Go down

La situazione di incertezza, insicurezza, precarietà e crisi, porta molti di noi a chiedere di essere lasciati in pace, a sfuggire ogni racconto di guerra, anche per non farsi guardare da immagini capaci di colpire i nostri sensi, farci stare male, far emergere domande e dubbi che obbligano a interrogarsi, umanamente, civilmente, politicamente, se è questo il mondo nel quale vogliamo vivere, se e quando saremo in grado di smettere di voltare lo sguardo da un’altra parte per agire.


Anche se la bolla narrativa sulle IA sta scoppiando, sono ancora numerosi i post che celebrano le immagini prodotte con strumenti di IA, spesso usate per promuovere corsi su come crearle, per dimostrare entusiasticamente l’evoluzione della tecnologia e alimentare una tecno-ideologia in forma di cornice all’interno della quale tutto racchiudere.

Le immagini delIe IA sono esteticamente perfette, immaginifiche, capaci di guardarci così come ci guardano tutte le altre immagini, ma stanno generando una iconologia che nulla ha a che fare con quella che racconta la prima metà del secolo corrente. Una iconologia, che a partire dall’attacco terroristico alle torri gemelle di New York, si è arricchita di immagini forti, sconvolgenti, sia esteticamente sia umanamente e politicamente.

"Manca lo sguardo altro, profondo, complesso, il vedere le cose nel loro contesto in modo da agire, all’altezza dei tempi, contribuendo a generare nuovi eventi capaci di cambiare la realtà." Carlo Mazzucchelli, NOSTROVERSO - Praticeh umaniste per resistere al metaverso

Le immagini di questa iconologia da terzo millennio continuano a impressionarmi e inquietarmi, a farmi collegare il passato prossimo a un futuro pieno di promesse ed eventi inquietanti e impressionanti, un futuro fatto di immagini di guerra come quelle che, nonostante l’(auto)censura vigente, emergono dal conformismo e dalla propaganda con cui sono raccontate da media assonnati e servili.

La situazione di incertezza, insicurezza, precarietà e crisi, porta molti di noi a chiedere di essere lasciati in pace, a sfuggire ogni racconto di guerra, anche per non farsi guardare da immagini capaci di colpire i nostri sensi, farci stare male, far emergere domande e dubbi che obbligano a interrogarsi, umanamente, civilmente, politicamente, se è questo il mondo nel quale vogliamo vivere, se e quando saremo in grado di smettere di voltare lo sguardo da un’altra parte per agire.

Questo “bisogno” latente di voler essere lasciati in pace spiega forse perché molti rivolgano preferibilmente il loro sguardo alle immagini create da IA generative, distogliendolo in questo modo da altre immagini che forse potrebbero dare loro strumenti non solo professionali o lavorativi ma anche esistenziali, vitali, umani, utili per riflettere sul fatto che la nostra vita è fatta di sguardi umani, dentro quello che io ho descritto come NOSTROVERSO.

Un’immagine generata da una IA non ci coinvolge e non ci (ri)chiama all’azione come lo fa il volto di un altro. Come scriveva il filosofo francese Emanuel Levinas, ispiratore del mio libro Oltrepassare – Intrecci di parole tra etica e tecnologia, il volto dell’altro, il suo sguardo, pretende da noi una risposta etica.

Una risposta oggi assente, che evidenzia quanti volti si tenda oggi a nascondere, è diventata una necessità. E rispetto a ciò a cui stiamo tutti assistendo la risposta non può che essere eticamente indignata, critica, consapevole, capace di (cor)rompere le cornici visive e discorsive (narrative) in cui siamo intrappolati, per assumerci le nostre responsabilità, rimanendo o “(ri)diventando” umani.

Se facessimo la scelta di uno sguardo diverso potremmo forse svegliarci dal sonno nel quale siamo sprofondati

StultiferaBiblio

Carlo Mazzucchelli

Carlo Mazzucchelli / ⛵⛵ Leggo, scrivo, viaggio, dialogo e mi ritengo fortunato nel poterlo fare – STULTIFERANAVIS Co-founder

c.mazzucchelli@libero.it http://www.solotablet.it