La tecnoconsapevolezza che ci manca

La tecnologia è elemento paradigmatico di tante tendenze emergenti che sembrano indicare grandi cambiamenti all’orizzonte, molti impensabili e dei quali non siamo in grado di percepire la profondità e la carica dirompente. Veri e propri Tsunami futuri emergenti in via di formazione, come la crisi del sistema capitalista neoliberista attuale e quella ambientale. Nonostante la globalizzazione tecnologica renda tutti interconnessi e tutto correlabile, comprendere il mondo che si sta profilando all’orizzonte è diventata una missione complicata, forse impossibile, ma anche una nuova urgenza, una necessità.

Benedetta la benevola AGI: La favola del Re programmatore

𝐈𝐦𝐦𝐚𝐠𝐢𝐧𝐚𝐭𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨. Ti svegli e il mondo è finalmente cresciuto. Niente politici, niente corruzione, niente guerre. Un'intelligenza artificiale serena e onnisciente governa il nostro pianeta con incorruttibile chiarezza. L'assistenza sanitaria è impeccabile, l'allocazione delle risorse istantanea, il crimine previsto fuori dall'esistenza. Ogni obiettivo climatico è stato raggiunto prima del previsto. Le città ronzano in perfetto equilibrio; Il traffico scorre come la poesia, i bisogni dei cittadini vengono soddisfatti prima ancora che espressi.

Benedetta la benevola AGI: la favola del re programmatore

Immaginate questo. Ti svegli e il mondo è finalmente cresciuto. Niente politici, niente corruzione, niente guerre. Un'intelligenza artificiale serena e onnisciente governa il nostro pianeta con incorruttibile chiarezza. L'assistenza sanitaria è impeccabile, l'allocazione delle risorse istantanea, il crimine previsto fuori dall'esistenza. Ogni obiettivo climatico è stato raggiunto prima del previsto. Le città ronzano in perfetto equilibrio; Il traffico scorre come la poesia, i bisogni dei cittadini vengono soddisfatti prima ancora che espressi.

La tecnologia che annoia, disturba e tradisce!

Capita a tutti, perchè tutti sono coinvolti nel grande gioco del consumismo quotidiano, nel quale si confrontano giocatori sempre più attrezzati tecnologicamente e aggressivi. E' un gioco praticato per accaparrarsi ogni budget disponibile e nel quale ogni trucco e mezzo è utilizzabile pur di arrivare all'obiettivo commerciale predefinito. Il mezzo tecnologico oggi più usato è quello dei Call Center, spesso automatizzati e robotizzati con addetti alla vendita in forma di algoritmi capaci di sfornare centinaia di Robo-chiamate quotidiane. La pervasività della tecnologia nella vita quotidiana di ognuno non è causale ma legato anche all'idea che della tecnologia tutti si sono fatti. Una tecnologia capace di risolvere problemi e di semplificare la vita di ognuno con le sue soluzioni, applicazioni e dispositivi.

Sta nascendo un inconscio digitale?

La pervasività dello smartphone e il suo essere diventato protesi tecnica, esattamente come lo è stata la mano nel passaggio dell'essere umano alla posizione eretta, sta creando una nuova realtà fatta di interconnettività, trasparenza, nuovi linguaggi e nuove forme di civiltà. Cambia anche la percezione della realtà e quella di se stessi. Il primo risultato ottenuto dai social network è la sparizione della privacy e con essa dell'intimità individuale. Un'identità postata online e raccontata attraverso un profilo digitale è una identità violata, invasa e il cui spazio di autonomia si è notevolmente ridotto. A determinare la nuova realtà è il tempo passato a interagire con il dispositivo tecnologico e le sue APP. Un tempo lungo e prevalentemente relazionale, dedicato all'interazione con entità all'esterno di noi stessi. Un tempo usato per esternalizzare pensieri che una volta eravamo abituati a tenerci dentro e a rielaborare con tempi e modi molto diversi a quelli tecnologici dei social network.

La profezia di Illich: convivialità vs tecnocrazia nell'era dell'AI

Nel 1973, quando il mondo ancora credeva ciecamente nel progresso tecnologico come panacea universale, un ex-sacerdote di origine austriaca pubblicava un libro che oggi suona come una profezia inquietante. Ivan Illich, nato nel 1926 e figura controversa che rinunciò ai titoli ecclesiastici senza mai diventare completamente laico, ci consegnava con "La convivialità. Una proposta libertaria per una politica di limiti allo sviluppo" una chiave di lettura del nostro presente che fa tremare le certezze.

La tecnologia affascina. Più affascinante è la questione del nostro destino

L'abuso di qualunque tecnologia diventa dannoso. Chiaramente un incidente d’auto a 100 km/h avrà conseguenze più gravi che a 30 km/h. L’introduzione di ogni nuova tecnologia ha sempre suscitato profezie di sventure, da parte di alcuni: anni fa si discuteva della questione della dipendenza dalla televisione, oggi di quella da cellulare. Intendo dire: discussioni simili esistevano già prima della diffusione dei dispositivi informatici. Immaginiamo un musicofilo che stia sempre chiuso nel suo studio ad ascoltare melodrammi: lo stimolo culturale a cui si espone sarà certamente migliore di quello accessibile compulsando ossessivamente un telefono cellulare ma i suoi rapporti umani e il rapporto con la realtà saranno comunque patologici. Alla fine abbiamo due problemi non uno: quello delle relazioni umane surrogate e quello dei contenuti. E il problema del mezzo viene dopo questi.

Voglia di analogico

Tutti o quasi posseggono uno smartphone. Nessuno riesce più a immaginare di rimanere senza Wi-Fi e di essere disconnesso. Molti hanno account Facebook, Instagram e WhatsApp e non hanno alcuna intenzione di distaccarsene. Le indagini di mercato evidenziano però un crescente bisogno di analogico, associato a un fastidio emergente che porta a un diverso rapporto con la tecnologia. Negli ultimi tempi le librerie e gli store online si stanno riempiendo di libri che evidenziano gli effetti della tecnologia sulla vita delle persone mettendo in guardia da un uso acritico dei suoi prodotti.

Smartphone: una slot machine mobile, miniaturizzata e sempre a portata di mano

Lo smartphone è assimilabile alla slot machine, una similitudine non nuova ma sempre più verificabile nelle pratiche quotidiane. Per usare lo smartphone-machine non serve andare a Las Vegas, al Casinò di Venezia o nel bar sotto casa. E' sempre a portata di mano, sempre attivo e sempre pronto a regalare le stesse sensazioni che si provano con la slot machine. Le sue APP creano dipendenza e sono sempre pronte a trarre vantaggio dalle debolezze umane per catturare attenzione, tempo e risorse.

Entrare in relazione

Il nostro essere analogici ci aiuta ad entrare in relazione con gli altri, ad accettare l’estraneo sulla soglia, rifiutando e combattendo le logiche di esclusione populiste e sovraniste che mirano ad erigere muri e barriere dividendo popoli, lingue e culture. Aprirsi all’altro, rinunciando a percepirlo come estraneo o nemico, è una battaglia di civiltà, umanista e umanitaria, un modo per mettersi in discussione in un mondo digitale dominato, nelle sue narrazioni e comportamenti social, dalla paura e dall’ostilità verso chi è percepito come diverso, estraneo o nemico.  L’entrare in relazione è una battaglia coraggiosa per una identità contaminata, multipla, plurale, mossa dalla curiosità nei confronti dell’Altro, aperta alla sua alterità, estraneità e diversità.

L’illusione di sfuggire alla sorveglianza tecnologica

Nel 2002 per il filosofo, scrittore e urbanista Paul Virilio la sorveglianza era “ciò che sta arrivando" (“ce que arrive”), un incidente del futuro destinato a produrre effetti importanti e a suggerire una migliore messa a fuoco del fenomeno (Privacy, un tema sempre all'ordine del giorno), per comprenderlo più che per reprimerlo, una possibilità quest'ultima tanto illusoria quanto diventata ormai remota, se non impossibile.

Una domenica di luglio - Letture varie preparando le valigie per partire, per andare lontano, anche dal digitale

A essere sincero, quando sono lontano dal mio bosco, tutto mi appare irreale. Lo è perché mi lascio intrappolare dalla navigazione online e/o dalla lettura degli inserti domenicali come Robinson e La Lettura. Un tempo la lettura poteva rasserenarmi, invogliarmi a leggere ancora di più. Oggi prevale la noia o l’arrabbiatura, tante sono le stronzate a cui si va incontro, per colpa del semplice bisogno di coltivare conoscenze e conoscenza. Meglio forse tornare a “zappare”!   Poi ci sono le eccezioni, capaci di suscitare interesse e attenzione, su cui provo a fare una semplice riflessione.

Privacy l'è morta? Resistere alla sorveglianza è ancora possibile!

Per molti la privacy è morta e non esiste speranza che la si possa risuscitare. La pervasività della tecnologia è tale da rendere impossibile sfuggire all'apparato di sorveglianza che un'infinità di apparecchiature, software, algoritmi, oggetti intelligenti e piattaforme ormai sono in grado di esercitare, sempre e ovunque, online come offline. Il Web non è più quello di una volta ma un luogo dove si vendono dati e informazioni e dove chi lo frequenta è diventato la vera merce da scambiare, archiviare, analizzare e consumare.

Dal Golem ad AlphaGo

Cè un’intera corrente di pensiero – grosso modo ispirata ai modelli computazionali della mente - la quale ritiene che, sì, è possibile che robot e computer possano avere una mente per la buona ragione che la mente non è vincolata al supporto materiale: sia un’anima che un software per computer hanno un rapporto accidentale con il corpo in cui si trovano. E ciò stabilisce una singolarissima alleanza fra i vecchi dualisti che credono nell’esistenza dell’anima immateriale e i contemporanei cognitivisti che pensano che la mente sia un software per computer.

Ridare un senso alle parole

Un testo tratto dal mio ultimo libro 𝐍𝐎𝐒𝐓𝐑𝐎𝐕𝐄𝐑𝐒𝐎 -𝐏𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐌𝐞𝐭𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨. - Nella società delle piattaforme il linguaggio, semplificato e mummificato dentro concetti, memi e acronimi (spesso in lingua inglese), sembra servire principalmente a fare la cronaca delle nostre vite, istante dopo istante, a navigare la nostra epoca fatta di applicazioni social, di profili digitali parlanti, le cui identità poco rispecchiano il vissuto reale delle persone che li hanno creati. A parole tutti siamo alla ricerca di felicità e gratificazioni, nella realtà percepiamo di essere intrappolati negli automatismi di macchine, lineari nei loro funzionamenti, “equivoche” nelle loro intenzioni e nei loro obiettivi, alle quali abbiamo dato una delega di responsabilità in bianco. Per questo incapaci di soddisfare i reali bisogni che caratterizzano la vita reale, di noi che ancora siamo umani.

L’IA e le prospettive di un nuovo umanesimo (ateo?)

Ben più di un secolo fa Nietzsche iniziò ad affermare che Dio è morto perché era solo una menzogna consolatrice[1]: gli uomini - spiegava - hanno messo sopra al volto della realtà una maschera, ovvero Dio, con una funzione oltremondana che vorrebbe essere consolatrice della realtà della vita quotidiana poiché questa realtà è talmente brutta da non poter essere osservata e vissuta serenamente. Ma adesso Lui - proseguiva - è stato smascherato e quindi non c’è più, è semplicemente scomparso.

I filosofi devono affiancare ed aiutare i giovani a liberarsi dell’universo luccicante delle merci.

Sul piano del potere, si continuano a utilizzare termini propri della modernità come ‘cittadini, ‘opinione pubblica’, ‘intellettuali’, ma sono contenitori che esprimono ormai concetti diversi da quelli originari. Lo sviluppo dell’industrializzazione e della mondializzazione economica, la prevalenza del potere extra-nazionale e l’alleanza tra scienza, tecnica ed economia fanno sì che gli individui si sentano impotenti rispetto a decisioni che vengono prese altrove e cerchino il senso della propria vita nello spazio personale (il cibo, il ballo etc..) Il controllo sociale viene realizzato non attraverso la coartazione, ma attraverso la seduzione attuata dal mercato dei media.