso cui sembra indirizzata non sono destinazioni obbligatorie e neppure distopiche. Il futuro non è prevedibile ma tutti possiamo in qualche modo contribuire ad anticiparlo e plasmarlo. I fenomeni emergenti sono innumerevoli, sta a noi, con le nostre scelte, contribuire a dare forma a quelli che alla fine emergeranno. 

Le preoccupazioni emergenti di molti studiosi, preoccupati del ruolo che la tecnologia sta assumendo nel compromettere le nostre democrazie politiche e società liberali, non devono far dimenticare la carica trasformativa di cambiamento delle numerose rivoluzioni tecnologiche. Non solo in ambito informatico ma economico, bio-tecnologico, scientifico, sociale, relazionale, personale, lavorativo, ecc. Tutti i progressi e tutte le innovazioni tecnologiche, con i loro numerosi benefici e vantaggi, non possono però diventare la scusante per evitare una riflessione complessiva sul ruolo che la tecnologia sta avendo nel determinare molti dei fenomeni negativi con cui siamo chiamati a fare i conti, a partire da quelli economici (globalizzazione, assenza di lavoro e disuguaglianza), politici (l’emergere di forme politiche che sembrano riportare al passato, totalitarie e reazionarie) e sociali (solitudini, relazioni, fenomeni di cyberbullismo, ecc.).  

Staccare la spina, allontanarsi da Internet, non affidarsi al GPS (quanti turisti provenienti dal Passo del Gavia e diretti sul Lago di Garda sono finite con le loro barche a Garda, paesino montano della Valle Camonica?), non acquistare online, sono tutte scelte utili a vivere diversamente il mondo tecnologico attuale.

Il problema non è però chiudere Internet, ridimensionare e mettere sotto controllo i social network o lanciare una petizione globale contro lo strapotere di Amazon. Ciò che serve, all’origine di quello che penso e ho condiviso con questo e-book, è la capacità di sviluppare una riflessione critica sulla tecnologia per un suo utilizzo diverso e consapevole e per partecipare, anche politicamente, a definirne insieme le direzioni, le destinazioni d’uso, le regole e l’etica, gli sviluppi futuri e i modelli sociali e di business. In senso democratico, egualitario, pubblico, umano, rispettoso della libertà e dei diritti di tutti, recuperando il controllo dei nostri dati e difendendo la nostra privacy. 

La riflessione critica è praticabile con l’arte filosofica e pratica di porsi delle domande. Ed è su questo tema che mi sono cimentato, invitando tutti coloro che mi leggeranno a fare altrettanto. Un modo semplice per costruire una relaziona matura e consapevole con la tecnologia ma anche di contribuire a combattere il rincretinimento crescente alimentato dalle numerose moltitudini di imbecilli che abitano il Web avendo stabilito con la tecnologia una relazione servile, passiva, complice e acritica. 

Interrogarsi sulla tecnologia non basta. Farlo significa in ogni caso porsi delle domande anche sul complesso della realtà attuale e le sue numerose faglie critiche in movimento. Come stanno facendo di questi tempi illustri intellettuali italiani come Massimo Cacciari, Marco Revelli, Alberto Asor Rosa e molti altri. 

Porsi delle domande è il concetto ricorrente di questo libro (Tecnoconsapevolezza e libertà di scelta), anche in forma di analogie. Sottintende l’invito a farsi moltiplicatori attivi di domande complesse che vadano al di là dell’ambito puramente tecnologico per calarsi nelle  varie situazioni della crisi attuale, anticipatrici di grandi cambiamenti e nuovi paradigmi emergenti. Inutile interrogarsi sulla tecnologia senza riflettere su come essa è utilizzata nella fase di evoluzione attuale del capitalismo neoliberista e tecno-finanziario, in un’era geologica denominata Antropocene[1] e in una crisi del pianeta Terra percepita da molti come ormai irreversibile. Tre ambiti che, insieme alla tecnologia, rappresentano oggi i temi su cui concentrare ogni tipo di riflessione. 

Insufficiente cercare soluzioni e risposte semplici per affrontare le problematiche insorgenti dall’uso delle piattaforme tecnologiche, senza impegnarsi anche per obiettivi politici quali la democrazia, la libertà, l’ambiente, il lavoro, l’uguaglianza e i diritti per i beni comuni. In tutto questo le domande servono a comprendere meglio fenomeni che esulano dalle realtà virtuali di Internet perché non sono ad esse riducibili, quali quelli legati al controllo e alla sorveglianza, alla bio-ingegneria, alla genetica e alla finanza. 

Internet, i social network, i Big Data non sono il male e neppure un problema di tipo etico. Sono solo strumenti sempre più potenti che, nelle mani di pochi monopolisti, sultani digitali, agenzie governative, politici senza scrupoli e detentori del potere, possono determinare il benessere o l’infelicità futura di miliardi di persone, così come scenari futuri migliori o distopici per il pianeta che ci accoglie. Interrogarsi su questo è un primo passo per dare un contributo di conoscenza che porti a un impegno sociale e politico dettato dalla maggiore consapevolezza della posta in gioco. 

Il futuro non è prevedibile ma meglio non lasciarselo dipingere e anticipare come una grande nuvola digitale, artificiale e intelligente. Meglio non credere acriticamente ai numerosi messaggi tecnofili e tecno-entusiasti, spesso espressione della visione libertaria, tecno-anarchica e tecno-centrica di poche aziende tecnologiche, capitalistiche e monopolistiche, impegnate nella conquista del mondo con l’aiuto compiaciuto di governi, politica e media. All’orizzonte non ci sono distopie tecnologiche ma realtà tecnologiche future culturalmente costruite e come tali dal destino ancora indeterminato e plasmabile. 

Non bisogna temere le macchine ma che a comandarle ci vada chi oggi è impegnato nella costruzione di narrazioni che lasciano intravedere un solo futuro possibile, eliminando tutti gli altri. Sono in genere narrazioni intelligenti, persistenti, soluzioniste e studiate ad arte. Capaci di sfruttare al meglio le tante informazioni disponibili sul funzionamento della mente, sulle emozioni e sul comportamento degli esseri umani. Usate per trasformarci tutti in esseri manipolati cognitivamente, in consumatori felici dei prodotti da esse prodotti, in cittadini soddisfatti di seguire le gesta del leader cinguettante di turno, in semplici prodotti di consumo e merci. 

Chi detiene il potere tecnologico usa lo storytelling, la propaganda, la misinformazione e la disinformazione come armi. Algoritmi, intelligenze artificiali, piattaforme sociali, Reti degli Oggetti e sensori sono gli strumenti preferiti, che si aggiungono a quelli del Cloud Computing, dei Big Data, delle applicazioni analitiche e predittive. Non ha però ancora vinto la battaglia per il predominio assoluto e mai la vincerà se un numero crescente di persone si impegnerà in una riflessione critica capace di generare maggiore tecnoconsapevolezza, da cui far nascere scenari futuri diversi da quelli oggi dati per scontati. 

Più che temere il controllo di algoritmi fuori controllo bisogna oggi interrogarsi sul ruolo di chi li usa per praticarlo. Capitani d’industria della Silicon Valley, guru e nerd tecnologici che stanno plasmando il mondo a loro immagine e somiglianza, attraverso trasformazioni e rivoluzioni che la tecnologia rende oggi praticabili. Non siamo obbligati a dare loro retta, a condividere la loro visione e le loro narrazioni avvincenti del mondo, neppure a quelle dei loro numerosi evangelisti, apologeti, biografi, storyteller e social media marketer. Possiamo invece impegnarci per acquisire la conoscenza necessaria alla comprensione di strategie, segreti, politiche, e iniziative di queste aziende, analizzarne i prodotti, le destinazioni d’uso, le funzionalità e finalità. 

L’analisi è tanto più necessaria quanto maggiore è la carica disruptive percepita, grandi i cambiamenti emergenti e sentita la necessità di contribuire al formarsi di una nuova cultura condivisa. La riflessione e l’analisi devono fare da piattaforma per le azioni da intraprendere, da strumento potente di consenso intorno a una visione del mondo, diversa da quella oggi emergente dalle pratiche tecnologiche correnti e condivisa da moltitudini di persone che forse non colgono l’urgenza di liberarsene per recuperare autonomia e libertà. I membri di queste moltitudini non se ne accorgono, forse perché assomigliano ai dormienti di Eraclito ai quali “rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo di quanto non sono coscienti di quel che fanno dormendo”. Uscire dal sonno digitale può sembrare oggi una scelta aristocratica e radical chic (termine ora di moda), nella realtà è un semplice modo per indagare la propria anima e il mondo, passare dall’ignoranza alla conoscenza, contribuire a costruire comunità umane e collettività. 

I tempi critici e interessanti che stiamo vivendo impongono a tutti un imperativo esistenziale:

impegnarsi nella riflessione critica imposta dalle circostanze per far emergere elementi utili a contrastare il pensiero dominante o l’assenza di pensiero, per elaborare argomenti da usare nel discorso pubblico, per riuscire a cogliere i processi in atto che sembrano irreversibili e che sembrano favorire soltanto l’interesse di pochi. 

La criticità del momento è grande, in particolare per noi occidentali, scivolati alla periferia del mondo e forse senza più le energie necessarie (“Fate presto, fate sesso” il titolo de Il Foglio all’indomani del congresso reazionario e medievale di Verona) per imporre una visione del mondo. Diventati semplici attori di modelli esperienziali creati da altri, stiamo perdendo la capacità di influenzare il futuro che verrà. Più che pensiero stiamo producendo solo tanto brusio, quello che diffondiamo tenendo i nostri terminali tecnologici sempre accesi. La percezione persistente negativa della realtà che ci accompagna, ci fa sentire spaventati, incerti sul da farsi, indeboliti nelle nostre capacità di analisi e di visione, preoccupati per il nostro stato sociale e di benessere. Queste preoccupazioni ci impediscono di capire che i temi veri su cui dovremmo riflettere e discutere sono quelli climatici (l’acqua sarà il problema più grande del prossimo futuro), quelli del lavoro non più produttore di ricchezza, diventato precario anche per la presenza di molti colleghi robotizzati, quelli del tempo libero (come occuparlo senza lavoro e reddito?), della famiglia (Quale? Certamente non quella raccontata a Verona dentro un teatro!) e dei nuovi poteri politici ed economici mondiali (Russia, Cina, ecc.). 

Riflettere e acquisire maggiore consapevolezza della tecnologia è un modo per affrontare le tante rivoluzioni più grandi in fase di formazione, superando i saperi del passato, aggiornandoli, aprendosi a quelli dei tempi tecnologici attuali, superando pregiudizi ideologici e aprendosi al nuovo, e soprattutto leggendo tanto e studiando. Il percorso non è facile, sempre in grado sin dall’inizio di complicarsi, tutto da costruire e interpretare, facendo appello alle proprie intuizioni e idee personali, usando il pensiero e il lavoro di altri come strumenti speculativi e di cambiamento, puntando sulla condivisione fiduciosa con altri viaggiatori. Compagni di viaggio con cui dialogare, non con l’intenzione di convincerli della giustezza delle proprie idee, ma per condividere un approccio critico, fatto di falsificazioni e pensieri (non fatti o verità) alternativi, rimanendo sempre disponibili a idee diverse e a ricredersi sulle proprie. Imparare a dialogare è importante perché implica curiosità antropologica e una disponibilità, il saper tacere, il sapere ascoltare, la capacità di far pensare e parlare. 

La riflessione sulla tecnologia e sui suoi effetti in ambiti diversi come quelli dell’informazione, della genetica, della biologia e delle neuroscienze, della chimica e dell’ingegneria, della mobilità ecc., è diventata urgente e necessaria. Ogni persona può dare il suo contributo ma deve essere fatta insieme e in condivisione con altri, esercitando un sano pessimismo intelligente, capace di opporsi sia all’ottimismo conformistico e superficiale sia al nichilismo dilagante. 

Gli argomenti di riflessione possono essere i fenomeni in corso, dalla capacità dirompente per molte realtà future. Fenomeni come la digitalizzazione della vita con ciò che essa comporta in termini di privacy, controllo e sorveglianza, come il passaggio dalla carta al digitale, dall’auto con autista a quella guidata da un software intelligente, dall’intelligenza umana a quelle artificiali, come la proliferazione di false notizie e la precarietà dovuta alla sparizione del lavoro, e molto altro. 

L’esercizio del pessimismo intelligente (non basta quello della volontà), critico e creativo deve essere rivolto al futuro pensando alle nuove generazioni che abiteranno i molteplici paralleli nei quali si manifesterà. La riflessione servirà a superare le inquietudini correnti e regalare loro strumenti cognitivi utili per viverlo con armi più adeguate, umane anche se ibridate tecnologicamente. 

La singolarità del futuro che arriverà potrà anche essere molto tecnologica ma per essere una nuova fase di evoluzione del genere umano dovrà far prevalere la sua dimensione e caratteristica umana.


Indice del libro

Premessa

  • Osare pensare
  • Una riflessione sulla tecnologia è necessaria
  • In viaggio
  • Qualcosa non funziona più
  • Andare oltre la tecnologia 

Introduzione

  • Un appello per scelte non binarie
  • Intelligenze artificiali e umane
  • Libertà di scelta come possibilità
  • Homo Sapiens: una evoluzione a rischio
  • Ruolo e criticità della tecnologia
  • Costruire narrazioni diverse
  • Menti hackerate e azioni da intraprendere

Tempi Moderni

  • Tempi irreali e mondi paralleli
  • Mondi virtuali, memi virali e contagiosi
  • Il ruolo che dobbiamo esercitare
  • In culo alle moltitudini 

Tempi tecnologici

  • πάντα ῥεῖ, tutto scorre
  • Il dominio delle macchine
  • Media digitali e dimensione umana
  • Leggerezza virtuale e pesantezza del reale
  • La realtà come gioco
  • Il grande inganno
  • Mettersi in cammino

Velocità e senso dell’urgenza

  • Il tempo tecnologico è viscoso e agitato
  • L’illusione del tempo presente
  • Immediatezza come registrazione
  • Il recupero della lentezza
  • Deleghe in bianco e scelte fuori dal coro
  • Potenza, vitalità e velocità delle immagini
  • Il tempo dimenticato

Immersi in realtà multiverso

  • Reale e virtuale convivono
  • Finzioni digitali e realtà
  • Multiverso lento
  • Via dalla pazza folla
  • Il ruolo delle emozioni 

Libertà di scelta ed emozioni

  • Emozioni chimiche digitali
  • Emozioni algoritmiche
  • Macchine intelligenti e assistenti personali
  • Emozioni e sofferenza

Siamo scimmie intelligenti?

  • Tecnologia strumento di libertà
  • Trasformazioni cognitive
  • Interazioni uomo-macchina
  • Esseri umani o burattini
  • Scimmie allevate per consumare 

Sentirsi liberi

  • Internet da spazio libero a mondo chiuso
  • Libertà perdute, libertà simulate
  • Libertà illusorie
  • Scelte binarie e libertà illimitata
  • La libertà non fa regali
  • Sapere di non sapere

Gli strumenti che servono

  • Strade accidentate e coraggio
  • Coltivare gli orti del pensiero
  • Pratica del silenzio e tempi lenti
  • Metterci la faccia 

Alimentare il dubbio

  • Dubitare ora dubitare sempre
  • Per dubitare serve una pausa

Gatti, asini e canarini, voliere, acquari e gabbie di vetro

  • Comportiamoci da gatti
  • Pesci in acquario
  • Le voliere di Twitter
  • La gabbia è di vetro ma riscaldata
  • Cambiare aria
  • Mura ciclopiche, barriere e porti chiusi
  • La metafora dell’asino

Attraversare la cornice del display

  • Oltre la cornice dello schermo
  • Contestualizzare la tecnologia
  • La potenza delle immagini che ci guardano
  • Perdere la vista

Interrogarsi sulla solitudine

Isolati nella realtà, soli online
Costretti a stare soli
Voglia di comunità e social networking
Consapevolezza e responsabilità
Solitudine e impegno

Il potere degli algoritmi

  • Attenzione distratta
  • Algoritmo maggiordomo ruffiano
  • Algoritmo invisibile ma non trasparente
  • Un algoritmo fintamente autonomo
  • L’algoritmo calcolatore
  • Ribellarsi all’algoritmo

Poteri forti e monopolistici

  • Poteri totalitari ma sorridenti
  • Fedeltà vado cercando
  • Tecnocrazie nichiliste alla ricerca di delega
  • Libertà, lavoro e diritti
  • Preoccuparsi è meglio che non farlo
  • L’esercizio politico della critica
  • Le chiese della Silicon Valley
  • La politica cinguettante
  • Fake news e analisi dei fatti

Le domande da porsi

  • Domande, domande, domande
  • Dipendenze e rinunce alle dosi quotidiane
  • Esercitare l’arte delle domande
  • Un elenco di domande possibili

Scegliere è difficile

  • Le opzioni della scelta
  • Difficoltà esistenziale della scelta
  • Scelte lenti e consapevoli
  • La libertà di scelta online
  • Scegliere la gentilezza 

Addestramento alla gentilezza

  • C’è bisogno di amicizia e solidarietà
  • Reti di contatti e reti amicali

Alcune considerazioni finali

Webgrafia/Bibliografia


Note

[1] Antropocene è un termine coniato negli anni Ottanta dal biologo Eugene F. Stoermer e poi adottato dal premio Nobel per la chimica Paul Crtzen nell’anno 2000. Si riferisce all’epoca geologica attuale, dominata dall’impatto dell’uomo sull’ambiente, nella quale all’essere umano e alla sua attività sono attribuite le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche.

 

StultiferaBiblio

Pubblicato il 30 luglio 2025

Carlo Mazzucchelli

Carlo Mazzucchelli / ⛵⛵ Leggo, scrivo, viaggio, dialogo e mi ritengo fortunato nel poterlo fare – Co-fondatore di STULTIFERANAVIS

c.mazzucchelli@libero.it http://www.stultiferanavis.it

Antropocene è un termine coniato negli anni Ottanta dal biologo Eugene F. Stoermer e poi adottato dal premio Nobel per la chimica Paul Crtzen nell’anno 2000. Si riferisce all’epoca geologica attuale, dominata dall’impatto dell’uomo sull’ambiente, nella quale all’essere umano e alla sua attività sono attribuite le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche.