– Va bene. La risposta alla domanda fondamentale… sulla vita… l’universo, e tutto quanto… è… quarantadue.
– Quarantadue?!?
– Sì, sì! Ci ho pensato attentamente, è questa! Quarantadue! Certo sarebbe stato più semplice se avessi conosciuto la domanda.
– Ma era la domanda, la domanda fondamentale di tutto quanto!
– Questa non è una domanda! Solo quando conoscerete la domanda comprenderete la risposta. - Douglas Adams, Guida galattica per autostoppisti
Numerosi studi scientifici e la tradizione filosofica ci insegnano che il saper porre domande è uno strumento cruciale per sviluppare conoscenza e costruire relazioni profonde e arricchenti con altri esseri umani. Nell’era dell’intelligenza artificiale, tuttavia, emerge una nuova prospettiva: qui, l’interlocutore non è un essere umano ma una macchina progettata per rispondere, e le domande diventano uno strumento pratico per ottenere risposte o persino per addestrare il modello stesso. I latini distinguevano tra quero, cercare conoscenza, e peto, richiedere qualcosa. Questa distinzione, così chiara tra esseri umani, si sfuma quando interagiamo con l’AI, dove il dialogo si configura non come relazione, ma come servizio.
Il saper porre domande è uno strumento cruciale per sviluppare conoscenza e costruire relazioni
1 - Domandare per ottenere e per conoscere
Quando poniamo una domanda a un altro essere umano, accade molto più di quanto sembri. Non stiamo solo cercando informazioni: stiamo orientando il suo pensiero, stimolando un flusso di idee che prende forma anche grazie a noi. Il tono che usiamo, la postura, persino la distanza fisica contribuiscono a creare un’atmosfera che influenza non solo le risposte che riceviamo, ma anche lo stato emotivo di chi risponde. E poi c’è il contesto: un ambiente tranquillo, un rapporto di fiducia o una situazione di disagio possono fare la differenza tra una risposta sincera e una evasiva.
Con un’intelligenza artificiale, tutto questo viene meno. La nostra domanda determina direttamente l’output, modellato dalle regole di programmazione e dai dati di addestramento. Il modo di chiedere cambia: niente toni o posture, solo precisione e parole chiave. La relazione con l’interlocutore non esiste, perché l’AI non percepisce né si lascia influenzare dal nostro umore o dal contesto (non si preoccupa nemmeno tanto delle maiuscole e dei segni di punteggiatura!).
Eppure, c’è un aspetto comune: sia con un essere umano che con un’AI, le risposte ricevute modellano inevitabilmente le domande successive. Con una persona, questo processo è un dialogo autentico, un “passo a due” dove nessuno conduce davvero. Entrambi si influenzano e si muovono in armonia, creando uno scambio ricco di significato. Con un’AI, invece, la dinamica è un assolo. Chi domanda orchestra tutto: l’AI esegue senza partecipare, senza comprendere il significato di ciò che restituisce.
La sfida, oggi, è trovare un equilibrio. Da un lato, sfruttiamo l’AI come strumento potente ed efficace. Dall’altro, dobbiamo preservare l’arte del domandare come atto profondamente umano, capace di creare connessione, scoprire nuove prospettive e dare significato anche ai dialoghi più semplici. Perché non tutte le risposte contano, ma il modo in cui poniamo le domande fa sempre la differenza.
Cercare è il punto di partenza, la forma più semplice del domandare. Si tratta di tentare di trovare qualcosa che ci manca, sia esso un oggetto smarrito, un’informazione generica o una risposta immediata a un dubbio. È un’attività quotidiana, spesso diretta e senza troppi fronzoli. Se stai cercando “Quanti chilometri ci sono in linea d'aria tra Roma e Damasco?” o “Qual è il miglior ristorante vicino a me?”, sei nel regno del cercare: pragmatico e immediato.
Poi c’è investigare, che richiede un cambio di passo. Qui non basta trovare qualcosa, bisogna scavare a fondo. È la differenza tra sapere “chi” ha fatto qualcosa e capire “perché” lo ha fatto. Investigare è sistematico, metodico, quasi chirurgico. Lo si vede nei contesti professionali, come le indagini legali, scientifiche o giornalistiche. È il momento in cui le domande diventano strumenti di precisione per svelare ciò che è nascosto. Ad esempio, “Cosa ha reso possibile la caduta di Bashar al-Assad in così pochi giorni?”.
Infine, c’è l’arte di esplorare, forse la forma più affascinante del domandare. Esplorare non si limita a cercare risposte: vuole scoprire l’ignoto. È aprirsi a nuovi territori, fisici o concettuali, e guardare oltre ciò che già conosciamo. Esplorare è ciò che facciamo quando vogliamo spingerci oltre i confini della nostra comprensione, spesso guidati dalla curiosità più che dalla necessità. È una ricerca aperta, che non teme deviazioni o sorprese, come in “Quali nuovi scenari geopolitici si prefigurano in medio oriente e più in generale nei rapporti tra le potenze coinvolte?”
Ognuna di queste forme del domandare ha il suo valore e il suo momento. “Cercare” soddisfa il bisogno immediato, “investigare” illumina le zone d’ombra, ed “esplorare” ci spinge a crescere. L’arte sta nel capire quale usare e quando, e nel ricordare che ogni domanda è una porta: sta a noi decidere quale aprire.
Cercare è il punto di partenza, poi c'è investigare, infine l'arte di esplorare
3.1 - Google Search
Google è indubbiamente capace di adattarsi a diversi scopi e risulta ancora l’alternativa migliore in alcuni casi specifici. Vediamo quali:
- Cercare: Google è imbattibile per trovare informazioni specifiche in pochi secondi, grazie a una lista di risultati ordinati per pertinenza. Hai bisogno dell’indirizzo di un ristorante o di sapere quanto dura il film che vuoi vedere? Google te lo serve su un piatto d’argento.
- Investigare: Qui Google si trasforma in un potente strumento di indagine, permettendoti di consultare una miriade di fonti. Tuttavia, la qualità dell’investigazione dipende dalla tua capacità di inanellare una serie di query fattuali e selezionare e valutare le informazioni ricevute.
- Esplorare: Se vuoi scoprire nuovi argomenti, Google ti offre infiniti link da seguire. Tuttavia, l’esperienza esplorativa è interamente guidata dall’utente e può diventare dispersiva se non si ha una chiara direzione (che può contraddire la natura stessa dell’esplorazione).
3.2 - ChatGPT
ChatGPT, in quanto LLM, è uno strumento pensato per dialogare, offrendo la possibilità di un’interazione più diretta e personalizzata:
- Cercare: ChatGPT fornisce risposte concise (dipende anche dalle istruzioni) e precise, pur con qualche limitazione che dipende dal momento dell’addestramento del modello e dalla sua capacità di accesso alle informazioni più recenti. Se cerchi qualcosa di molto specifico e aggiornato, potrebbe avere dei limiti, anche molto pesanti, ameno che non sia tato informato appositamente prima..
- Investigare: Se usato correttamente, ChatGPT può guidarti in un’indagine, rispondendo a una serie di domande per approfondire un argomento. Tuttavia, la qualità dipende dalla tua capacità di porre domande mirate e dal contesto che fornisci. In questo caso la modalità di interazione aiuta sia sul piano della velocità che della gestione della complessità.
- Esplorare: Dove ChatGPT eccelle è nell’esplorazione creativa. Può aiutarti a collegare concetti, generare idee e affrontare un argomento da prospettive innovative, senza barriere legate alle esperienze pregresse e al buon senso, rendendolo un compagno ideale per pensare fuori dagli schemi.
3.3 - Claude
Claude, sviluppato da Anthropic, offre un’esperienza simile a ChatGPT, ma con alcune differenze interessanti:
- Cercare: Claude si distingue per risposte che spesso includono sfumature etiche e contesto aggiuntivo, il che può renderlo utile per domande che richiedono non solo dati ma anche riflessioni.
- Investigare: Grazie alla sua enfasi sulla sicurezza e sulla comprensione dei valori umani, Claude è particolarmente adatto per indagini che richiedono sensibilità o attenzione al contesto sociale e culturale.
- Esplorare: Anche Claude si presta bene all’esplorazione, ma il suo stile tende a essere più riflessivo e approfondito, ideale per chi cerca risposte ponderate più che idee rapide e creative.
3.4 - Perplexity
Perplexity, un motore di ricerca AI-hybrid che punta a combinare le capacità di ricerca tradizionale con quelle di un modello linguistico:
- Cercare: Perplexity offre risposte concise ma supportate da fonti, fornendo un equilibrio tra immediatezza e trasparenza.
- Investigare: La possibilità di verificare le fonti direttamente rende Perplexity un ottimo strumento per chi cerca indagini più strutturate e verificabili.
- Esplorare: Grazie alla combinazione di risultati di ricerca e capacità AI, Perplexity consente di navigare tra informazioni e idee in modo fluido, facilitando un’esplorazione ricca ma ben guidata.
3.5 - Una varietà da comprendere e sfruttare
Ogni strumento ha i suoi punti di forza e i suoi limiti, e scegliere quello giusto dipende dall’obiettivo. Mentre Google ti mette a disposizione una vasta gamma di dati, ChatGPT e Claude offrono un’interazione più umana (anche se virtuale). Perplexity, invece, si pone a metà strada, cercando di unire il meglio dei due mondi. La chiave per sfruttare appieno queste tecnologie è comprendere le differenze e adattare le proprie domande allo strumento più adatto.
Dopo tutto, non tutte le domande richiedono lo stesso tipo di risposta (e talvolta qualcuna anche più di uno).
4.1 - Google
Accesso ai contenuti: Google indicizza una quantità straordinaria di contenuti disponibili pubblicamente, inclusi articoli accademici, pagine web e contenuti multimediali. Ha la capacità di mostrare anteprime limitate anche per contenuti protetti da paywall, fornendo agli utenti un assaggio prima di indirizzarli alla fonte originale. La sua forza sta nella vastità del suo database, continuamente aggiornato per riflettere le ultime novità.
Presentazione dei risultati: I risultati vengono ordinati in base alla pertinenza, alla popolarità e all’ottimizzazione SEO. Questo approccio consente agli utenti di confrontare facilmente diverse fonti, ma richiede un occhio critico per distinguere tra contenuti affidabili e quelli meno credibili. La varietà è una ricchezza, ma anche una responsabilità.
4.2 - ChatGPT
Accesso ai contenuti: ChatGPT si basa su dati pubblici raccolti fino a una certa data durante il suo addestramento. Non ha accesso diretto a contenuti protetti, come articoli a pagamento o materiali esclusivi, a meno che non siano stati integrati tramite accordi specifici. Questo significa che, per alcune richieste, le informazioni potrebbero non essere aggiornate o completamente accurate, essendo dipendenti, per esempio, da quanti e quali accordi sono stati stipulati.
Presentazione dei risultati: Rispetto a Google, ChatGPT fornisce risposte singole, formulate per essere chiare e concise. Tuttavia, non offre una panoramica di fonti né permette un confronto diretto, rendendolo meno adatto per chi vuole verificare le informazioni attraverso molteplici prospettive. Si può ovviare, ma per esplicita iniziativa dell’utente, inserendo nel prompt istruzioni su come riportare link alle fonti.
4.3 - Claude
Accesso ai contenuti: Come ChatGPT, Claude è addestrato su dati pubblici e non accede direttamente a contenuti protetti. Tuttavia, Anthropic pone una particolare enfasi sulla sicurezza e sull’etica dell’addestramento, il che potrebbe tradursi in risposte più consapevoli e contestualizzate.
Presentazione dei risultati: Claude tende a fornire risposte più articolate, con attenzione alle implicazioni etiche o sociali. Non offre una selezione di fonti, ma le sue risposte sono spesso più riflessive, particolarmente utili per domande che richiedono un’analisi ponderata.
4.4) Perplexity
Accesso ai contenuti: Perplexity rappresenta un mix tra la ricerca tradizionale e l’AI, accedendo a dati pubblici e integrandoli con risorse più specifiche laddove possibile. Inoltre, cita attivamente le fonti, offrendo trasparenza che manca spesso agli LLM tradizionali.
Presentazione dei risultati: La forza di Perplexity sta nella capacità di combinare risposte concise con riferimenti alle fonti utilizzate. Questo approccio lo rende un ponte ideale tra la struttura gerarchica di Google e l’interazione fluida di modelli come ChatGPT e Claude.
4.5 - Confronto e utilizzo consapevole
L’accesso ai contenuti e la presentazione dei risultati definiscono il carattere di ogni strumento. Google eccelle nella vastità e varietà, ChatGPT e Claude nell’interazione diretta e contestualizzata, mentre Perplexity trova un equilibrio interessante tra le due filosofie.
Sapere quale usare dipende dalle tue necessità: vuoi confrontare fonti, approfondire un tema o ricevere una risposta sintetica? Ogni strumento ha un proprio spazio d’azione, e sfruttarne i punti di forza può fare la differenza tra una semplice ricerca e una scoperta significativa.
5 - Capacità di combinare concetti in modo creativo
Uno degli aspetti più affascinanti dell’interazione con le AI è la loro capacità di combinare concetti e idee in modi nuovi e creativi.
Questo elemento distingue chiaramente gli strumenti più analitici, come Google, da quelli progettati per la generazione di contenuti, come ChatGPT e Claude.
5.1 - Google
Google eccelle nell’offrire informazioni esistenti, accuratamente organizzate e facilmente accessibili. Tuttavia, il suo approccio è strettamente analitico: cerca e restituisce dati così come sono stati presentati nelle fonti originali, senza la capacità di combinare concetti in modo innovativo. Se chiedi a Google di unire idee disparate o di proporre soluzioni fuori dagli schemi, otterrai una serie di link, lasciando a te il compito di sintetizzare le informazioni. In sostanza, Google è il bibliotecario perfetto, ma non il creativo del gruppo.
5.2 - ChatGPT
ChatGPT, al contrario, si distingue per la sua capacità di combinare concetti ed espressioni linguistiche in modi nuovi e talvolta sorprendenti. Grazie alla sua formazione su un vasto corpus di testi, può generare idee innovative, rispondere a domande che richiedono una sintesi creativa e persino suggerire nuove prospettive su temi complessi. Se gli chiedi di immaginare come un’idea scientifica possa influenzare il design di un prodotto o di scrivere un racconto che unisca temi apparentemente scollegati, eccellerà nel compito. Questa capacità lo rende uno strumento ideale per brainstorming e progetti creativi.
5.3 - Claude
Anche Claude condivide questa capacità creativa, ma con un approccio più riflessivo. Tende a combinare concetti con una maggiore attenzione al contesto sociale, etico e culturale. Questo lo rende particolarmente adatto a discussioni che richiedono sensibilità e profondità. Claude potrebbe non essere il più rapido a proporre soluzioni stravaganti, ma è in grado di offrire risposte creative che si distinguono per la loro ponderatezza.
5.4 - Perplexity
Perplexity, pur avendo una base di intelligenza artificiale, si concentra maggiormente sulla ricerca strutturata che sulla creatività pura. Tuttavia, il suo formato ibrido gli permette di proporre combinazioni di informazioni basate su fonti diverse, creando un livello di sintesi interessante. Non raggiunge la fluidità di ChatGPT o Claude nella generazione di contenuti nuovi, ma può fornire un punto di partenza utile per sviluppare idee.
5.5 - Creatività esplosiva e processi creativi
Quando si tratta di combinare concetti in modo creativo, gli strumenti di AI generativa come ChatGPT e Claude sono imbattibili. Tuttavia, non bisogna sottovalutare il valore di Google e Perplexity come strumenti per raccogliere e organizzare informazioni che possono alimentare il processo creativo. Il segreto sta nell’usare questi strumenti in modo complementare: partire da Google o Perplexity per raccogliere dati concreti e affidarsi a ChatGPT o Claude per dare forma a idee innovative. Perché, alla fine, la creatività nasce proprio dalla capacità di combinare informazioni e prospettive diverse in qualcosa di unico e significativo.
6 - Conclusione
Porre domande è un atto profondamente umano
Porre domande è un atto profondamente umano, capace di creare connessione, scambio e significato. Quando interagiamo con un altro essere umano, le nostre domande non sono mai neutre: orientano il pensiero dell’altro, influenzano il suo stato emotivo e si intrecciano con il contesto fisico e relazionale. È un dialogo, un “passo a due”, in cui chi chiede e chi risponde si influenzano reciprocamente, arricchendo l’interazione.
Con un’AI, invece, la dinamica cambia radicalmente. Le domande determinano un output diretto, modellato dalle regole di programmazione e dai dati di addestramento. Non c’è tono da modulare né relazione da costruire: l’AI risponde senza percepire emozioni, senza giudicare il contesto, senza partecipare davvero alla conversazione. È un processo più simile a un assolo, dove chi domanda orchestra ogni passaggio.
Questa differenza non è un limite, ma un’opportunità per riflettere.
“Che cosa sono dunque?
Una cosa che pensa.
E che cos’è una cosa che pensa?”(Cartesio)
L’intelligenza artificiale non deve sostituire il dialogo umano, sia esso interiore o interpersonale, ma integrarlo, potenziarlo, rendendoci più efficaci e informati. La vera sfida è mantenere viva l’arte del domandare come atto relazionale e significativo, sfruttando al contempo il potere degli strumenti digitali per arricchire il nostro sapere. Dopo tutto, non è solo nelle risposte che troviamo valore, ma anche nell’intenzione, nella curiosità e nella connessione che ogni domanda porta con sé.
L’intelligenza artificiale non deve sostituire il dialogo umano, ma integrarlo, potenziarlo, rendendoci più efficaci e informati.
Fonti
- “Expert Tips on How to Ask AI Questions Strategically” — Atlassian
- “ChatGPT vs. Google: A Comparative Study of Search Performance and User Experience” — ArXiv
- “ChatGPT Search vs Google Search: Head-to-Head Comparison” — DataCamp
- “ChatGPT vs. Google: A Comparative Study of Search Performance and User Experience” — ArXiv
- “ChatGPT Search, Perplexity e Google: quali sono le differenze?” — Codemotion
- “ChatGPT vs. Perplexity vs. Claude: AI Chatbot Tools Compared” — How-To Geek
- “2024 AI Showdown: GPT-4o, Perplexity, Google Gemini, and Claude 3 Compared” — Perplexity
- “Perplexity vs. ChatGPT: Which AI tool is better?” — Zapier
- “Claude vs. ChatGPT: What’s the difference?” — Zapier
- “The Great AI Chatbot Challenge: ChatGPT vs. Gemini vs. Copilot vs. Claude” — Wall Street Journal